Si celebra oggi 27 gennaio, e non solo in Italia, la Giornata internazionale della memoria della Shoah. Benché in Israele la celebrazione avvenga in altra data, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha voluto dedicare al tema un suo discorso davanti al Parlamento, nel quale ha lanciato un nuovo allarme sull'Iran.
(Milano/g.s.) – Si celebra oggi 27 gennaio, e non solo in Italia, la Giornata internazionale della memoria della Shoah. Benché in Israele la celebrazione avvenga in un’altra data, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha voluto dedicare al tema un suo discorso davanti al Parlamento nel corso di una speciale cerimonia.
Un intervento che si apre con la domanda: «Le lezioni dell’Olocausto sono state apprese?». La risposta, dice il premier israeliano, è «sì» per quanto riguarda gli ebrei e «no» per quanto riguarda gli altri.
I primi sanno bene che all’avvento del nazismo c’erano nel mondo 18 milioni di ebrei, mentre al termine della seconda guerra mondiale ne restavano 11. Senza quei milioni di morti, e considerando un ritmo di crescita fisiologico, oggi gli ebrei sul pianeta sarebbero 30 milioni, mentre sono meno della metà: 13 milioni e mezzo.
E il solo luogo, osserva Netanyahu, in cui gli ebrei si sottraggono alle insidie della perdita di identità e dell’assimilazione è lo Stato di Israele, dove il loro numero continua a crescere.
Il mondo invece, dice il primo ministro, non ha appreso le lezioni della Shoah, se è vero che si registrano nuove ondate di antisemitismo e che esse in un luogo preciso della Terra, l’Iran, assumono anche una veste istituzionale, espresse come sono dal regime degli ayatollah.
Non da oggi Netanyahu evoca l’Iran come il nemico pubblico numero uno per Israele. Ancora una volta l’uomo politico auspica che il mondo si scuota, e adotti espressioni e azioni decisive.
E qui il primo ministro evoca un ricordo personale risalente al periodo (1984-1988) in cui rappresentava Israele presso le Nazioni Unite a New York e ottenne di poter accedere a documenti d’archivio relativi al periodo della seconda guerra mondiale. Documenti che, dice, dimostrano come almeno 18 Paesi alleati, già nel 1943, fossero informati dell’esistenza dei campi di sterminio. Eppure, concentrati sull’obbiettivo di sconfiggere la Germania nazista, evitarono di intraprendere qualunque azione militare contro i campi o le linee ferroviarie che li collegavano al resto d’Europa, anche se interventi simili non avrebbero richiesto particolari sforzi.
Anche oggi, conclude Netanyahu riferendosi alla posizione del governo iraniano rispetto a Israele, «tutti sono consapevoli (della minaccia). Sanno, ascoltano, osservano, scattano fotografie. Non c’è bisogno di chissà quale servizio di intelligence, basta accendere un televisore, sentire le notizie, leggere i giornali. Agiranno? Prenderanno posizione? Attaccheranno? Condanneranno?».