Recentemente ho avuto il piacere di presentare a Roma, presso la sede della Delegazione di Terra Santa, un bellissimo libro sul pellegrinaggio del Santo Padre in Giordania, Israele e Palestina (Messaggero di riconciliazione. Lo storico viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa, a cura di Carlo Giorgi, Edizioni Terra Santa, 2009). Il Pellegrino in Terra Santa – ho esordito – è il Papa, non Giovanni Battista Montini, Karol Wojtyla o Joseph Ratzinger. E non lo è neppure Paolo VI (1964), Giovanni Paolo II (2000), Benedetto XVI (2009), separatamente considerati. Il Pontefice regnante non ripete ma continua l’unico «pellegrinaggio del Papa». Chi non prende in considerazione questo aspetto, non può capire come mai Benedetto XVI non abbia celebrato la Messa nei santuari, ma solo all’aperto. E come mai egli non abbia visitato i Luoghi Santi del Mar di Galilea e della Trasfigurazione (Tabor). In verità, il Papa vicario di Cristo, quelle Messe le ha già celebrate e quelle visite le ha già compiute, nelle tappe precedenti dell’unico «pellegrinaggio del Papa». In questa occasione ha voluto andare oltre, continuare. Anzi, nel celebrare le liturgie al di fuori dei santuari medesimi, all’aperto, il Papa ha oggettivamente sostenuto le ragioni della Chiesa, che rivendica la Terra Santa tutta intera come spazio sacro per i cristiani, luogo di pellegrinaggio.
Questo punto va rimarcato con forza. Il 2009 infatti ha visto il tentativo di disattendere l’accordo con lo Stato d’Israele sui pellegrinaggi in Terra Santa. L’accordo risale al 5 luglio 1981. Lo conosco bene essendone stato co-autore assieme agli oramai defunti padre Pierre Medebielle e monsignor Richard Mathes. All’epoca, mentre lo Stato sosteneva che il pellegrinaggio fosse tale unicamente all’interno dei Santuari recintati – e che altrove la Chiesa sarebbe obbligata a contrattare le guide turistiche (in grande maggioranza non cristiane) – la Chiesa sosteneva, come sempre sostiene, che il pellegrinaggio è tale ovunque in Terra Santa. Con l’accordo lo Stato accettava la posizione della Chiesa, che poi ha difeso anche in sede di Cassazione, con iterato successo.
Nel 2009, però, il governo israeliano ha dato segnali di cedimento di fronte alla pressione violenta del sindacato delle guide turistiche. Vantando i suoi indiscussi diritti plurisecolari, la Custodia di Terra Santa è riuscita comunque a far rispettare l’accordo del 1981 per quanto riguarda i Frati minori. Ma per gli altri operatori del settore, la riesumata sfida è ancora in corso, così da rendere più che opportuna la scelta, per questo nuovo capitolo del «pellegrinaggio del Papa», di accentuare, in effetti, lo statuto di «Terra Santa» anche degli spazi aperti.
Confortati dunque da questo messaggio oggettivo che ci è stato lasciato dal Papa, i Frati minori di Terra Santa si impegnano, come parte della loro missione, ad aiutare i ministri del Vangelo a prepararsi sempre meglio per l’animazione dei pellegrinaggi. Così nel mese di novembre 2009, padre Gianfranco Pinto Ostuni, responsabile dell’Ufficio pellegrinaggi presso la Delegazione di Terra Santa a Roma, ha organizzato un corso di preparazione scientifico-religiosa per Frati minori ed altri ministri. Naturalmente il corso si è svolto proprio in Terra Santa.
La parte formativa è stata curata dai professori studiosi dello Studium Biblicum Franciscanum, che ha sede nella Via Dolorosa. È lungo questa Via, la Via Crucis, che i pellegrini si incamminano verso il Sepolcro vuoto, testimone della risurrezione. Questa pure è la «Via» della Chiesa di Terra Santa, che testimonia con incrollabile fiducia che il Sepolcro è infatti vuoto e il Signore veramente Risorto!