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Il Caritas Baby Hospital, unico ospedale pediatrico dei Territori Palestinesi, ha inaugurato nuovi importanti ambulatori. E in Italia, per sostenerlo, sono nati gli «Angeli di Betlemme».

Betlemme, «angeli» in corsia

Carlo Giorgi
25 gennaio 2011
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Betlemme, «angeli» in corsia
Il corpo centrale del Caritas Baby Hospital di Betlemme.

Cresce il Caritas Baby Hospital, l’ospedale dei bambini di Betlemme. E, provvidenzialmente, si rafforza anche la rete degli enti che ne sostengono l’attività.

Il Caritas Baby Hospital è l’unico ospedale pediatrico dei Territori Palestinesi. Fondato trentasei anni fa a Betlemme, su un terreno messo a disposizione dalla Custodia di Terra Santa, svolge la sua attività grazie a piccole e grandi donazioni che arrivano da molti Paesi del mondo. Per quanto sia una struttura moderna ed efficiente (14 medici e oltre 80 posti letto), l’ospedale non riesce però a rispondere a tutte le richieste sanitarie dei bambini palestinesi. Per questo, il 18 dicembre scorso è stata una giornata importante per il Caritas Baby Hospital: mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, mons. Antonio Franco, nunzio apostolico per Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e Palestina, insieme al  cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, hanno inaugurato una nuova ala dell’ospedale, celebrando una solenne Messa di ringraziamento. Lo stesso giorno sono entrati in funzione un nuovo poliambulatorio specialistico e due nuovi locali, dedicati alle mamme dei bambini ricoverati. «Un nuovo ambulatorio è fondamentale – spiega Emilio Benato, presente all’inaugurazione e vice-presidente dell’associazione Aiuto Bambini Betlemme di Verona, nata nel 2005 per sostenere l’ospedale -. Lo scorso anno il Caritas Baby Hospital ha fornito 35 mila visite specialistiche ma migliaia di bambini malati non sono stati visitati per mancanza di possibilità. Oggi, con questo ampliamento, speriamo di poter raggiungere la vetta di 55 mila visite all’anno». L’ampliamento ha riguardato anche alcuni locali dedicati dove ospitare e formare all’assistenza sanitaria le mamme. Fino ad oggi l’ospedale poteva dare ospitalità solo a dieci mamme. Ora i letti a disposizione sono quaranta.

Vista la crisi in cui versano i Territori Palestinesi, il Caritas Baby Hospital di Betlemme non può vivere senza aiuti internazionali. L’associazione svizzera Kinderhilfe Betehlehem, con sede a Lucerna, sostiene da sempre l’ospedale raccogliendo fondi principalmente attraverso le Caritas svizzera e tedesca. Nel 2005 l’allora vescovo di Verona, mons. Flavio Roberto Carraro, decise di fondare Aiuto Bambini Betlemme, un’associazione italiana che affiancasse quella svizzera nella raccolta fondi e nella sensibilizzazione per l’ospedale. «I soci fondatori conoscevano già bene l’ospedale – racconta Luigi Vassanelli, presidente di Aiuto Bambini Betlemme -. Abbiamo così iniziato un’attività più strutturata, raccogliendo offerte e invitando parrocchie, agenzie di viaggio e pellegrini a visitare l’ospedale». Nel 2010 l’associazione ha inviato a Betlemme 320 mila euro per la cura dei bambini malati e moltissime comitive hanno incluso nel proprio pellegrinaggio una visita all’ospedale. «Da quest’autunno, però, c’è un’importante novità – racconta Vassanelli -: in ottobre abbiamo convocato a Verona una riunione con piccole e grandi realtà italiane che aiutano, come noi, il Caritas Baby Hospital.

L’idea era quella di mettere insieme le forze, per svolgere uniti un servizio migliore. Sono venute 24 persone in rappresentanza di diversi enti da tutta Italia e alla fine abbiamo deciso di creare un nuovo gruppo, gli Angeli di Betlemme, per raccogliere fondi e far conoscere sempre meglio la struttura».  Un sostegno fondamentale, ora che l’ospedale ha moltiplicato il proprio impegno.

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