Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia
Domina il lago di Galilea il santuario in cui si fa memoria del discorso delle Beatitudini. Un paesaggio incantevole si offre ai pellegrini in cerca di pace e speranza.

Beatitudini, nuovo Sinai

suor Valeria Briccoli
7 aprile 2010
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Beatitudini, nuovo Sinai
Il santuario del Monte delle Beatitudini, sulle colline che sovrastano l'area archeologica di Cafarnao.

L’evangelista Matteo ci dice che «Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il Vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore» (9, 35-36).

È presumibile che tutto questo avvenne proprio qui, attorno a questo lago, ai piedi o sui pianori di questo monte, il nuovo Sinai, da cui Gesù, nuovo Mosè, ha proclamato con la nuova legge le condizioni della felicità vera: le beatitudini.
«Beati i poveri… beati gli afflitti… beati i miti… beati quelli che hanno fame e sete… beati i misericordiosi… beati i puri di cuore… beati gli operatori di pace… beati i perseguitati…».

È un annuncio contraddittorio, proclamato da colui che è venuto nel mondo proprio come segno di contraddizione, a scardinare le sicurezze umane e a proporci di fondare la nostra casa sull’unica roccia stabile e sicura: Dio.
Sono cambiati i tempi, sono cambiate le persone, ma dopo oltre 2.000 anni non è cambiato il numero della moltitudine e la sete di verità, di appagamento dello spirito, di silenzio, di bellezza, di pace e di beatitudine che attira e porta ancora migliaia di pellegrini su questo luogo alla ricerca di quella speranza e di quella pace che il mondo non può dare.
Le folle che arrivano qui hanno ancora le caratteristiche di quelle che cercavano e seguivano Gesù: alcuni arrivano portati da qualcuno (un programma, una guida, un amico…), alcuni per caso, alcuni per curiosità, altri in ricerca, altri sicuri di trovare ciò che cercano.

Tutti comunque se ne vanno soggiogati dalla eloquente bellezza della natura, del silenzio, della pace, della perenne novità del discorso della montagna, del messaggio delle beatitudini che ogni giorno ripetutamente risuona nei giardini attorno al santuario, annunciato in ogni Eucaristia che viene celebrata sugli altari di questa altura. Tutti se ne vanno con nel cuore, negli occhi, negli orecchi una nostalgia, una fame e una sete che solo la Parola fatta carne, fatta pane, fatta bevanda di salvezza, può saziare in profondità per la nostra vera felicità. Tutti se ne vanno dopo aver ascoltato, apprezzato e appreso, in questa oasi di preghiera, i criteri evangelici con cui ricominciare una nuova vita.

Sì, da questo piccolo santuario ottagonale, e ancor più dal santuario naturale in cui esso è collocato, il messaggio delle beatitudini, annunciato da Gesù, riparte come un eco attraverso la bocca dei suoi ministri e si diffonde sino confini del mondo attraverso i pellegrini e i turisti che giungono qui. Provengono infatti da ogni continente e nazione, sono di età e condizioni sociali diverse, portano con sé i loro costumi, le loro culture, le loro devozioni, i loro modi di pregare e di esprimersi, i loro problemi, le loro pene. In tante lingue diverse celebrano il sacrificio eucaristico, pregano e cantano, trovano un momento di solitudine per la preghiera individuale, depongono le loro intenzioni di preghiera nel cesto accanto all’altare o affidano alla suora l’offerta per la celebrazione di Messe in suffragio dei loro defunti o per i bisogni dei vivi. Lasciano spesso anche le loro lacrime amare e silenziose. Ma ognuno se ne parte arricchito portando nel proprio cuore la pace e la speranza, doni del Risorto, per iniziare o continuare il proprio cammino di fede nella quotidianità della vita che da questa esperienza acquista un sapore diverso, il sapore appunto delle beatitudini evangeliche.

Persino i bambini gioiscono e si portano via il loro tesoro, la loro porzione di grazia. Mi è capitato di assistere a una scena molto bella: un giovane uomo con un gruppetto di 7-8 bambini fra gli otto e i dieci anni, italiani, armati di quaderno e penna, impegnati in una sorta di caccia al tesoro silenziosa (per non disturbare chi pregava), alla scoperta delle beatitudini disseminate nel parco. Le leggevano in latino e cercavano di indovinarne la traduzione italiana. Senza dubbio il seme di ogni beatitudine caduto nel terreno del loro cuore germoglierà e crescerà con loro producendo frutti nella società e nella Chiesa.

E a noi, che abbiamo la grazia di abitare su questo monte, che cosa può dire oggi Gesù?

«Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37)… «Quanti pani avete?» (Mc 8,5). Voi stesse annunciate con la vostra testimonianza di vita la verità delle beatitudini. A noi dunque, oggi, la missione di trovare e distribuire gratuitamente il «pane» a quanti salgono sul monte per incontrare Gesù che per tutti vuole spezzare e moltiplicare la gioia.

(L’autrice è suora Missionaria francescana)

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