La notte tra il 15 e il 16 novembre tredici abitazioni di cristiani copti del villaggio di Al-Nawahid (nella provincia di Qena, Egitto meridionale) sono state incendiate da un gruppo di residenti. Tutto è nato dal corteggiamento di una ragazza musulmana da parte di un giovane cristiano. La polizia è intervenuta per riportare la calma.
(Il Cairo) – La notte tra il 15 e il 16 novembre tredici abitazioni di cristiani copti del villaggio di Al-Nawahid (nella provincia di Qena, Egitto meridionale) sono state date alle fiamme da un gruppo di residenti. L’ennesimo episodio di violenza confessionale si è verificato alla vigilia della festa musulmana del Sacrificio.
Questa volta il motivo (o il pretesto) ha un risvolto macabro e sentimentale al tempo stesso. Il capo del villaggio, l’omda, avrebbe pescato un cristiano e una musulmana in tenere effusioni nascosti tra le tombe del cimitero locale. L’omda li ha consegnati al distretto di polizia, dove ha firmato il verbale con la sua versione dei fatti. Quando la notizia si è sparsa nel villaggio, è iniziata una serie di scontri tra i membri delle due famiglie che ha portato all’incendio di 13 case, oltre alla distruzione di attrezzi agricoli per l’irrigazione e di negozi di appartenenza dei cristiani.
È intervenuta la polizia antisommossa, che ha circondato il villaggio e arrestato vari rivoltosi. Una inchiesta è stata avviata da parte del vice-procuratore della Repubblica, il quale ha consegnato i due giovani ai servizi di sicurezza. Sono state interrogate varie persone che abitano attorno al cimitero o nei dintorni. Ma nessuno ha visto nulla.
Secondo il vescovo copto-ortodosso di Nag’ Hammadi, Anba Kirillos, nella cui diocesi si trova questo paesino, tutto l’affare è stato montato dal capo del villaggio, e dal candidato di un partito locale, in cerca di consensi tra la popolazione.
La calma, intanto, sembra tornata nel piccolo villaggio dell’Alto Egitto, dove la maggioranza della popolazione è cristiana. Le parti organizzeranno una cena di «riconciliazione», per cercare di superare le violenze dei giorni scorsi. Resta la paura di un fuoco che sembra spento, ma può divampare da momento all’altro.
Tra pochi giorni, intanto, si apriranno i seggi per le votazioni alla Camera dei Deputati, e si prevedono nuovi disordini. Ma l’Egitto non ne vuol sapere di una presenza di osservatori stranieri sul suo territorio durante lo spoglio delle schede.