Circa quattromila persone, secondo i dati forniti dal direttore della sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi, hanno gremito l’area archeologica che circonda, a Pafos, la chiesa di Aghia Kiriaki Chrysopolitissa per la prima celebrazione liturgica di un Papa a Cipro. Diversità di temi e toni nei discorsi del Papa e dell'arcivescovo ortodosso.
(Nicosia) – Circa quattromila persone, secondo i dati forniti dal direttore della sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi, hanno gremito l’area archeologica che circonda, a Pafos, la chiesa di Aghia Kiriaki Chrysopolitissa per la prima celebrazione liturgica di un Papa a Cipro.
Opportunamente interdetto l’accesso alle rovine, la gente ha potuto assieparsi intorno all’inferriata di recinzione rimanendo a discreta distanza dal palco papale, ombreggiato da una tensostruttura bianca. Molti i bambini presenti, ma anche gli anziani. Non mancavano comitive organizzate giunte a Cipro per l’occasione. È il caso di un folto gruppo di giovani neocatecumenali italiani che hanno atteso il Papa cantando e danzando. Tra le autorità presenti anche il presidente Demetris Christofias e la consorte e membri del governo e del corpo diplomatico. Sul palco hanno preso posto a due passi dal Papa l’arcivescovo ortodosso Chrisostomos II e i membri – forse non tutti – del Santo Sinodo, l’organo di autogoverno della Chiesa greca locale composto dai 17 membri.
Benedetto XVI e il seguito hanno raggiunto l’area poco dopo le 15. Il cielo semicoperto di nubi fino a poco prima ha reso la calura più sopportabile che nei giorni precedenti. Semplice lo schema della celebrazione: al saluto liturgico del Papa, ha fatto subito seguito il discorso di benvenuto di Chrisostomos, pronunciato in greco e tradotto in italiano dall’interprete dell’arcivescovo; è stata poi letta una lettura dagli Atti degli Apostoli (capitolo 13, versetti 1-12) che menziona la predicazione degli apostoli Paolo e Barnaba a Pafos e, in inglese, ha preso la parola il Pontefice. La recita del Padre nostro in greco e la benedizione finale hanno concluso il rito, a cui la delegazione ortodossa sul palco papale non ha partecipato attivamente, limitandosi ad alzarsi e sedersi con il resto dell’assemblea.
Molto diverso il tenore degli interventi dell’arcivescovo ortodosso e del Papa. Chrisostomos ha ricordato la predicazione degli apostoli a Pafos e gli albori del cristianesimo a Cipro: «È qui che sono state poste le radici dell’Europa cristiana. Le fondamente dell’edificio della civiltà cristiana in Europa furono edificate proprio nel luogo in cui ci troviamo ora, profondamente toccati dal senso della storia. È per questa ragione che Cipro è giustamente chiamata “la porta del cristianesimo in Europa”». Ma dal 45 dopo Cristo della predicazione di san Paolo a Pafos, Chrisostomos è passato ai giorni nostri, dicendo senza mezzi termini che «dal 1974 Cipro e la sua Chiesa attraversano i tempi più difficili della loro storia». «La Turchia, che ci ha attaccati barbaramente e ha occupato, col potere delle armi, il 37 per cento del nostro territorio, continua – con la tolleranza del cosidetto mondo “civile” – a perseguire i suoi iniqui piani, puntanto ad annettersi anzitutto i territori occupati e poi tutta Cipro». Chrisostomos ha parlato di «pulizia etnica», di cristiani ortodossi costretti a lasciare le loro case e possedimenti, dell’arrivo di centinaia di migliaia di coloni dall’Anatolia per alterare il carattere demografico di Cipro, del saccheggio del patrimonio culturale e dei monumenti cristiani. Prima di concludere, l’arcivescovo ha espresso l’auspicio – anche a nome del suo popolo – di poter contare sul «sostegno attivo» del Papa e sul suo aiuto nella preservazione dei monumenti e del patrimonio culturale di Cipro.
Benedetto XVI ha parlato più brevemente, ringraziando per l’accoglienza e salutando tutti i cristiani presenti, inclusi i luterani e gli anglicani, e scegliendo di non toccare temi politici.
«La Chiesa a Cipro – ha detto Ratzinger – può giustamente andare fiera del proprio collegamento diretto con la predicazione di Paolo, Barnaba e Marco e della comunione nella fede apostolica, che la lega a tutte quelle Chiese che custodiscono la stessa regola della fede. Questa è la comunione, reale, benché imperfetta, che già ora ci unisce, e che ci sospinge a superare le nostre divisioni e a lottare per ripristinare quella piena unione visibile, che è voluta dal Signore per tutti i suoi seguaci».
«La comunione ecclesiale nella fede apostolica – ha ammonito il Pontefice – è sia un dono, sia un appello alla missione. Nel passo degli Atti che abbiamo ascoltato, vediamo un’immagine dell’unità della Chiesa nella preghiera, nell’apertura alle spinte dello Spirito alla missione. Come Paolo e Barnaba, ogni cristiano, mediante il battesimo, è “riservato” perché porti testimonianza profetica al Signore risorto ed al suo vangelo di riconciliazione, di misericordia e di pace. In tale contesto, l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si riunirà a Roma nel prossimo ottobre, rifletterà sul ruolo vitale dei cristiani nella regione, li incoraggerà nella loro testimonianza al Vangelo e li aiuterà a promuovere maggior dialogo e cooperazione fra cristiani in tutta la regione. Significativamente, i lavori del Sinodo saranno arricchiti dalla presenza di delegati fraterni di altre Chiese e Comunità cristiane dell’area, quale segno del comune impegno al servizio della parola di Dio e della nostra apertura alla potenza della sua Grazia che riconcilia».
In un altro passaggio del suo discorso il Papa ha ricordato che «la Chiesa in Cipro, che si dimostra essere come un ponte fra l’Oriente e l’Occidente, ha contribuito molto a questo processo di riconciliazione. La via che conduce all’obiettivo della piena comunione non sarà certamente priva di difficoltà, ma la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa di Cipro sono impegnate a progredire sul cammino del dialogo e della cooperazione fraterna».
In serata, commentando coi giornalisti le prime ore del Papa a Cipro, padre Lombardi ha sottolineato la dimensione apostolica del viaggio e la convinzione di Benedetto XVI di non avere un ruolo politico da giocare, ma semmai di dover rivolgere il suo messaggio di pace e dialogo all’intero popolo cipriota. Ovvio riferimento anche alla minoranza turca di religione musulmana. In proposito, il portavoce vaticano rispondendo alla domanda di un giornalista ha detto che ci sono «concrete possibilità» che si realizzi un incontro fuori programma tra il Papa e il mufti locale, cioè la più alta autorità musulmana dell’isola. Non è dato ancora sapere né quando, né come. Al di là delle eventuali complicanze politiche e diplomatiche, il faccia a faccia non è poi così difficile da realizzare sotto il punto di vista logistico. L’antico ingresso del convento francescano che ospita il Papa a Nicosia s’affaccia ancora su Victoria Street, una strada ormai chiusa e controllata dagli occupanti turchi. Basta aprire quella porta.