«È arrivato il momento di investire in Palestina». È stato rassicurante il ministro dell'Economia dell'Autorità Nazionale Palestinese, Hassan Abu Libdeh, nel suo discorso di apertura dell'Italian - Palestinian Business Forum, primo forum patrocinato dal ministero degli Esteri e organizzato da Camera di commercio di Milano e Regione Lombardia, che si è celebrato oggi a Milano. Una giornata che è stata occasione per almeno 200 imprenditori italiani e palestinesi di incontrarsi in oltre 90 meeting commerciali diretti.
«È arrivato il momento di investire in Palestina. Il nostro presidente Abu Abbas ha annunciato proprio ieri quattro mesi di negoziati con Israele e speriamo che questo porti a seri trattati di pace e anche a un periodo di sviluppo per la nostra economia». È stato rassicurante il ministro dell’Economia dell’Autorità Nazionale Palestinese, Hassan Abu Libdeh, nel suo discorso di apertura di fronte alla platea di imprenditori italiani riuniti in occasione dell’Italian – Palestinian Business Forum, primo forum patrocinato dal ministero degli Esteri e organizzato da Camera di commercio di Milano e Regione Lombardia, che si è celebrato oggi a Milano. Una giornata che è stata occasione per almeno 200 imprenditori italiani e palestinesi di incontrarsi in oltre 90 meeting commerciali diretti.
Investire in Palestina è possibile non solo per le parole rassicuranti del ministro Libdeh, ma anche considerando i più recenti dati economici a disposizione: nonostante il blocco israeliano che limita la mobilità di merci e persone in Cisgiordania, nel 2009 il Pil palestinese è cresciuto di oltre il 5 per cento e l’export italiano in Palestina dal 2007 al 2009 è cresciuto dell’87 per cento raggiungendo la cifra di quasi 4 milioni di euro.
«Nel 2010 poi ci si aspetta che la crescita del Pil palestinese sia a due cifre – ha spiegato Stefania Craxi, sottosegretario agli affari esteri, presente al Forum -. L’Italia è interessata allo sviluppo dei Territori. Negli ultimi 10 anni la cooperazione italiana vi ha investito 220 milioni di euro; di cui 80 milioni solo negli ultimi due anni. Sappiamo che un limite per il commercio e la produzione palestinese è dato dalle difficoltà di movimento causate da Israele. In questo senso – ha detto la Craxi rassicurando gli imprenditori – abbiamo ottenuto l’assicurazione di Israele, ai più alti livelli, che i movimenti di merci potranno essere garantiti».
Durante il Forum sono stati firmati due accordi tra istituzioni italiane e palestinesi. Il primo tra l’Istituto del commercio estero italiano (Ice), e PalTrade, l’analoga struttura palestinese. «La Palestina conta 116 mila aziende, per la quasi totalità (95 per cento) a gestione familiare e con meno di dieci dipendenti – ha spiegato Maher Hamdan, direttore generale di PalTrade -. Anche noi, come l’Italia, abbiamo una fitta rete di piccole e medie imprese. Oggi l’Italia è il secondo partner commerciale con la Palestina sia nell’import sia nell’export, per quanto riguarda gli scambi diretti. C’è tutto lo spazio per migliorare anche considerando la legislazione favorevole per il commercio in vigore oggi in Palestina che prevede la completa assenza di dazi sui prodotti commerciali». Il secondo accordo è stato firmato invece tra la Camera di commercio di Milano e la Camera di commercio e industria di Betlemme. «Vorremmo organizzare una fiera di prodotti italiani a Betlemme – ha spiegato Joseph Qumseya, direttore della Camera di commercio betlemmita – e ormai da anni collaboriamo con amministrazioni locali italiane per l’export del nostro artigianato».
Francesco Forte, responsabile per il Medio Oriente della direzione generale della Cooperazione della Farnesina ha esposto le opportunità concrete finanziate dal governo: «È già attiva una linea di credito di 25 milioni di euro, gestita dall’Autorità Palestinese con fondi italiani, per finanziare società palestinesi che vogliano intraprendere attività economiche con l’Italia. Inoltre sono disponibili i fondi del progetto Ali della colomba». Il progetto, che coinvolge il ministero degli Esteri ed enti locali italiani, è costituito da un fondo da impiegare entro il luglio 2011 per iniziative di miglioramento delle istituzioni palestinesi. Per ora sono state finanziati dodici progetti per un investimento di 2 milioni di euro. Ci sono quindi ancora 23 milioni di euro in attesa di progetti da finanziare. L’Autorità Palestinese ha indicato come settori di interesse quelli della gestione e smaltimento dei rifiuti, dell’approvvigionamento idrico, della disabilità e della valorizzazione dei beni architettonici e delle attrezzature turistiche.
La collaborazione con partner internazionali è strategica anche da un punto di vista politico ha sottolineato Mohammed M.Y. Masrouji, presidente del Pscc, Confederazione delle società private palestinesi: «Il ruolo dei donatori e dei partner commerciali è fondamentale – ha spiegato – anche per garantire di eliminare i blocchi stradali e favorire la libera circolazione delle merci».
Durante la giornata è stata lanciata la proposta di trasformare l’Italian palestinian Business Forum in un appuntamento annuale, da celebrare alternativamente in Italia e in Palestina.
Il ministro Libdeh infine ha invitato tutti i presenti al Business Palestine Conference che si svolgerà il 2 e 3 giugno 2010 a Betlemme. «Nella passata edizione – ha ricordato – forse era presente un solo rappresentante italiano. Questa volta vi aspettiamo tutti».