Ai primi di giugno Benedetto XVI si recherà a Cipro. Sull'isola vive una piccola comunità cattolica di rito maronita e latino. I latini appartengono al patriarcato di Gerusalemme e da secoli sono assistiti dai frati minori della Custodia di Terra Santa. In vista del viaggio papale abbiamo rivolto qualche domanda al francescano fra Umberto Barato, parroco a Nicosia e vicario per Cipro del patriarca Fouad Twal. Il religioso spiega che la notizia dell'arrivo del Papa è ancora ignota a molti ciprioti e aggiunge che non è previsto che Ratzinger visiti la parte dell'isola sotto occupazione turca.
Ai primi di giugno Benedetto XVI si recherà a Cipro, la terza isola del Mediterraneo, per un viaggio pastorale durante il quale consegnerà anche ai vescovi del Medio Oriente l’Instrumentum laboris del Sinodo in programma nel prossimo ottobre in Vaticano.
Sull’isola vive una piccola comunità cattolica composta da laici e religiosi di rito maronita e latino. I latini sono affidati alla responsabilità pastorale del patriarca latino di Gerusalemme e da secoli sono assistiti dai frati minori della Custodia di Terra Santa. In vista del viaggio papale abbiamo rivolto alcune domande a padre Umberto Barato, parroco a Nicosia e vicario patriarcale per Cipro del patriarca Fouad Twal.
Padre Barato, il Papa riceve inviti da molti governi ed episcopati, ma non è in grado di accoglierli tutti. Come si spiega che abbia deciso di venire a Cipro, isola in cui tutto sommato la comunità cattolica è piuttosto piccola?
Non so quanti inviti riceva il Papa e da quanti Paesi. So solo che ha deciso di accogliere l’invito dell’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, e del presidente Dimitri Christofias. C’era un precedente e forse anche quello ha contato: Giovanni Paolo II desiderava visitare l’isola, ma poi, per questioni di tempo e di cattiva salute del Papa, il viaggio non si poté fare. È vero, la comunità cattolica a Cipro è piccola, ma non penso che ciò rappresenti una controindicazione. Comunque sia, credo che Benedetto XVI abbia deciso la visita in vista del Sinodo sul Medio Oriente. Inoltre avrà anche pensato alla situazione politica e religiosa dell’isola. Non che il Papa possa sciogliere il nodo della divisione di Cipro, o dire ai responsabili che cosa debbano fare, ma la sua presenza potrà dare coraggio e impulso positivo nelle relazioni tra le due parti.
Qualcuno, quando il viaggio è stato annunciato, ha immaginato che avrà delle ricadute particolari anche sul versante del dialogo ecumenico a livello europeo, se non addirittura planetario. Lei cosa ne pensa? E come sono le relazioni quotidiane tra cattolici e ortodossi a Cipro? E con la minoranza turco-musulmana?
È naturale che si pensi cosí. Andando in un Paese a maggioranza ortodossa, è ovvio che qualcuno consideri l’opportunità che l’incontro tra il Papa e i responsabili della Chiesa locale possa avere un carattere ecumenico, che sia come un passo in avanti nell’incontro, nella comprensione e nell’accettazione reciproca. Credo però che più oltre non si possa andare. Mi aspetto che dopo la visita le relazioni tra la Chiesa cattolica e ortodossa a Cipro diventino ancora piú strette. Già ora sono ottime e a un livello che non credo si possa trovare altrove nelle aree in cui le due Chiese coesistono. Sorvolo sulle piccole difficoltà che talvolta riscontriamo. In genere sono frutto di ignoranza o di pregiudizi alimentati dalla lunga separazione e dal reciproco non riconoscimento tra le due parti. Il dato positivo è che la Chiesa cattolica a Cipro è accettata, riconosciuta e stimata per l’opera di apostolato e di educazione. Vi sono già alcune forme di collaborazione, ma certamente la visita del Papa sará una occasione privilegiata perché i legami si facciano ancora piú stretti. Con i musulmani, al contrario, non abbiamo alcuna relazione.
I mesi da qui a giugno saranno certamente, per voi, un periodo di intensi preparativi. Come state procedendo? A cosa attribuite maggiore importanza?
