Di questi tempi a Gerusalemme, un anno fa, fervevano i preparativi per la visita del Papa Benedetto XVI. Il Papa avrebbe dovuto celebrare la Santa Messa il 12 maggio 2009 in uno spazio aperto, capace di accogliere un grande numero di fedeli, nella valle del Cedron con lo sfondo della basilica del Getsemani su di un lato e del Monte del Tempio (oggi Moschea El-Aqsa) sull’altro. I lavori comprendevano la risistemazione dell’area di proprietà della Custodia di Terra Santa, il riordinamento del cimitero cattolico (in uso tra il 1948 e il 1967), il rifacimento delle terrazze dell’oliveto e la costruzione delle strutture essenziali per l’accoglienza del pubblico. I lavori erano concepiti anche in vista di un futuro utilizzo dell’area da parte dei pellegrini come ampliamento necessario dello spazio di preghiera per il vicino santuario dell’Agonia.
Naturalmente, come accade per quasi tutti i lavori che si intraprendono nell’area della Gerusalemme antica o nei suoi immediati dintorni, non tardarono ad affiorare elementi di antichità che suscitarono l’interesse degli ispettori del dipartimento delle Antichità d’Israele. Normalmente in questi casi i lavori vengono fermati fino a quando non sia possibile intervenire con uno scavo d’urgenza per liberare il luogo dai relativi vincoli legali. In questo caso, la prossimità della programmata visita papale ha suggerito piuttosto il rinvio delle indagini a un tempo successivo alla visita stessa.
Negli scorsi mesi di novembre e dicembre è stato dunque compiuto il programmato intervento archeologico con la prospettiva sempre presente di aggiungere possibili nuove notizie alla storia della città. Le indagini si sono concentrate nelle diverse aree dove erano affiorati elementi di antichità. Nella parte bassa della valle sono strati tracciati frammenti di canalizzazione risalenti al periodo ottomano e rivisitata una cisterna bizantina sulle cui pareti in intonaco spiccavano in rilievo croci e simboli cristiani, purtroppo rinvenuti in peggiore stato di degrado rispetto alle visite precedenti. Sul pendio orientale, in direzione della basilica del Getsemani, iniziavano a comparire i primi elementi murari di un complesso (monastico?) di vasta estensione, probabilmente in rapporto con l’antica chiesa bizantina. Gli edifici continuano ancora sotto la nuova scala d’ingresso e poi sotto la strada pubblica, rendendo comunque impossibile proseguire i ritrovamenti in quella direzione.
Sulla sponda opposta della valle, quella che sale in direzione della città, nonostante l’andamento molto ripido del terreno, sono stati identificati resti di costruzioni di un certo interesse appartenenti all’epoca erodiana Si suppone dunque che facessero parte del paesaggio che si stendeva davanti agli occhi dei contemporanei di Gesù. Questi resti sono stati indagati con particolare cura dal momento che ben poco si conosce con sicurezza su questo lato della città. Il luogo si trova poi a poche decine di metri dalla famosa Porta Dorata, se pure ad un livello più basso. L’archeologa israeliana Fanny Vitto che ha condotto i lavori per conto della competente Autorità israeliana ha tenuto una presentazione privata e darà quanto prima una relazione pubblica dei risultati ottenuti.
Lo stato dei ritrovamenti, conservati quasi solo purtroppo a livello di fondazione, non sembra tale da suscitare l’interesse turistico ma solo quello storico e archeologico. Il lato orientale della città di Gerusalemme ci si presenta così oggi un poco più ricco, con la probabile aggiunta di un nuovo quartiere della città, scendendo in direzione del Getsemani.