Gennaio 2010
Chi salverà l’ebraico?
In Israele il governo ha infatti annunciato l'intenzione di istituire un'apposita giornata per promuovere lo studio della lingua ebraica: si terrà dall'anno prossimo il giorno 21 del mese di Tevet (cioè oggi per il calendario ebraico), nell'anniversario della nascita di Eliezer Ben Yehuda, il padre della lingua moderna. Eppure, in un Paese costituito da immigrati dalle provenienze più diverse la lingua nazionale può serbare più di una sorpresa.
Ecco i cristiani della «città della luna»
Anche in Israele punge l’inverno dei senza casa
Nonostante l'inverno più mite, il freddo arriva anche in Terra Santa. Nel mese di gennaio la temperatura minima nel corso della notte è di poco superiore allo zero e complica la condizione dei senza fissa dimora. Un recente rapporto redatto dall'Università di Tel Aviv e dall'Associazione per i diritti umani in Israele (Acri), stima che nel Paese i senzatetto che vivono direttamente in strada siano circa tremila. Ma sarebbero anche di più secondo il ministero della Salute. Nell'inverno 2008 una cinquantina di persone è morta sulla strada per motivi legati a freddo, violenza, malattie e mancanza di cure.
L’amaro sapore dei datteri
Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania non sono solo case e scuole, ma anche imprese e fattorie. Nella valle del Giordano queste ultime gestiscono soprattutto piantagioni di palme da dattero che ricorrono a una manovalanza palestinese sottopagata (l'equivalente di 10 euro per otto ore di lavoro) e priva di tutele. Sindacati palestinesi e organizzazioni umanitarie israeliane fanno fronte comune per ottenere il rispetto delle norme per la sicurezza sul lavoro, ma si scontrano con la cattiva volontà degli imprenditori e l'assenza di controlli pubblici da parte di Israele.
I muri uccidono la pace
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione di fra Marco Malagola, francescano per lunghi anni al servizio della diplomazia pontificia, sul tema dei muri (il muro di Berlino e il muro israeliano) e della pace. Come il muro di Berlino, scrive il frate, anche il muro israeliano costruito in Terra Santa in questi ultimi anni, un giorno cadrà. Non occorre essere profeti.
Da Tulkarem a Firenze per un triennio di studi
Alaa, Ihab, Mohammed e Maheb sono quattro sedicenni palestinesi. Arrivano da Tulkarem, nord-ovest della Cisgiordania, e dal settembre scorso si trovano a Firenze per diventare periti chimici-biologici. Un'esperienza di studio che durerà tre anni e che è il cuore del Progetto Tulkarem, un'articolata iniziativa che ha messo insieme una scuola superiore fiorentina (l'Itis Leonardo da Vinci), istituzioni, associazioni e imprese toscane, e il governatorato della cittadina palestinese. Il preside del da Vinci ci racconta come è nato il progetto.