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L’Autorità Palestinese boicotta i prodotti degli insediamenti israeliani

Terrasanta.net
21 maggio 2010
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L’Autorità Palestinese boicotta i prodotti degli insediamenti israeliani

In Cisgiordania è in corso una campagna di sensibilizzazione per promuovere il boicottaggio di merci prodotte negli insediamenti israeliani. L’iniziativa, iniziata lo scorso martedì, dura una settimana ed è condotta dal Fondo nazionale di responsabilizzazione Karama, un ente creato dal ministero dell’Economia dell’Autorità Nazionale Palestinese.


(Milano/e.p.) – È in corso in Cisgiordania una campagna di sensibilizzazione per promuovere il boicottaggio di merci prodotte negli insediamenti israeliani.

L’iniziativa, iniziata lo scorso martedì, dura una settimana ed è condotta dal Fondo nazionale di responsabilizzazione Karama («Dignità»), un ente creato dal ministero dell’Economia dell’Autorità Nazionale Palestinese.

Essa fa seguito a una legge, firmata all’inizio del 2010 dal presidente Mahmoud Abbas, che bandisce la vendita di prodotti degli insediamenti nei territori controllati dall’Autorità Palestinese e vieta ai palestinesi di lavorare nelle colonie ebraiche.

Dal 18 maggio un gruppo di volontari in Cisgiordania ha distribuito la lista di prodotti degli insediamenti da evitare. Sono inclusi marchi noti, mobilifici, imprese agricole, prodotti caseari, acqua, vino, casalinghi, giocattoli ma anche apparecchiature plastiche e chirurgiche, tutte fabbricate negli insediamenti in Cisgiordania.

L’opuscolo con la lista nera dei prodotti contiene anche istruzioni su come individuare le merci illegali grazie ai loghi, riprodotti nella guida, o al nome del produttore. Ai consumatori palestinesi viene chiesto di indentificare attentamente la provenienza delle merci, e si fa notare che gli altri beni genericamente prodotti in Israele sono consentiti. La guida invita i residenti in Cisgiordania a boicottare anche tutte le aziende produttrici e i servizi collegati agli insediamenti.

L’obiettivo dichiarato del Fondo Karama è: «affermare la nostra determinazione a insorgere e scrollarci di dosso gli effetti della contaminazione degli insediamenti sulle nostre città, villaggi e campi profughi, innanzitutto sostituendo nei nostri mercati i prodotti degli insediamenti con quelli che nascono in Palestina da mani palestinesi».

Adnan Husseini, governatore di Gerusalemme per l’Autorità Palestinese, il 19 maggio ha dichiarato al quotidiano israeliano The Jerusalem Post che i sette giorni di campagna intendono aiutare i palestinesi a raggiungere l’indipendenza economica. «Esortiamo il nostro popolo – ha detto – a boicottare tutti i prodotti degli insediamenti, perché questi ultimi sono considerati illegali dalla comunità internazionale. La nostra gente è in grado di condurre questa guerra economica».

Alcuni palestinesi hanno espresso preoccupazione per la perdita di posti di lavoro che il boicottaggio degli insediamenti porterebbe con sé.

Il Consiglio delle comunità ebraiche di Giudea, Samaria e della Striscia di Gaza ha reagito invitando i consumatori ad acquistare i prodotti inseriti nella lista nera palestinese. Gli industriali degli insediamenti – riferisce il quotidiano Yedioth Ahronoth hanno anche chiesto al primo ministro Benjamin Netanyahu di rifiutarsi di partecipare ai negoziati indiretti.

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