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Egitto, arresti dopo la strage dei copti nel sud del Paese

08/01/2010  |  Milano
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Egitto, arresti dopo la strage dei copti nel sud del Paese
Nag Hammadi, 7 gennaio 2010. Cristiani copti affollano la chiesa per rendere l'estremo saluto alle vittime della strage di Natale.

Le autorità egiziane hanno arrestato tre uomini sospettati di essere responsabili dell'uccisione di sette persone fuori da una chiesa dopo la Messa di mezzanotte del Natale copto, mercoledì 6 gennaio, nella città di Nag Hammadi (provincia meridionale di Qena, in Egitto), a 65 chilometri dalle rovine archeologiche di Luxor. Secondo la polizia, la strage va messa in relazione con uno stupro perpetrato nel mese di novembre da un cristiano, nei confronti di una giovane musulmana di 12 anni. Il vescovo Kirollos, della diocesi di Nag Hammadi, ha dichiarato all'agenzia Associated Press che «tutto oggi viene letto in chiave religiosa. Il problema è come azzerare i cristiani in Egitto».


(c.g./e.p.) – Quest’oggi la polizia egiziana ha tratto in arresto tre uomini sospettati d’essere i responsabili della morte delle sette persone uccise fuori da una chiesa dopo la Messa di mezzanotte del Natale copto, mercoledì 6 gennaio, nella città di Nag Hammadi (provincia meridionale di Qena, in Egitto), a 65 chilometri dalle rovine archeologiche di Luxor.

Un’automobile con tre uomini a bordo si era diretta verso un gruppo di fedeli mentre stavano uscendo dalla chiesa della Vergine Maria; gli uomini avevano aperto il fuoco con fucili mitragliatori. Secondo gli inquirenti la strage va messa in relazione con uno stupro perpetrato nel mese di novembre da un cristiano nei confronti di una giovane musulmana di 12 anni. Qualche testimone aveva identificato alcuni di coloro che avrebbero guidato l’attacco armato.

Il vescovo Kyrillos della diocesi di Nag Hammadi ha dichiarato all’agenzia Associated Press che le vittime erano sei fedeli maschi e un agente di sicurezza. Lo stesso vescovo ha dichiarato di aver ricevuto sul suo telefono cellulare, un messaggio di minaccia che diceva: «È il tuo turno» e di aver anticipato per prudenza la veglia di Natale. «Ma i miei fedeli ricevono minacce in strada – ha continuato il vescovo -: urla del tipo "Non vi lasceremo celebrare le vostre feste!"».

Ieri mattina sono scoppiati scontri tra copti inferociti e la polizia nei pressi dell’obitorio dove sono stati inviati i cadaveri delle vittime. Poi le forze dell’ordine sono riuscite a riportare la calma in città. Anche in novembre, subito dopo lo stupro, si erano susseguiti cinque giorni di scontri durante i quali i musulmani della città avevano incendiato e danneggiato proprietà cristiane. «Tutto oggi viene letto in chiave religiosa – ha affermato sconsolato il vescovo -. Sta diventando una guerra di religione nella quale il problema è come azzerare i cristiani in Egitto». Secondo le statistiche, i copti in Egitto sarebbero circa il 10 per cento degli 83 milioni di abitanti, in prevalenza musulmani.

La situazione critica della minoranza copta nel Paese è confermata anche dal recente rapporto sulla libertà religiosa in Egitto, pubblicato dall’Organizzazione egiziana per i diritti umani (Eirp). Il rapporto, che si riferisce all’ultimo trimestre del 2008, segnala un aumento delle violenze di varia natura nei confronti della minoranza copta: in vaste aree del Paese, ad esempio, non viene concessa ai copti l’autorizzazione di costruire una chiesa o di ristrutturare quella già esistente. Il rapporto contiene in ordine cronologico la certosina documentazione della cronaca di violenze, scontri, provvedimenti legislativi e amministrativi che hanno a che fare con la libertà religiosa in Egitto.

Oggi il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, ha inviato un telegramma di solidarietà a papa Shenouda III, patriarca della Chiesa copta. «Insieme – ha scritto tra l’altro il cardinale – condividiamo questa tristezza, insieme preghiamo per la guarigione, la pace e la giustizia».

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