Il 22 novembre la basilica dell’Annunciazione a Nazaret è stata teatro di un evento storico per la Chiesa di Terra Santa: la beatificazione di suor Maria Alfonsina Ghattas, co-fondatrice delle Suore del Rosario di Gerusalemme, congregazione della Chiesa latina che accoglie solo ragazze arabe. Già nel numero scorso di Eco abbiamo tratteggiato la figura straordinaria di questa ragazza che ha avuto una relazione speciale con la Vergine Maria, più volte apparsale nel corso della sua vita.
È la prima volta che una beatificazione avviene in Terra Santa. La celebrazione si è svolta alla presenza di mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi e delegato del Santo Padre, ed è stata presieduta dal patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, che nell’omelia ha sottolineato le virtù eroiche della neo-beata. Ma soprattutto ha voluto indicare la preghiera, il silenzio e la carità verso i più poveri come strade maestre verso la santità.
«Una Chiesa che non suscita santi e sante tra i suoi sacerdoti, i suoi laici ed i suoi religiosi – ha detto – è una madre sterile. Ciò che più conta non è infatti costruire grandi edifici e preparare grandi progetti. Ciò di cui la Chiesa ha più bisogno è la testimonianza dei santi. La santità è un segno di credibilità della Chiesa, ne costituisce la sua lettera credenziale più valida».
Per questa ragione – ha sottolineato il Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa – Madre Maria Alfonsina è una testimone splendida per la Chiesa universale e per la Chiesa di Gerusalemme in particolare: a lei – «Vangelo vivente» – possono ispirarsi oggi i tanti cristiani di Terra Santa che vivono momenti di prova.