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L'iniziativa di un'associazione di giovani israeliani che affiancano i pastori palestinesi nella difensa dei loro diritti.

Ta’ayush, insieme per la difesa del diritto al pascolo

Chiara Tamagno
8 gennaio 2010
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<i>Ta’ayush</i>, insieme per la difesa del diritto al pascolo
Un gregge al pascolo in Cisgiordania.

In Terra Santa anche il diritto al pascolo è motivo di contesa: lo sanno bene i pastori del deserto del Negev che portano le loro greggi lungo le piste di antica transumanza, dove oggi troneggiano qua e là insediamenti israeliani talvolta ostili. Sono zone aride, prive di vegetazione, dove  pecore e capre si fermano comunque a brucare tra i piccoli e radi arbusti. Tra le colline di Maon e Carmel, ad esempio, sono soliti transitare i pastori, sia palestinesi sia beduini, provenienti dalle zone di Um al-Cheir e di Tubba, che spesso subiscono le minacce o gli attacchi dei coloni insediati ai lati del passaggio.

Per proteggere il diritto di passaggio e di pascolo di questi pastori, si sono mobilitati da qualche anno alcuni giovani israeliani, legati all’Associazione Ta’ayush: coordinati da Amiel Vardi, che nella vita fa il professore di greco e latino all’Università di Gerusalemme, si impegnano a scortare i pastori durante il lento passaggio tra le colline. Un’attività che svolgono almeno una volta la settimana (il venerdì o il sabato). Spiega Amiel: «è un modo per proteggere i pastori, ma anche un’occasione per stare con loro, per familiarizzare e per condividere la fatica del loro cammino». I volontari scendono a piedi, lasciandosi la strada per Hebron alle spalle, e vanno incontro ai ragazzini che guidano le greggi: ormai si conoscono e si mettono al loro seguito. Il ritmo del cammino sembra dato dal brucare delle pecore, che sostano per ore sul pendio assolato: i pastori e i loro amici accompagnatori certo non hanno fretta, anzi si godono ampie pause di silenzio e di contemplazione di un paesaggio incontaminato. Ma non è solo questo. L’aiuto di Ta’ayush comprende anche l’offerta di taniche di acqua, che i volontari portano con i trattori, raggiungendo le grotte o i villaggi dove le famiglie dei pastori vivono in condizioni di estrema povertà. Stanno anche studiando il modo di far arrivare la corrente elettrica, magari sfruttando il calore del sole o il vento.

I volontari di Ta’ayush sono spesso accompagnati dai membri di associazioni internazionali in questo servizio silenzioso ma utile a una categoria sociale ancora oggi tra le più emarginate.

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