Queste righe sono l’Introduzione al Dossier di 16 pagine pubblicato nella versione su carta del bimestrale Terrasanta.
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Nelle occasioni più difficili della vita, lo sguardo viene rivolto al cielo, alla ricerca di un aiuto soprannaturale. Il Salmista prega: «Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra» (Sal 120,1). Questa preghiera esprime in sintesi tutti gli aspetti religiosi legati alla montagna, partendo dall’esperienza umana più semplice, che pone Dio in alto, sopra i monti, nel cielo.
La montagna rappresenta un passo verso il cielo, cioè un passo verso Dio. Il monte in questo caso è visto come elemento che unisce la terra al cielo, dove risiede la divinità. Ebbene, la Bibbia riprende e codifica l’esperienza umana e la trasforma in preghiera, mediante l’uso di generi letterari sperimentati dall’uomo prima ancora della rivelazione biblica.
La presenza divina è pensata «in alto» rispetto al piano dell’esperienza umana: Dio sta nei cieli, perché il cielo è infinito e non si può misurare. L’infinito, è una misura del divino, espressa in modo semplice ma efficace dalle parole dal credente.
Il cristiano infatti prega, come Cristo ha insegnato: «Padre nostro, che sei nei cieli» (Mt 6,9).
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