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Amman, è profugo un residente su quattro

24/03/2010  |  Milano
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Amman, è  profugo un residente su quattro
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La capitale della Giordania è la città che ospita il più alto numero di rifugiati al mondo. Lo dice un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato la settimana scorsa. Nel documento UN Habitat annota che Amman ospita circa mezzo milione di emigrati e rifugiati iracheni e buona parte del milione e 900 mila palestinesi che vivono in Giordania (pari al 42 per cento di tutti i palestinesi in Medio Oriente). Grandi numeri che mettono sotto stress le infrastrutture e i servizi della città.


(e.p.) – Con un residente su quattro, Amman, la capitale della Giordania, è la città che ospita il più alto numero di rifugiati al mondo. Lo dice il rapporto delle Nazioni Unite Stato delle città del mondo 2010/2011: colmare il divario urbano, pubblicato la settimana scorsa.

Nel documento, UN Habitat, l’agenzia della massima organizzazione internazionale che si occupa di insediamenti urbani, annota che Amman ospita oggi circa mezzo milione di emigrati e rifugiati iracheni oltre a buona parte del milione e 900 mila palestinesi che vivono in Giordania (pari al 42 per cento di tutti i palestinesi in Medio Oriente).

Lo studio spiega che proprio questi grandi numeri mettono sotto stress le infrastrutture e i servizi sanitari e scolastici della capitale giordana. Si annota inoltre che nel regno hascemita i rifugiati vivono in un «ambiente sempre più affollato», in linea con la tendenza all’inurbamento dei rifugiati riscontrata in tutto il pianeta. Lo studio Onu evidenzia poi che nelle aree urbane gli sfollati devono misurarsi con le stesse difficoltà degli altri poveri urbani: sovraffollamento degli alloggi, condizioni abitative da baraccopoli, scarso accesso ai servizi fondamentali, alti tassi di criminalità, disoccupazione e rischi per la salute.

Prive come sono di documenti, queste persone sono anche esposte allo sfruttamento da parte di padroni di casa, datori di lavoro e profittatori vari. Menzionando il rapporto, il quotidiano The Jordan Times del 22 marzo citava casi concreti spiegando che molti rifugiati iracheni e sudanesi non si rivolgono alle autorità competenti per timore di subire rappresaglie o d’essere rispediti in patria.

Lo studio di UN Habitat pone Amman in testa alle classifiche mondiali facendo riferimento alle statistiche del 2008 che censiscono 501 mila «rifugiati». Seguono le città di Baku (Azerbaigian) che ne conta 187 mila; Il Cairo (Egitto), con 112.600 e Kuala Lumpur (Malaysia) con 46 mila.

Le statistiche ufficiali sul numero di iracheni residenti nel Regno ondeggiano tra le 400 e le 500 mila presenze, con 38.517 iracheni ufficialmente riconosciuti come rifugiati dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur).

In un rapporto pubblicato sempre la scorsa settimana dall’organizzazione umanitaria Refugees International si specifica che anche in Iraq 500 mila persone – il 33 per cento del milione e mezzo di sfollati interni costretti ad abbandonare le proprie case nel 2006 e 2007 – «vivono come abusivi in baraccopoli».

L’Agenzia France Press riferisce che, nel presentare il rapporto a Washington il 17 marzo scorso alla vigilia del settimo anniversario dallo scoppio della guerra dell’Iraq, Refugees International ha esortato gli Stati Uniti a farsi carico del problema. Secondo l’organismo, essi hanno infatti una «speciale responsabilità» sul piano dell’assistenza ai rifugiati iracheni.

Anche l’ambasciatore iracheno a Washington ha riconosciuto che il suo governo deve fare di più per aiutare le masse di sfollati iracheni dentro e fuori i confini nazionali. «Un Paese che galleggia su un mare di petrolio non deve lasciare la propria gente in queste condizioni» ha commentato dopo aver preso visione del rapporto.

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