Anna Tozzi Di Marco ha vissuto dal 1998 al 2006 a stretto contatto con la millenaria Città dei morti del Cairo, nata pochi lustri dopo la morte di Maometto e sviluppatasi lungo i secoli, oggi divisa in diciassette quartieri e quasi «disciolta» tra i normali edifici abitativi. Da quell'esperienza nasce "Egitto inedito": un racconto di viaggio dalle molteplici suggestioni e sfaccettature.
Non un cielo plumbeo, non le mute lapidi e un cancello di ferro battuto che separa il mondo dei vivi da quello dei morti: il contrario del tetro e silente, talvolta romantico mondo dei defunti occidentali, è la necropoli del Cairo, dove i potenti turabi, metà becchini e metà guardiani, regolano l’incontro tra chi vive e chi non è più, tra chi è sepolto e i molti che conducono un’esistenza ordinaria utilizzando le strutture funerarie come autentiche abitazioni.
Anna Tozzi Di Marco ha vissuto un lasso di tempo cospicuo, dal 1998 al 2006, a stretto contatto con la millenaria Città dei morti del Cairo, nata pochi lustri dopo la morte di Maometto e sviluppatasi lungo i secoli, oggi divisa in diciassette quartieri e quasi «disciolta» tra i normali edifici abitativi, ben al di là delle comuni regole dell’urbanistica. Il risultato è Egitto inedito, edito da Ananke: un racconto di viaggio dalle molteplici suggestioni e sfaccettature, opera di un calamo flâneur che sostituisce alla Parigi di Baudelaire il sottobosco cairota con il suo disordine e il suo rumore, la sua vitalità, il suo variopinto patrimonio umano e il suo sentire religioso un poco folk ed eterodosso. Prima che l’islamismo radicale, monocromo, che anche in terra egiziana conta sempre più simpatizzanti, riesca ad uniformare gli usi e i costumi di questa affascinante periferia o, soprattutto, prima che qualche piano regolatore particolarmente invasivo intervenga massicciamente sullo scenario presente eliminando le maggiori incongruenze (il che, si presuppone, restituirebbe innanzitutto la città dei morti ai legittimi e trapassati residenti), il lettore può cogliere l’invito dell’Autrice e concedersi di camminare senza meta e a mente sgombra col solo scopo di assaporare con la dovuta lentezza e uno stupore privo di preconcetti la realtà della necropoli in tutti i suoi particolari (in ciò consiste la flânerie) in un Egitto certamente poco battuto dai consueti itinerari turistici.
Ma ben lungi dall’essere una semplice «guida» per visitatori occasionali, Egitto inedito è innanzitutto opera di una studiosa ben attenta a porre in paragone stretto le radici culturali e storiche della necropoli con l’attuale tessuto sociale. E così il libro si articola in quattro sezioni, rispettivamente dedicate al rapporto tra la città dei morti del Cairo e la produzione artistica, soprattutto letteraria, occidentale ed araba, all’evoluzione urbanistica, ai tratti più caratteristici della religiosità mediamente diffusa in loco ed infine alla proposta turistica vera e propria, che pare rivelarsi, negli intenti della autrice, come una sorta di apertura incondizionata verso le categorie esistenziali altrui in un luogo, la tomba, capace per definizione di attrarre in simboli, credenze e vissuti diversi la povertà e la ricchezza dell’uomo. Forse al Cairo più che altrove.