(Nicosia) – Dopo la Messa al palazzetto dello sport Eleftheria, il Papa ha fatto ritorno alla nunziatura, questa volta accompagnato da tutto il seguito che in questi giorni ha soggiornato in un albergo a poche centinaia di metri, per un pranzo a cui sono stati invitati anche i vescovi del Medio Oriente presenti a Nicosia e l’arcivescovo ortodosso Chrisostomos II.
Alle 16.30 il Papa era atteso nella cattedrale maronita di Cipro, che sorge a pochi passi dal convento francescano, per l’ultimo saluto alla gente di qui. La chiesa, una costruzione moderna dedicata a Nostra Signora delle Grazie, s’affaccia su una via stretta. A sinistra, guardando la facciata, c’è un ampio marciapiede, parzialmente occupato dai tavolini del circolo maronita, un bar in cui soprattutto gli uomini, per lo più anziani o di mezza età, passano lunghe ore a chiacchierare, fumare e bere qualcosa in compagnia. Anche ieri, in mezzo al trambusto, i tavolini erano affollati e gli avventori hanno parlato fitto tutto il tempo senza alzarsi né scomporsi. Considerata la piccola folla presente, il chiasso sulla via, e il tono di voce non imperioso del Papa, di quanto è accaduto a due passi da loro non hanno visto o sentito che qualche cardinale arrivare a piedi per infilarsi in un cancelletto laterale e raggiungere l’interno.
Il servizio d’ordine era assicurato dalla gendarmeria vaticana, dalla polizia cipriota e dai Caschi blu dell’Onu, questi ultimi sempre gentilissimi e disarmati.
Benedetto XVI, accolto da affettuosi applausi all’interno della chiesa, è giunto puntuale e ha presieduto una breve liturgia della Parola, apertasi coi saluti dell’arcivescovo Youssef Soeuif e del patriarca maronita Nasrallah Sfeir, giunto a Cipro il 3 giugno con un seguito di vescovi del suo rito.
Nel suo breve indirizzo ai presenti il Papa ha detto: «Visitando questo edificio compio nel mio cuore un pellegrinaggio spirituale verso ogni chiesa maronita dell’isola. Vi assicuro che, con la premura di un padre, sono vicino ad ogni fedele di quelle antiche comunità».
«Questa chiesa cattedrale – ha continuato Ratzinger – in vari modi rappresenta la vera lunga e ricca storia, talvolta turbolenta, della comunità maronita di Cipro. I Maroniti giunsero a queste rive in vari periodi durante i secoli e furono spesso duramente provati per rimanere fedeli alla loro specifica eredità cristiana. Tuttavia, nonostante la loro fede sia stata esaminata come l’oro nel fuoco (cfr Pt 1,7), sono rimasti perseveranti nella fede dei loro padri, una fede che è ora passata a voi, maroniti ciprioti di oggi. Vi esorto a far tesoro di questa grande eredità, di questo dono prezioso».
Il Pontefice ha poi aggiunto: «Questo edificio cattedrale ci ricorda anche una importante verità spirituale. San Pietro ci dice che noi cristiani siamo come pietre vive “costruiti come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo” (1Pt 2,5). Insieme con i cristiani sparsi nel mondo, siamo parte di questo grande tempio che è il Corpo Mistico di Cristo. Il nostro culto spirituale, offerto in molte lingue, in molti posti ed in una bella varietà di liturgie, è una espressione dell’unica voce del Popolo di Dio, unito in preghiera e in ringraziamento a lui in una permanente comunione gli uni con gli altri. Questa comunione, che abbiamo così cara, ci sospinge a portare la Buona Notizia della nostra nuova vita in Cristo a tutta l’umanità».
Al termine, la benedizione e la partenza in auto verso l’aeroporto di Larnaca.