Un anticipo di mondiale, per chi in Sudafrica non potrà andarci. È iniziato domenica e si concluderà il 15 maggio il primo campionato di calcio della Striscia di Gaza. Le 16 squadre nate per l’occasione sono composte da atleti palestinesi appartenenti ai club della Striscia e da stranieri residenti a Gaza per lavoro o espatriati appartenenti a varie associazioni umanitarie.
(Milano) – Un anticipo di mondiale, per chi in Sudafrica non potrà andarci. Incominciando proprio dalla Palestina, battuta 1 a 0 dall’Italia nella partita che ha aperto ufficialmente la Coppa del mondo di Gaza. Allo stadio Palestina della Striscia di Gaza i tifosi non hanno risparmiato applausi e cori neppure al momento della vittoria italiana, raggiunta grazie al calcio di rigore di Said Sabber, incluso fra gli azzurri come rinforzo. Ora l’Italia aspetta di sapere chi sarà il suo prossimo avversario tra Germania e Turchia.
È iniziato domenica e si concluderà il prossimo 15 maggio il primo campionato di calcio della Striscia di Gaza. L’idea è nata lo scorso novembre quando Ashraf Mohammed Hamad e Patrick McGrann hanno organizzato una partita tra abitanti della Striscia e amici stranieri. «Il mondo è un bel posto pieno di confusione» dichiarano dalla presentazione dell’evento sul sito ufficiale gazaworldcup.org: «Perché ci sono ancora così tanti fraintendimenti tra le persone che a prima vista sembrano così simili?». Sono bastati due calci a un pallone per rispondere e far cadere ogni diffidenza.
Le 16 squadre nate per l’occasione sono composte da atleti palestinesi appartenenti ai club della Striscia e da stranieri residenti a Gaza per lavoro o appartenenti alle associazioni umanitarie. In tutto 400 giocatori, pronti a contendersi la Coppa di Gaza: un trofeo realizzato con rottami di ferro da artisti locali. In campo tante squadre europee: oltre all’Italia, giocano Francia, Germania, Olanda, Spagna, Inghilterra e Irlanda. Ci sono poi l’Algeria, la Giordania, l’Egitto e gli outsider Stati Uniti, Russia, Serbia e Turchia.
Sia Hamad che McGrann insegnano all’Università di Scienze applicate di Gaza. «Il calcio può essere il mezzo per raggiungere più obiettivi: aiutare i giovani a sviluppare le capacità per superare i conflitti e far crescere in loro la consapevolezza delle proprie capacità attraverso la conoscenza tra palestinesi e stranieri», spiega McGrann. Arrivato dagli Stati Uniti un anno fa come volontario dell’organizzazione no-profit Jumpstart, è rimasto dopo che l’associazione è stata allontanata dalla Striscia. Ora si occupa dei diritti dei bambini tramite la sua Kitegang, una azienda nata per produrre giocattoli e finanziare progetti dedicati all’infanzia in numerosi paesi poveri.
In attesa della finale allo stadio Yarmouk di Gaza è possibile seguire il torneo tramite Facebook.