Il governo israeliano ha reso note nei giorni scorsi le nuove direttive che applicherà alle frontiere terrestri con la Striscia di Gaza, per quanto riguarda l’embargo sulle merci e le restrizioni al transito delle persone. Potrà entrare liberamente tutto ciò che non è vietato o sottoposto a restrizioni. Ma niente esportazioni o libertà di movimento per la popolazione.
(Milano/g.s.) – Il governo israeliano ha reso note nei giorni scorsi le nuove direttive che applicherà alle frontiere terrestri con la Striscia di Gaza, per quanto riguarda l’embargo sulle merci e le restrizioni al transito delle persone. Dopo il primo annuncio della volontà di alleggerire i controlli, pubblicato il 17 giugno, il Gabinetto di sicurezza israeliano ha definito le linee guida il 20 giugno. Concluse le necessarie messe a punto da parte degli organismi tecnici, il 5 luglio è stata presentata alla stampa quella che è la condotta israeliana ai valichi con la Striscia a partire dai primi di luglio.
Premessa essenziale espressa in una nota dell’ufficio del primo ministro che illustra le decisioni prese dal Gabinetto di sicurezza: «Israele ribadisce che, con gli Usa, l’Unione Europea e altri, considera Hamas un’organizzazione terroristica» che ha assunto il controllo di Gaza «e ne ha fatto un territorio ostile dal quale Hamas prepara e conduce a termine attacchi contro Israele e i suoi cittadini».
Ne consegue che non verrà ripristinata la libera circolazione delle persone da e per la Striscia. Israele si impegna però a snellire le procedure per il rilascio dei permessi di entrata e uscita per ragioni umanitarie o sanitarie e per quanto riguarda il personale delle organizzazioni internazionali riconosciute dal governo israeliano.
Sempre in nome della propria sicurezza, Israele non prevede alcuna autorizzazione alle esportazioni di prodotti da Gaza.
Il principio fondamentale che viene applicato alle merci e beni in ingresso è che può transitare liberamente tutto ciò che non è vietato o sottoposto a restrizioni (fino ad ora, invece, passava solo quanto veniva espressamente autorizzato da Israele).
Nella Striscia non potranno entrare, ovviamente, armi e materiali bellici. Subiranno controlli e autorizzazioni anche tutti i beni e articoli «a duplice uso», cioè quei materiali e prodotti di uso civile, che però possono anche essere impiegati per costruire razzi, ordigni, bunker o gallerie.
Israele ha stilato un elenco di beni che ricalca e amplia quello delineato dall’Accordo di Wassenaar, una concertazione che prese corpo nel 1995 e a cui aderisce una quarantina di Paesi (tra i quali non c’è Israele) con lo scopo di coordinare i controlli sull’esportazione di armi convenzionali e di merci e tecnologie a duplice uso. Tanto per fare qualche esempio resteranno soggetti a controllo israeliano le fibre o i tessuti di vetro e di carbonio, i fertilizzanti, i recipienti, i serbatoi di gas, vari tipi di prodotti chimici, gli utensili per trivellazioni e così via.
Vi sono poi prodotti come il cemento, i pannelli prefabbricati, i cavi d’acciaio, i materiali isolanti, i tubi in plastica, gli autoveicoli industriali e tutto ciò che è indispensabile in un cantiere edile. La loro importazione a Gaza verrà concessa dagli israliani solo se finalizzata a progetti di ricostruzione di infrastrutture ed edifici concordati con l’Autorità Palestinese e realizzati sotto la supervisione degli organismi internazionali (in particolare le Nazioni Unite e Usaid, l’agenzia federale statunitense per la cooperazione internazionale allo sviluppo).
Illustrando ai giornalisti le nuove norme, il coordinatore delle attività governative (israeliane) nei Territori (palestinesi), generale Eitan Dangot, ha detto che i progetti su cui si è già trovato accordo sono 14, ma altri 31 sono allo studio e dovrebbero essere approvati nei prossimi mesi.
Per rendere più fluido il transito dei camion adibiti al trasporto merci, gli israeliani si impegnano a potenziare l’operatività dei valichi terrestri già aperti e in particolare di quelli di Erez, all’estremo nord della Striscia, e di Kerem Shalom, all’estremo sud. Le linee guida del 20 giugno non escludono l’apertura di nuovi varchi quando le condizioni di sicurezza lo consentiranno, ma al momento non se ne parla.