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Dove il gallo cantò

Alberto J. Pari
25 gennaio 2011
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Dove il gallo cantò
La chiesa di San Pietro in Gallicantu, abbarbicata sulle pendici orientali del Monte Sion, a Gerusalemme (foto S. Lee).

Alla scoperta della chiesa di San Pietro in Gallicantu, a Gerusalemme, da cui si gode una vista unica sulla città di Davide e il Monte degli Ulivi.


Chi è stato in Terra Santa, con grande probabilità avrà avuto modo di visitare uno dei santuari della città della pace, un luogo particolare che raccoglie in sé diversi segni del passaggio di Cristo e offre un’occasione unica per rivivere momenti intensi della sua presenza a Gerusalemme.

Dal passaggio del testo evangelico che descrive un particolare momento di sofferenza e tradimento durante la passione di Gesù, prende il nome la chiesa di San Pietro in Gallicantu (Mc 14,53-54.66-72). Si tratta di una chiesa cattolica costruita nel 1931 sul versante orientale del monte Sion a Gerusalemme. La chiesa domina il pendio orientale del monte e sorge su una chiesa bizantina, di cui ci rimangono alcuni frammenti di mosaici, poi sostituita da un altro edificio sacro nel secolo XII.

Da una terrazza adiacente alla chiesa si gode una bellissima vista sulla Città di Davide e i gruppi di pellegrini con le loro guide approfittano di questo punto privilegiato per osservare e comprendere meglio alcuni dettagli della complicata geografia della città antica sul pendio sottostante, cercando di immaginare come potesse essere al tempo di Gesù.

Il sito è stato venerato nel passato da alcuni cristiani come la casa del sommo sacerdote Caifa, in cui Gesù venne portato dopo il suo arresto e dove Pietro lo rinnegò. È probabile però che la casa del sacerdote si trovasse in un’altra posizione sulla sommità della collina. Ci sono controverse opinioni di archeologi e storici; tuttavia il luogo è stato venerato dai cristiani dei primi secoli per commemorare l’evento drammatico legato a san Pietro.

A metà del V secolo fu costruito un monastero bizantino, di cui sono stati ritrovati i resti e che fu distrutto in seguito alle invasioni arabe, dedicato al pentimento di san Pietro e non al suo tradimento. La cappella del monastero fu ricostruita dai crociati che le attribuirono il nome attuale: in latino galli cantus significa «il canto del gallo». Sul tetto della chiesa attuale, infatti, c’è un gallo dorato che sormonta la croce che decora la cupola principale; accanto alla chiesa vi è anche una scultura bronzea che rappresenta la scena di Pietro con i soldati e i servi attorno al fuoco (una simbolica fiamma alimentata a gas è sempre accesa, rendendo il gruppo scultoreo una creazione dinamica ed interessante).

Il luogo santo meta di pellegrinaggi è curato dai padri assunzionisti, i quali hanno compiuto anche lavori di ricerca archeologica sul sito, portando alla luce le parti del quartiere erodiano e romano racchiuse nella loro proprietà. Nella cripta della chiesa si può visitare un complesso di grotte che facevano parte di abitazioni del I secolo. In epoca bizantina sul luogo vi era una chiesa dedicata alle lacrime di pentimento versate da Pietro dopo il suo tradimento. Furono rinvenuti resti di mosaici appartenenti alla chiesa e all’annesso monastero. Nel sec. XII vi sorgeva una chiesa denominata San Pietro in Gallicantu, nome che si è deciso di conservare fino ai giorni nostri. Nei dintorni della chiesa sono state rinvenute ceramiche, grotte, macine e soprattutto una lunga scalinata di epoca romana che dal quartiere alto scendeva alla città bassa, verso la Valle del Cedron. La scalinata esisteva già all’epoca di Cristo; è bello pertanto pensare che su di essa sia passato Gesù in compagnia degli apostoli, la sera del giovedì santo, dopo l’ultima cena avvenuta in una abitazione del monte Sion (Cenacolo), quando scese verso l’orto del Getsemani.

