Tesoro prezioso. La vita contemplativa in Terra Santa
In un dossier di due anni fa ci eravamo occupati delle origini del monachesimo in Terra Santa («All’ombra di Gerusalemme», in Terrasanta n. 1 gennaio-febbraio 2008, pp. 27-42). In questo numero della rivista diamo uno sguardo all’oggi.
«Il monachesimo in Terra Santa – ha scritto il patriarca latino di Gerusalemme mons. Fouad Twal – non dovrebbe essere una realtà marginale o una semplice ricerca personale di Dio. Il monaco e la monaca dovrebbero dare testimonianza al primato di Dio nella vita degli uomini; tendere alla santità, vivendo il binomio ora et labora».
Il ruolo dei contemplativi e delle contemplative, a maggior ragione in Terra Santa, è però ancora più vasto: «Pregare per il mondo e la Chiesa e farsi carico dei problemi di cui soffrono tanti uomini e donne: le guerre, l’assenza di pace, la povertà, la fame, la mancanza di lavoro, le persecuzioni, le divisioni nella Chiesa, la mancanza di sacerdoti, senza trascurare i bisogni personali delle famiglie e degli individui che chiedono consiglio e preghiera. Il monaco fa suo l’anelito all’ecumenismo e al dialogo interreligioso. Con la loro preghiera, l’apertura, l’accoglienza, l’ospitalità e gli scritti, i monaci riflettono il vero volto della Chiesa, sono strumento di salvezza per tutta l’umanità. (…). Sono un prezioso tesoro per la Chiesa di Gerusalemme».
Un tesoro che ha regalato alla Chiesa universale figure di grande spicco. Tra esse la carmelitana Myriam Bawardi, la «piccola araba», che visse fino alla morte nel Carmelo di Betlemme, e la clarissa suor Maria della Trinità, vissuta e morta a Gerusalemme, una mistica che ha distillato perle di spritualità nel suo diario intitolato Colloquio Interiore. (g.c.)