Il tempo stringe. Abbiamo costituito un comitato centrale di direzione e coordinamento. Lo presiede mons. Ioussif Soueif, arcivescovo dei maroniti di Cipro; io ne sono il vicepresidente. Il comitato coordina una decina di commissioni – formate da sacerdoti, religiose e laici volontari – che si fanno carico dei vari aspetti organizzativi. Il 14 gennaio abbiamo tenuto un incontro, aperto a tutti i fedeli maroniti e latini, a cui hanno partecipato circa 250 persone. Dopo un’informazione generale offerta da mons. Soueif, molti dei presenti hanno scelto la commissione in cui impegnarsi. Sabato 30 gennaio abbiamo convocato tutti i coordinatori per precisare ulteriormente i compiti delle commissioni. Adesso ciascun coordinatore deve riunire la propria commissione e cominciare a lavorare. Monsignor Soueif insiste poi molto sulla preparazione spirituale della visita papale. Vorremmo che non fosse solo un’occasione sociale straordinaria, con qualche momento solenne di preghiera. Intendiamo preparare le nostre parrocchie con l’istruzione, la predicazione, la preghiera. Io vedo la necessità di dare ai nostri fedeli anche un’informazione puntuale sulla figura del Papa nella Chiesa cattolica, le implicazioni teologiche del suo ministero, e anche la differenza che esiste tra la nostra Chiesa e la Chiesa ortodossa riguardo al suo ruolo. Abbiamo distribuito a tutti i fedeli una preghiera per il Papa, che viene recitata in inglese o in greco al termine di ogni Messa.
Il programma del viaggio papale è ancora in fase di studio. Forse, però, possiamo già rispondere a una domanda: Benedetto XVI metterà piede anche nella zona settentrionale dell’isola, occupata dalle truppe turche?
Fin qui non se n’è parlato e credo che non se ne parlerà neppure in seguito.
Ha potuto raccogliere impressioni e attese sulla visita anche al di fuori della comunità cattolica di Cipro?
Credo che siano ancora pochi gli ortodossi che sanno della visita. Incontro quasi ogni giorno gente che non è ancora stata raggiunta dalla notizia. Quando dico che il Papa verrà per davvero si dimostrano contenti. Penso che quando si avvicinerà la data del viaggio si sveglieranno anche i giornali e la tivù. E allora… si salvi chi puó!
La comunità latina è costituita soprattutto da persone semplici, venute a Cipro da Paesi più poveri in cerca di lavoro. Come entreranno in contatto con il Papa? Con quali sentimenti hanno accolto la notizia del suo arrivo?
Tra i nostri fedeli c’è entusiasmo e gioia. Si sentono privilegiati, in un certo senso, perché è un’occasione unica. Credo che nel prosieguo della preparazione il loro entusiasmo sarà ancora più visibile. Il contatto dei lavoratori stranieri e dei vari rifugiati con il Papa avverrà soprattutto il giorno 6 giugno, quando egli celebrerà la solenne Eucaristia nello stadio e tutti potranno vederlo, magari da un po’ lontano. Il Papa non potrà non parlare di loro e per loro, anche se l’enfasi sarà posta sulla consegna dell’Instrumentum laboris del Sinodo d’ottobre ai prelati cattolici del Medio Oriente.
Com‘è consuetudine, Benedetto XVI soggiornerà in nunziatura e la nunziatura, a Nicosia, occupa un’ala del convento francescano. La Custodia di Terra Santa ha colto l’occasione per realizzare dei lavori di riammodernamento e voi frati, al momento, siete «sfrattati». Che tipo di intervento si sta realizzando, quando è iniziato e quando terminerà?
Si è colta questa occasione per rinnovare una casa costruita alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso e mai toccata seriamente per ammodernarla. Era necessario fare dei lavori, soprattutto rinnovare tutto l’impianto elettrico che, a detta degli esperti, si presentava pericoloso. I lavori sono iniziati il 4 gennaio scorso e devono terminare il 15 aprile. Si lavora intensamente e si vedono già i primi risultati. Alla fine avremo un convento più moderno ed efficiente, piú consono alle esigenze della vita odierna. Nello stesso tempo, però, non perderà la semplicità di un luogo francescano. Quod est in votis…
I dintorni del convento/nunziatura hanno un aspetto piuttosto desolante e mostrano ancora le cicatrici lasciate dal conflitto civile degli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Ritiene che le autorità coglieranno l’occasione del soggiorno papale per riqualificare la zona?
Non so rispondere a questa domanda. Finora non ho sentito parlare di un intervento delle autorità locali sugli edifici che sorgono attorno alla chiesa e al convento. Penso che sarà difficile per loro intervenire, oppure potranno intervenire in qualche modo con il permesso dell’Onu (che amministra la zona cuscinetto tra la parte greca e quella turca di Nicosia – ndr). Alle cicatrici e alle rovine dall’altra parte devono pensarci i turchi, se ci pensano! Ma non sarebbe meglio che il Papa vedesse coi suoi occhi la divisione e le rovine che ancora esistono a 35 anni dall’invasione turca?