Il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, ha incontrato i giornalisti a pochi giorni delle festività natalizie, per ringraziarli e «fare un breve bilancio degli eventi importanti che hanno segnato quest’anno»: dal Sinodo per il Medio Oriente ai flussi record di pellegrini in Terra Santa, dalle fatiche dei negoziati al massacro dei cristiani iracheni.
(Milano/g.s.) – Anche quest’anno il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, ha voluto incontrare i giornalisti a pochi giorni delle festività natalizie, per ringraziarli per la loro «collaborazione con la Chiesa per la diffusione dei suoi insegnamenti e delle sue attività».
L’arcivescovo ha poi voluto «fare un breve bilancio degli eventi importanti che hanno segnato quest’anno specialmente nel nostro Medio Oriente», mettendo in luce gli aspetti positivi, «senza omettere i motivi di sofferenza e di preoccupazione che permangono».
Anzitutto, Twal ha voluto ringraziare il Papa «per aver convocato il Sinodo per il Medio Oriente, tenutosi a Roma dal 10 al 24 ottobre. In quell’occasione abbiamo potuto mettere il dito sulle nostre piaghe e sulle nostre paure, ma allo stesso tempo anche esprimere le nostre attese e le nostre speranze. Il Sinodo ha invitato i cristiani del Medio Oriente a vivere da buoni credenti e da buoni cittadini. La fede, lungi dall’allontanarci dalla vita pubblica, dovrebbe renderci tutti più coinvolti nell’edificazione delle nostre rispettive società, sia nei paesi arabi che in Israele. Il Sinodo ha anche sottolineato l’importanza del dialogo ecumenico e interreligioso. Speriamo che questo dialogo possa progredire non solamente all’interno di circoli intellettuali, tra gli studiosi e i teologi, ma in tutte le classi delle società, divenendo sempre più un dialogo di vita».
Il patriarca latino ha poi osservato che le cifre da record registrate quest’anno nell’afflusso di pellegrini «riflette in modo significativo la dimensione universale di Gerusalemme, di Betlemme, di Nazaret, la buona accoglienza riservata ai pellegrini dal nostro popolo e dalle nostre Chiese e il lavoro di qualità svolto dai ministeri del Turismo in Israele e in Palestina».
Tra gli altri aspetti positivi, il presule ha voluto «sottolineare il miglioramento riguardante le procedure per l’ottenimento del visto (rilasciato da Israele – ndr) per i religiosi, seminaristi e volontari» e la recente ripresa dei colloqui tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), con l’obiettivo di mettere in pratica l’Accordo di base stipulato nel 2000.
Monsignor Twal ha poi evocato il suo viaggio del novembre scorso in diversi paesi dell’America Latina (Cile, Argentina, Honduras e Colombia) durante il quale ha incontrato i fedeli palestinesi che vivono «in diaspora». «Soltanto in Cile ce ne sono più di 400 mila – ha annotato il patriarca –. Si tratta per lo più di emigrati tra il 1900 e il 1950 a causa di problemi dovuti alla povertà e alla condizione di insicurezza. Attualmente sono ben integrati, molti di loro hanno espresso la disponibilità a sostenere i nostri progetti e a venire in pellegrinaggio in Terra Santa».
Tra i progetti che il patriarcato latino ha in corso, il vescovo ha citato un nuovo ospedale psichiatrico a Betlemme che sarà intitolato a Benedetto XVI; l’Università di Madaba, che inizierà la sua attività il prossimo ottobre, e il nuovo sito per pellegrini in Giordania, nei luoghi del battesimo di Cristo.
Tra i motivi di dolore, l’arcivescovo ha elencato, l’incendio che, ai primi di dicembre, ha devastato intere foreste nelle zone di Haifa. «In questo triste evento abbiamo sperimentato una grande solidarietà internazionale. Il fatto che l’Autorità Palestinese abbia messo a disposizione le squadre di pompieri è stato poi un gesto molto significativo. Può rappresentare l’inizio di una fruttuosa collaborazione che speriamo possa continuare in condizioni favorevoli, quando la pace così desiderata regnerà su questa terra martoriata», ha osservato Twal.
«A questo riguardo – ha proseguito –, ci fa soffrire il fallimento dei colloqui di pace diretti tra Israele e l’Autorità Palestinese. Questo fallimento non ci può però lasciare nella disperazione. Continuiamo a credere che in entrambe le parti in conflitto e così pure all’interno della comunità internazionale ci siano uomini di buona volontà, che si prodigheranno per unire le loro energie e il loro impegno per la pace».
Infine un cenno «al massacro condotto a danno dei cristiani di Bagdad nella Chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso». Queste vittime innocenti si aggiungono alle migliaia di vittime del fondamentalismo e della violenza, piaghe che stanno affliggendo l’Iraq. E qui l’arcivescovo ha fatto sue le parole del Papa che chiedono a Dio e agli uomini la pace e la fine di ogni violenza.