Quei sì al Dio che si fa uomo
Quanto sono delicati i tratti del Vangelo. Tanto da lasciarci immaginare, pensare, vedere, toccare, ascoltare ed incontrare molto più di quanto non dicano.
Qualche mese fa lessi che nel libro della Bibbia è molto più il bianco del nero, lo spazio vuoto tra le lettere che quello occupato dalle lettere stesse, il non detto e l’ancora da scoprire che il già scoperto e compreso. Eppure questo non ci consente di allontanarci neppure di poco dalla parola del Vangelo: «Accogliamo il Vangelo, è dal Vangelo, secondo il Vangelo che saremo giudicati… non secondo tale o tal altro libro di tal o tal altro maestro spirituale, di tal o tal altro dottore, di tale o tal altro santo, ma secondo il Vangelo di Gesù, secondo le parole di Gesù, gli esempi di Gesù, i consigli di Gesù, gli insegnamenti di Gesù… Seguiamo quindi gli insegnamenti di Gesù, i consigli, le parole, gli esempi di Gesù… e non quelli di tale o tal altro maestro, di tal o tal altro santo, se si discostano anche pochissimo da quelli del “nostro solo Maestro” e dal solo perfettamente santo, Gesù» (Charles de Foucauld, Imitation du Bien-Aimé, p. 204).
Così, rimanendo fedeli al Vangelo e lasciandoci portare da tutte le immagini che suggerisce alle nostre menti e ai nostri cuori, se percorriamo le colline della Galilea e ci addentriamo nella Nazaret di più di duemila anni fa, fino a trovare quell’agglomerato di grotte e di case, fino a giungere nel villaggio, nella grotta di una tale Maria, possiamo incontrare la vita avviata di una ragazza con progetti, sogni, aspettative sul futuro. Una famiglia sta per formarsi ed aprirsi agli orizzonti della vita; un giovane uomo sta per prendere in sposa la sua fidanzata, pensando a questo come al progetto di Dio sulla vita di entrambi. L’annuncio dell’angelo, lo Spirito di Dio, entrano nella loro vita concreta, quasi assumendo il loro progetto e allo stesso tempo stravolgendolo dal di dentro, con la sua potenza creativa e creatrice. Saranno, sì, sposi e genitori, ma non come immaginavano; avrebbero vissuto insieme per il resto dei loro giorni, ma non come si aspettavano. Una novità inaudita veniva a cambiare le carte in tavola.
Maria si presenta ai nostri occhi, nella sua casa, come donna in relazione: con il suo Dio, con Giuseppe, con le altre persone. Allenata e abituata ad ascoltare, da sempre, proprio per questo, Dio rende ancora più viva questa relazione e la trasforma, le dà «carne», rendendola «divina» attraverso il dono della vita umana per eccellenza, quella del Figlio di Dio. Il «sì» di Maria, che trova appoggio conferma e conforto nel «si» di Giuseppe, passa attraverso la continuità di un progetto e una storia tipicamente umani e la novità creatrice che l’irruzione di Dio comporta.
Dio si fa carne dentro le relazioni: di Maria e Giuseppe con Dio, di un uomo con la sua sposa, di questa coppia con il resto del mondo. L’accoglienza e il «sì» di Giuseppe infatti pongono le basi per la possibilità di un’accoglienza da parte di tutti gli uomini. Se Giuseppe avesse rifiutato e denunciato, le cose sarebbero andate diversamente… per tutti.
Se il Vangelo ci avesse trasmesso i colloqui tra questi giovani sposi promessi: la comunicazione della Novità, le discussioni, le perplessità, le fatiche a tradurre questo sconvolgente disegno nella loro vita concreta, la fiducia, l’accoglienza, l’accettazione, la vita che prende il volo… Dio si fa uomo dentro queste relazioni ordinarie, mentre il Verbo viene generato nella carne e nel grembo di Maria. Nella misura in cui Dio viene ascoltato, preso sul serio, accolto, il Verbo si fa carne nelle relazioni ordinarie, le raggiunge con la stessa potenza creatrice, dà loro vita ed un sapore «divino», nei tratti e nei lineamenti di un’esistenza autenticamente umana.
E questo è salvezza per l’uomo, questo è il nome di Gesù invocato nella vita, è l’Emmanuele, è il Dio-con-noi. È il realismo dell’incarnazione da mettere in atto e non soltanto il dogma da credere.