L’arrivo di Benedetto XVI a Cipro s’approssima. Restano ancora mille dettagli da mettere a punto. La prima tappa sarà a Pafos, nel segno dell'ecumenismo. La piccola parrocchia cattolica locale accoglierà il Pontefice con entusiasmo, ma anche una venatura di tristezza.
(Nicosia) – Avete presente la vigilia di un importante esame scolastico o universitario? Si è consapevoli di aver fatto moltissimo, se non tutto il possibile, ma la tensione sale, qualcosa sfugge ancora e una voce dentro di voi insinua il dubbio della disfatta. Dev’essere più o meno il sentimento che a tratti attraversa gli animi degli organizzatori di un evento come la visita del Papa a Cipro. Ben più rara di un esame, trattandosi di un fatto unico nella storia.
Le ore passano e l’arrivo di Benedetto XVI e del suo seguito di dignitari e giornalisti s’approssima. Restano ancora mille dettagli da mettere a punto: verifiche di sicurezza, prove dei canti per i cori, distribuzione degli ultimi inviti alle celebrazioni, ritocchi agli arredi. Molti vogliono vedere il Papa e partecipare a uno dei suoi eventi pubblici, ma c’è la consapevolezza di non poter accontentare tutti. Gli spazi in cui si svolgeranno i vari incontri non saranno in grado di accogliere tutti i richiedenti e qualcuno rimarrà deluso. I cerimonieri recapitano gli ultimi inviti che consentono di prender parte alle liturgie, cercando di applicare criteri di giustizia così che ogni categoria del popolo di Dio sia rappresentata, i semplici e i colti, i cittadini e gli stranieri, chi fatica a campare e chi ha avuto il dono di una vita agiata e in salute.
La prima tappa del Papa a Cipro, domani pomeriggio, sarà Pafos, centro turistico sulla costa occidentale che fu capitale dell’isola sotto l’occupazione romana. Qui san Paolo, accompagnato dal cipriota san Barnaba, sostò e predicò durante il suo primo viaggio apostolico. Nello spiazzo del complesso archeologico che circonda la chiesa romanica di Aghia Kiriaki Chrisopolitissa – edificio religioso del IV secolo che conserva una delle rare icone antiche in cui i santi Pietro e Paolo sono raffigurati insieme – Benedetto XVI e l’arcivescovo Chrisostomos II, il capo religioso della comunità greco-ortodossa, prenderanno parte a una celebrazione ecumenica. Il luogo, proprio perché legato alla predicazione paolina, ha un alto valore simbolico. Ma è una simbologia che si riverbera concretamente anche nel presente. Da ormai trent’anni la chiesa, di proprietà degli ortodossi, è concessa in uso comune alle comunità cattolica e anglicana di Pafos. Una decisione che fu presa proprio da Chrisostomos II, quando era vescovo di questa diocesi.
Pafos è uno dei centri balneari più rinomati dell’isola, molto amato soprattutto dagli europei dei mari del nord. Inglesi e irlandesi vi soggiornano volentieri e magari, dopo esserci venuti da turisti, decidono di celebrare qui le proprie nozze, a due passi dalla baia dove mitologia e tradizioni popolari collocano la nascita della dea Venere dalla spuma che le onde formano sulla spiaggia. Così, la locale parrocchia anglicana celebra 600-700 matrimoni all’anno, quella cattolica tra i 170 e i 200 (e sono in aumento).
Molti inglesi, irlandesi e scozzesi (ma anche altri nord-europei) giunti all’età della pensione hanno eletto Pafos a loro buen retiro. Si sono definitivamente trasferiti qui, armi e bagagli, oppure vi trascorrono molti mesi all’anno. Proprio 6-700 anziani inglesi costituiscono lo zoccolo duro della comunità cattolica di Pafos. Decine di loro sono direttamente impegnati nelle varie commissioni che organizzano la vita della parrocchia, sotto i suoi vari aspetti: liturgico, caritativo, formativo. La parrocchia gestisce una piccola scuola materna e un centro sociale, ma è anche responsabile di un piccolo cimitero. Il progetto più ambizioso è persò sicuramente l’Hospice St. Michael, una struttura pensata per le cure palliative, ancora in via di costruzione in una zona collinare poco fuori città. Al St. Michael i parrocchiani dedicano molto tempo ed energie, cercando tutti i modi per raccogliere fondi. Poco distante dalla chiesa, sulla via che anche il Papa percorrerà, accanto alla canonica anglicana c’è un piccolo negozio dove i volontari si alternano vendendo prodotti destinati ad autofinanziare il progetto dell’Hospice.
Questa piccola comunità, eretta come parrocchia nel 1992 e affidata a un sacerdote del clero patriarcale di Gerusalemme, domani accoglierà il Papa con molta gioia ma anche una venatura di tristezza. Il 31 gennaio scorso il parroco padre John Sansour è stato colpito da un grave malore che ha lasciato strascichi seri: un’emiparesi al lato destro del corpo e difficoltà nella comunicazione. Dopo un mese di degenza a Pafos padre John è stato rimpatriato e ora affronta la riabilitazione in una casa di cura alle porte di Betlemme. Padre John ama molto questa terra, prima di esservi inviato come parroco dei latini ci veniva già in vacanza e nel 1983 aveva subito un grave incidente stradale a cui era sopravvissuto. Si considerava un miracolato e pensava che proprio quel fatto avesse reso indissolubile il suo legame con Pafos. Domani potrà condividere la festa della sua gente solo da lontano, magari seguendola in tivù. A lui, certamente, penseranno tutti i parrocchiani insieme a padre James Kennedy, l’anziano sacerdote irlandese che trovandosi qui per un lungo periodo di riposo al momento del malore del parroco, è diventato il cappellano della comunità. In questi giorni padre Jim, come tutti lo chiamano, è stato raggiunto da padre Elias Odeh, un sacerdote di Nazaret incaricato da mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme e quindi anche vescovo dei latini di Cipro, di prendersi cura della parrocchia in attesa che venga nominato ufficialmente un nuovo parroco.
(Clicca sulla foto per vedere la galleria di immagini)