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Spiritualità e dialogo in nome di Padovese

Simone Esposito
28 febbraio 2011
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Spiritualità e dialogo in nome di Padovese
Il compianto mons. Luigi Padovese, al quale verrà intitolata una cattedra della Pontificia Università Antonianum.

Venerdì e sabato prossimi (4 e 5 marzo) la Pontificia Università Antonianum renderà omaggio a uno dei suoi docenti: mons. Luigi Padovese, il vicario apostolico d'Anatolia ucciso il 3 giugno 2010 a Iskenderun. Roma ospiterà una due giorni di studio che, nelle intenzioni del vescovo scomparso, avrebbe dovuto svolgersi in Turchia. A Padovese verrà dedicata una Cattedra per gli studi di Spiritualità e Dialogo interreligioso.


(Roma) – «Quella mattina ci arrivò un suo messaggio via e-mail: “Vi aspetto”. Era tutto pronto, e invece…». E invece, quella mattina, monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, avrebbe trovato la morte. Una morte terribile, violenta, per mano di una persona a lui nota, ma purtroppo disturbata e fanatica.

Tra i tanti impegni pastorali e di studio spezzati dal martirio, quel 3 giugno del 2010, c’era anche quello del primo Simposio dell’Anatolia Cilicia e Cappadocia cristiane, che si sarebbe dovuto tenere a Iskenderun soltanto venti giorni più tardi. È a questo che si riferiva quel «Vi aspetto» indirizzato prima di morire da monsignor Padovese a molti suoi amici, tra i quali fra Paolo Martinelli. Cappuccino come il suo grande amico vescovo, suo successore come preside dell’Istituto francescano di spiritualità presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, fra Martinelli ha voluto fortemente che l’ultimo progetto di Padovese non andasse perduto.

Proprio per questo il 4 e 5 marzo prossimi l’Antonianum ospiterà quello stesso simposio, così come era stato organizzato dal vicario d’Anatolia. E non solo: il Simposio sarà l’occasione per intitolare a Padovese una cattedra di Spiritualità e Dialogo interreligioso.

«Dopo la notizia della sua morte, all’Antonianum ci siamo chiesti cosa fare per recuperare la memoria e il lavoro di monsignor Padovese come studioso e come pastore», ci racconta fra Martinelli. «Il simposio era alle porte ma era evidente che non si sarebbe potuto svolgere. Allora, dopo l’estate, i docenti, specialmente quelli dell’Istituto di spiritualità, hanno cominciato a immaginare delle iniziative concrete. Ecco così che è nata l’idea della cattedra, che è piaciuta subito: abbiamo raccolto immediatamente il consenso delle istituzioni universitarie, dal Consiglio di Facoltà al Senato accademico».

I due temi scelti per dare «contenuto» a questa idea sono stati la spiritualità e il dialogo interreligioso: «L’intenzione – spiega Martinelli – è quella di unire il cuore del lavoro di docenza di Padovese, che per diciassette anni è stato preside del nostro Istituto, insegnando Storia della spiritualità e Patristica, e la cifra del suo servizio di vescovo». Concretamente, quali saranno gli indirizzi di ricerca della cattedra? «Le linee-guida del progetto saranno quattro. La prima è la ricerca di Dio come elemento essenziale e punto di incontro tra le fedi: questo doveva essere il tema del corso, già confermato, che Padovese avrebbe dovuto tenere quest’anno in Facoltà. La seconda è la qualificazione specifica dentro il cristianesimo di questa comune ricerca: scriveva l’allora cardinal Ratzinger che “il rapporto tra le fedi è una necessità interna della fede cristiana”. Il terzo filone di studio sarà quello riguardante le esperienze di convivenza e di dialogo, sia in ottica storica che nell’attualità. Infine, l’approfondimento della storia cristiana del Medio Oriente e in particolare della presenza francescana. In più, come ci ha fatto notare il ministro generale dell’Ordine dei Frati minori, l’istituzione di questa cattedra arriva a 25 anni dallo “spirito di Assisi”: è veramente un bel segno».

L’approvazione ufficiale della cattedra è arrivata nel gennaio scorso, e quindi al momento il livello organizzativo è ancora in via di definizione. La titolarità della cattedra è stata assegnata ad interim al preside pro tempore dell’Istituto, in stretta collaborazione con il decano della Facoltà di Teologia, «ma in futuro sarà più strutturata», assicura Martinelli. Nel frattempo, però, si comincia con l’attività accademica: il debutto è immediato, con la celebrazione del convegno progettato da Padovese. «Con il Simposio dell’Anatolia – racconta il preside – monsignor Luigi intendeva riprendere la tradizione dei Simposi paolini che andavano avanti in Turchia fin dal 1989. Terminato l’anno paolino, s’era considerato concluso questo ciclo, e allora il vescovo aveva deciso di ripartire con uno specifico centramento sulla regione di cui era pastore». Esattamente nove mesi dopo, si riparte dallo stesso punto: «Il programma dell’incontro di questa settimana è identico: abbiamo voluto conservare integralmente il lavoro che Padovese aveva già fatto e che solo la morte gli ha impedito di portare a compimento».

Oltre alle massime autorità accademiche e degli Ordini dei Minori e dei Cappuccini, alla cerimonia di inaugurazione della cattedra interverranno anche il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, e il Custode di Terra Santa fra Pierbattista Pizzaballa. Al Simposio vero e proprio sono ben venti gli interventi in programma: Martinelli ci conferma che «tutti i relatori coinvolti lo scorso anno hanno accettato di partecipare al Simposio di Roma. Questa è l’unica differenza: la sede del convegno, che avrebbe dovuto essere la Turchia». E il futuro del Simposio, quale sarà? Partirà un nuovo ciclo? «Non lo sappiamo ancora, sarà la cattedra a dover decidere. Sicuramente però questa sarà solo la prima di tante iniziative».

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