Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Pace in Terra Santa e luoghi della memoria

padre David M. Jaeger ofm
10 maggio 2010
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L’uomo esiste nella dimensione dello spazio-tempo, e precisamente sulla Terra, non nell’«etere» o nello «spazio interstellare». La sua esistenza è «storica», e cioè si svolge, sempre nello spazio, lungo un arco di tempo, attraverso una serie di eventi, di atti, da lui posti in essere oppure subiti, che su di lui lasciano il loro marchio, lo plasmano ulteriormente. In altre parole, la sua esistenza è una storia che va in avanti e non ritorna sui suoi passi, non è «circolare». Quest’inesorabile movimento dal passato attraverso l’ «attimo fuggente» del presente verso il futuro è però sempre il movimento dello stesso soggetto, della persona. Questa persona, che sembra sempre «fluire» in avanti, rimane però lo stesso e identico soggetto.

Questa è una verità dell’«essere» stesso della persona umana, ma essa necessita di un complemento «psicologico», di essere non soltanto nota, ma avvertita, sentita, vissuta. È qui che diventa essenziale il ruolo della memoria, nella quale i momenti passati e perciò nel presente assenti, rimangono sempre presenti. È nella memoria che il mero succedersi di attimi tutti fuggenti diventa storia, storia del soggetto che la vive. Ma la memoria non è semplicemente uno «stato mentale» del tutto astratto; piuttosto anch’essa, almeno al suo meglio e più sicuro, è ancorata alla realtà presente. Essa coglie l’attimo di tempo oramai irrecuperabilmente fuggito agganciandosi a quello che di esso sia comunque rimasto presente, specie lo spazio che di quell’esperienza preterita fu il teatro ed è quindi perenne testimone.

Tutto questo è il caso dei singoli, di ciascuno di noi – si pensi ai luoghi dell’infanzia oramai lontana, o al luogo che ha visto nascere (o morire) il primo amore; ma è il caso anche delle collettività, delle famiglie e delle aggregazioni più numerose ancora. Il nostro attaccamento alla memoria dei passaggi sì significativi della nostra esistenza individuale o collettiva diventa così connaturalmente attaccamento al luogo che garantisce tale memoria attraverso il succedersi inarrestabile degli attimi (anni, secoli, millenni, secondo i casi) del tempo.

La comune umanità richiede il rispetto per questi luoghi della memoria, non solo per i Luoghi Santi della Redenzione venerati dai credenti in Cristo, ma anche per quelli di collettività umane che hanno le loro storie e le loro memorie, affini, diverse o persino divergenti. Per il diritto tale rispetto si traduce doverosamente in tutela. I luoghi più significativi delle memorie delle collettività, innanzitutto se si credono memorie di incontri con il numinoso, andrebbero muniti di speciale tutela. Andrebbero così tutelati, per evitare di veder un giorno ferite troppo gravemente intere collettività umane in quello che hanno di più caro, la memoria (comunque «prodotta») di essere stati toccati dal divino – in un attimo oramai fuggito, ma in questo luogo che perdura.

Tali luoghi sono insostituibili, proprio perché si richiamano all’attimo fuggito e che per definizione non si può più ri-creare in un altro luogo; proprio perché quell’attimo di storia non si ripete più, anche il suo luogo è necessariamente un luogo «irripetibile».

La tanto sospirata pace in Terra Santa (che oramai sembra proprio all’orizzonte: più si cammina verso di essa, più essa si allontana) dipenderebbe in parte non insignificante anche dalla capacità di tutti di condividere queste intuizioni e di tradurle in politiche e norme concrete.

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