La chiesa è moderna e decorata sobriamente, lo stile è gradevole e semplice, colpisce maggiormente la bellezza della cripta, dove vi è anche una piccola cappella per l’adorazione eucaristica. Le strutture portanti della chiesa superiore formano delle arcate decorative molto suggestive e sul fondo della cripta si possono vedere le rocce naturali della parete del monte nella quale è scavata e i mosaici del pavimento bizantino. Tre icone di stile ortodosso costituiscono il tesoro spirituale del santuario e rappresentano tre momenti fondamentali per la vocazione di san Pietro: il tradimento, il pentimento e la missione di capo della Chiesa affidatagli da Cristo risorto sul lago di Tiberiade. Due sono poste ai lati del presbiterio, a sinistra la scena del tradimento e a destra quella del perdono offerto da Gesù, l’icona principale è posta nell’abside e rappresenta S. Pietro che piange amaramente accovacciato in una grotta nera e priva di luce, è l’immagine dello sconfortato, avvolto dal buio della fede che non conosce luce. Si è voluto valorizzare e ricordare la scena che ha dato il nome al primo luogo santo in epoca bizantina che sorgeva a memoria del pentimento di Pietro piuttosto che del suo tradimento. La disposizione delle icone propone un itinerario teologico e un messaggio profondissimo, che ad ogni fedele dà coraggio e speranza: la certezza del perdono che ridona vita, dopo l’esperienza del peccato e dell’errore. L’amarezza del pentimento trova luce e pace nel perdono di Dio che per tre volte chiede se lo amiamo dopo che con Pietro è stato tre volte rinnegato.



Gli assunzionisti a Gerusalemme

La Congregazione degli Agostiniani dell’Assunzione, è stata fondata nel 1850 a Nîmes, nel sud della Francia, da padre Emanuele d’Alzon che voleva una famiglia religiosa moderna e al tempo stesso radicata nella Tradizione, vale a dire sensibile alle grandi cause di Dio e dell’uomo. Gli Agostiniani dell’Assunzione, d’origine francese, sono presenti in tutti i continenti. Discepoli di sant’Agostino e fedeli alla sua Regola condividono nella vita comune, fede, preghiera ed apostolato.

Le attività della congregazione vanno dalla ricerca teologica, agli studi specializzati, alla missione nei Paesi meno sviluppati del mondo, con una scelta preferenziale per il dialogo con le Chiese orientali e l’impegno ecumenico, e per l’annuncio del messaggio cristiano attraverso l’azione sociale ed i grandi mezzi di comunicazione di massa. In quest’ultimo settore, gli assunzionisti hanno creato la Casa editrice francese Bayard Presse e a tutt’oggi continuano ad occuparsi del suo sviluppo. Per questo motivo i padri Assunzionisti sono presenti anche in Terra Santa. Nel 1882 essi hanno dato un nuovo impulso alla pratica dei pellegrinaggi che erano divenuti desueti a causa di svariati problemi legati alla storia e alla realtà del Medio Oriente. Il primo pellegrinaggio da loro organizzato fu una realizzazione insperata, contando più di mille pellegrini. Gli anni successivi, nonostante le problematiche politiche o economiche, i pellegrinaggi in Terra Santa si moltiplicarono sempre di più.

Per rispondere a diverse esigenze dei pellegrini, soprattutto di alloggio, gli assunzionisti pensarono ad una struttura con la capacità di accogliere grandi folle di pellegrini; cosi nacque Notre Dame de France (oggi Notre Dame de Jerusalem) inaugurata nel 1904, con più di 400 stanze. In seguito, gli assunzionisti si installarono anche nell’attuale santuario di San Pietro in Gallicantu. Nel 1972, la congregazione assunzionista rinunciò a Notre Dame de Jerusalem, cedendolo alla Santa Sede e permanendo al santuario. Anche se la presenza sul posto dei religiosi è diminuita, gli assunzionisti non cessano di accompagnare i pellegrini «sulle tracce di Cristo».

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