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Israele, illegittima la segregazione delle donne sui bus

Terrasanta.net
17 gennaio 2011
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Israele, illegittima la segregazione delle donne sui bus
Due ragazze israeliane, vestite secondo i canoni ortodossi, alla fermata dell'autobus.

La Corte suprema israeliana, il 6 gennaio scorso, ha dichiarato che illegale la «discriminazione di genere», attuata su alcuni autobus di linea che collegano diverse città israelian. Non si potrà più imporre ai passeggeri di occupare alcuni posti e non altri in base al loro sesso. La consuetudine era sgradita a gran parte dell'opinione pubblica.


(Milano/c.g.) – La Corte suprema israeliana, il 6 gennaio scorso, ha dichiarato che la «discriminazione di genere», attuata su alcuni autobus di linea che collegano diverse città israeliane, è illegale e non può così essere imposta ai passeggeri. Dagli anni Novanta infatti, sulle linee della Egged (una grande compagnia di autobus che serve circa la metà del trasporto pubblico del Paese) si è istaurata la consuetudine di una rigorosa divisione «di genere» nell’assegnazione dei posti a sedere.

Su queste linee di trasporto (che sarebbero oggi circa una cinquantina), definite popolarmente «kosher-bus», infatti, uomini e donne sono rigorosamente divisi: gli uomini si siedono nelle prime file, mentre alle donne sono lasciati i posti in fondo all’automezzo. Le donne entrano dalla porta posteriore mentre gli uomini dalla porta anteriore. Infine, in alcuni casi, alle donne è richiesto di vestirsi con gambe e braccia coperte. Questo trattamento, considerato discriminatorio da gran parte dell’opinione pubblica, è stato ultimamente al centro di una campagna legale del Centro di azione religiosa israeliano (Irac), ente giuridico espressione dell’ebraismo riformista, contro il ministero dei Trasporti e due linee di autobus. L’azione legale è partita nel 2001 ed è continuata negli anni successivi.

Secondo l’Irac, diverse donne sono state attaccate verbalmente e psicologicamente e in alcuni casi impedite di salire a bordo perché inosservanti rispetto alla consuetudine di abbigliamento e alle regole di sistemazione sull’autobus. Proprio questa campagna legale di Irac ha avuto come frutto la recente sentenza della Corte Suprema la quale ha sancito che «a nessun operatore del trasporto pubblico (come a nessuna persona) è consentito ordinare o indicare alle donne dove sedersi o come vestirsi. Le donne hanno diritto di sedersi ovunque vogliano, sull’autobus».

Secondo Anat Hoffman, direttore esecutivo di Irac, la decisione della Corte suprema è una «grande vittoria». «È fantastico il fatto che la Corte suprema abbia definito la segregazione sugli autobus in disaccordo con i valori democratici di uguaglianza tra uomini e donne». La Hoffman stessa in questi anni è stata protagonista di dozzine di viaggi sugli autobus kosher, per rivendicare la libertà di sedersi in qualsiasi posto e opporsi alla segregazione. «Una volta un gruppo di uomini mi ha urlato contro, radunandosi poi per portarmi fuori dall’autobus – racconta la Hoffman -. Pur essendo felici della decisione della Corte, ci dispiace solo che si continui a permettere che la porta posteriore dell’autobus rimanga aperta. Questo facilita l’auto-segregazione delle donne ortodosse che volontariamente andranno a sedersi in fondo all’autobus. Ma speriamo che con il tempo si arrivi a tenere aperta la sola porta anteriore, come ingresso comune per uomini e donne». Irac ha recentemente pubblicato un rapporto che denuncia diversi ambiti di segregazione di genere presenti in Israele, discriminazione condizionata da una impostazione religiosa ortodossa.

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