I media di mezzo mondo, giorni fa, riportavano la notizia di un gruppo di ebrei, musulmani e cristiani che, in un villaggio tra Betlemme e Gerusalemme, pregavano insieme per invocare la pioggia. La siccità in Terra Santa perdura da anni e induce il Gran rabbinato d'Israele a chiedere preghiera, digiuno e penitenza.
(Milano/g.s.) – È rimbalzata sui media di mezzo mondo, giorni fa, la foto di un gruppo di ebrei, musulmani e cristiani che pregavano insieme per invocare la pioggia, alle porte del villaggio di Al-Walajah, non lontano da Betlemme e Gerusalemme. L’evento – organizzato l’11 novembre da Eretz Shalom (Terra di pace), un gruppo di giovani attivisti ebrei – è emblematico di una situazione che ormai suscita un vero e proprio allarme: la siccità nella regione non dà tregua e ci si rivolge al Cielo per chiedere il dono prezioso delle piogge.
Proprio per oggi, 18 novembre, il Gran rabbinato d’Israele ha indetto una giornata di digiuno, preghiera e pentimento per i peccati. «L’estate se n’è andata, così come buona parte dell’autunno – hanno scritto i due rabbini capi Yona Metzger, askenazita, e Shlomo Amar, sefardita – e non abbiamo ancora ricevuto la benedizione della pioggia, mentre lo stato delle acque nella terra di Israele è miserevole. La situazione è aggravata dal fatto che questo non è il primo anno di siccità. La terra è sempre più secca a causa dei nostri peccati e ciò genera pena e preoccupazione».
Di peccati contro madre terra e «sora acqua» anche in Terra Santa se ne compiono molti. Dallo sfruttamento spropositato delle risorse idriche, all’inquinamento dei laghi e dei fiumi, allo spreco da parte dei singoli (residenti e, chissà, forse anche turisti e pellegrini). In una situazione simile, le autorità israeliane cercano di dissuadere le famiglie dagli eccessi, applicando tariffe più salate via via che i consumi d’acqua lievitano. Il rimedio, però, appare insufficiente e non resta che affidarsi alla misericordia celeste.
Da parte loro, i meteorologi osservano che siamo al sesto anno consecutivo di siccità. Le precipitazioni dell’inverno scorso sono state insufficienti e non si prevede che possa andare meglio nei prossimi mesi. I responsabili della rete idrica israeliana esortano di nuovo i consumatori al risparmio, spiegando che la situazione non sembra destinata a migliorare nel breve periodo.
Fino ad oggi le autorità competenti hanno distribuito nelle case 2 milioni di apparecchi che applicati ai rubinetti consentono un risparmio di 25 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, ma intanto, sia pure con un certo ritardo, si è programmata la realizzazione di nuovi impianti di desalinizzazione dell’acqua marina sulle sponde del Mediterraneo. Oggi i desalinizzatori di Hadera, Ashkelon e Palmahim forniscono il 40 per cento dell’acqua potabile immessa negli acquedotti, ma l’obiettivo è di coprire il 70 per cento del fabbisogno nel 2013, quando entreranno in funzione gli impianti realizzati a Sorek e Ashdod.