Il 5 settembre si celebra l’undicesima edizione della Giornata europea della cultura ebraica. Decine le iniziative programmate in tutta Italia. Il tema scelto per quest'anno è «Arte ed ebraismo». Le porte delle sinagoghe resteranno aperte ai visitatori in 28 Paesi europei. In Italia l'analogo appuntamento dello scorso anno ha visto la partecipazione di oltre 60 mila persone.
(Milano) – L’evento che simbolicamente aprirà le manifestazioni sarà un concerto di canti liturgici ebraici eseguito dal coro della Comunità israelita di Roma domenica 5 settembre alle 11 nel Tempio di Livorno, città capofila nell’edizione 2010 della Giornata europea della cultura ebraica. Ma sono decine in tutta Italia, con 62 località coinvolte e porte aperte nelle sinagoghe di 28 Paesi europei, le iniziative che scandiranno l’undicesima edizione dedicata quest’anno ad «Arte ed ebraismo» di un appuntamento che ha visto nel 2009 la partecipazione di oltre 60 mila persone solo in Italia.
Visite guidate gratuite, degustazioni di prodotti e di vini kosher, conferenze, mostre di pittura e di fotografia, concerti: un’occasione «per farci conoscere, per abbattere il pregiudizio e dialogare, per fare festa e vivere una giornata di “cose nuove” da conoscere e toccare con mano» nelle parole del presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, a capo di circa 30 mila ebrei iscritti alle 21 comunità italiane.
Una giornata che porterà alla ribalta la storia spesso poco conosciuta delle comunità ebraiche che hanno popolato la penisola. Con tutte le differenze che ne hanno accompagnato i percorsi, gli sviluppi, le peregrinazioni. Se ad esempio la storia degli ebrei di Roma (la più antica comunità della diaspora d’Occidente, le cui origini risalgono al 70 a.C.) è risultata determinata dalla politica del papato, per secoli discriminatoria e persecutoria, a Livorno la nascita della comunità è legata all’invito di Ferdinando I de’ Medici nel 1593 ai marrani portoghesi a stabilirsi a Livorno e Pisa, offrendo libertà di commercio, di culto, tutela dall’Inquisizione e nessun ghetto. Tra il XVI e il XVIII secolo il gruppo livornese, per floridezza e vivacità, divenne il punto di riferimento culturale dell’intera diaspora occidentale: la sinagoga, costruita nel 1591 e ampliata nei secoli successivi (gravemente danneggiata durante la Seconda guerra mondiale e riedificata in stile moderno nel 1962), era considerata uno dei più splendidi monumenti religiosi della diaspora europea, tanto da essere presa a modello per quella di Amsterdam, tuttora esistente.
Le iniziative in programma nella città che ha dato i natali al rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff e al pittore Amedeo Modigliani riporteranno alla ribalta queste vicende, così come avverrà nel resto della penisola dove i locali delle antiche comunità israelitiche resteranno aperti ininterrottamente dalle 10 alle 19. Bologna accoglierà tra l’altro i visitatori con una Fiera del Libro ebraico; a Napoli una conferenza esplorerà le illustrazioni e riletture della Bibbia di Chagall, Carlo Levi e altri autori; a Firenze, città d’arte per eccellenza, gli organizzatori hanno collegato attraverso un ricco percorso luoghi e istituzioni detentori del patrimonio dell’arte ebraica, presente a Firenze in molti musei e collezioni private con opere di artisti di grande rilievo in vari modi implicati nelle vicende della cultura figurativa toscana fra Otto e Novecento. Sarà possibile visitare autentici gioielli dell’architettura ebraica come la sinagoga di Casal Monferrato in Piemonte, i locali dell’antico ghetto toscano di Pitigliano, la «Piccola Gerusalemme» meta da diversi anni di un ininterrotto turismo israeliano e teatro domenica di un concerto e una mostra, fino alle «Giudecche» meno conosciute e recuperate solo negli ultimi anni, come quelle di Trani o di Siracusa.
Da Londra a Budapest, passando per Colonia e Sarajevo, il filo conduttore sarà la produzione artistica che nei secoli scorsi ha accompagnato la vita delle minoranze ebraiche. «Si tratta, senza alcun dubbio, di esperienze molto diverse da una comunità all’altra, nelle varie condizioni geografiche, sociali e storiche che accompagnarono la diaspora europea e che determinarono diverse abitudini, usanze, rapporti con l’esterno dei vari gruppi» spiega la storica Anna Foa, che ha documentato nel volume Ebrei in Europa dalla Peste nera all’Emancipazione come la storia degli ebrei in Italia, pur tra le conversioni forzate e i soprusi, sia considerata un’anomalia rispetto al resto del continente: mentre per gli ebrei in Europa il Trecento fu un secolo di violenze, esili ed espulsioni, in Italia esso segnò l’inizio di un periodo di grande espansione, in cui nuove comunità vennero costituite e in cui Stati e città italiani divennero terra di rifugio per gli esuli dalla Germania, dalla Francia e, dopo il 1492, dalla Spagna.
Se si volesse ravvisare un elemento comune nella cultura ebraica europea, rimarca la studiosa, «esso è da ricercarsi nei testi che sono giunti fino a noi e che parlano della trasmissione ininterrotta del patrimonio sapienziale e culturale ebraico pur nella precarietà e nel nascondimento, e soprattutto dell’esperienza comune di essere minoranza in una maggioranza quasi sempre ostile, pur in contesti molto diversi, dalla Francia allo shtetl polacco».
Il tema di quest’anno intende mettere a fuoco il complesso rapporto esistente fra ebraismo ed arte figurativa: «Un argomento complicato – osserva la Foa – proprio perché com’è noto, anche se recenti studi hanno messo in discussione questa tesi, la paura dell’idolatria ha mantenuto lontano gli ebrei dalla rappresentazione figurata, con il risultato che l’ebraismo entra sostanzialmente con la modernità nel circuito della pittura. Del resto, laddove nella comunità si respirava una maggiore apertura e meno paura dell’idolatria, come avvenuto ad esempio in area tedesca in alcuni periodi del Medioevo e durante il ‘500, sono giunte fino a noi delle splendide miniature rinascimentali che accompagnavano le edizioni della Haggadah di Pesach o del rotolo di Ester». La Giornata intende dunque riportare alla luce queste pagine meno conosciute della storia europea, e fornire nuove chiavi di lettura alla dirompente esplosione di creatività culturale che l’ebraismo ha conosciuto dopo l’Emancipazione, e in particolare nel Novecento, nella pittura, nella musica, nella scultura, nella letteratura. Un tema, quest’ultimo, che sarà al centro della conferenza Diaspora e diaspore: creatività e storia degli Ebrei d’Europa che la Foa terrà a Finale Emilia con lo scrittore e saggista Brunetto Salvarani.
Dopo aver eseguito il concerto di apertura della Giornata a Livorno, i cantori del coro di Roma faranno ritorno nella capitale per replicare il concerto alle 21,30 del Tempio maggiore, sempre sotto la direzione del maestro Claudio di Segni. Con un programma, spiega il professor Pasquale Troìa, docente di Bibbia e Musica alla pontificia Università Angelicum di Roma che ha curato il libretto dei canti e presenterà il concerto, che parla di pace e di fratellanza e che si conclude, non a caso, con una splendida esecuzione del Salmo 133: «Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo […]. È come la rugiada dell’Ermon, che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre».