Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia
Come i pellegrini italiani, anche quelli ispanici hanno la loro rivista: si chiama "Tierra Santa" e viene letta anche in Sud America e negli Stati Uniti.

Gerusalemme parla in spagnolo

Rosario Pierri
10 dicembre 2009
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Gerusalemme parla in spagnolo
Alcune copertine del periodico spagnolo Tierra Santa.

«Il numero di luglio-agosto 2009 lo dedicheremo alla visita del Papa. Ho scelto frasi, e parti di discorsi particolarmente significativi corredandoli di un commento. Sono cose che restano. Mi soffermo anche su qualche particolare che sui giornali non è apparso. La sicurezza va bene, ma, se un vecchietto a stento ce la fa a camminare, c’è bisogno di star lì a far controlli su controlli?». Padre Emilio Barcena inizia così un breve excursus storico su Tierra Santa mentre è seduto alla scrivania nell’ufficio, dove su una parete appaiono allineate le raccolte della rivista in tutte le lingue. «Le riviste spagnola, italiana e francese nacquero contemporaneamente nel 1921. Si trattava di un unico periodico offerto nelle tre lingue principali parlate nella Custodia di Terra Santa all’epoca. All’inizio usciva ogni quindici giorni sotto forma di un quaderno di sedici pagine più le altre quattro di copertina».

Fu il Custode di allora, padre Ferdinando Diotallevi (1869-1957), a volere la rivista. I tempi erano cambiati e occorreva rispondere alla richiesta di notizie sulla Terra Santa provenienti dall’estero.

«Gli articoli di quei numeri della rivista non erano firmati, portavano la firma, invece, le poesie pubblicate nelle tre lingue. Non bisogna pensare, tuttavia, che gli articoli uscissero sempre contemporaneamente sulle tre riviste. Fin dall’inizio si capì che alcune notizie potevano interessare più un pubblico che un altro. Un argomento di carattere archeologico (una scoperta, un restauro) è per tutti, ma un evento legato a una nazione, un pellegrinaggio proveniente da una determinata regione, una ricorrenza "nazionale" sono certamente più significativi per un lettore di un Paese che per un altro che vive altrove. Fu nel dopoguerra che ogni rivista assunse una più marcata indipendenza dalle altre. Il taglio di Tierra Santa è rimasto immutato nel tempo».

Per dare un’idea di quanto dice, padre Barcena mostra il numero speciale della rivista pubblicato per festeggiare i primi cinquant’anni del periodico: 50 Años: 1921 – 1971. Nell’indice i principali temi ricorrenti fin dalla nascita del periodico: la Bibbia e la Terra Santa, i luoghi santi, i santuari francescani di Terra Santa, l’archeologia, rapporti ecumenici, aspetti politici. «Era la prima volta che mi veniva affidata la direzione della rivista. In quegli anni c’erano sette studenti spagnoli a cui chiesi di scrivere gli articoli raccolti nel numero commemorativo». In quell’occasione Barcena si occupò di archeologia. Il risultato fu un documentato e corposo resoconto dei vari argomenti trattati.

«Tierra Santa ha uno stile divulgativo. Oggi è di grande attualità il dialogo tra le religioni, perciò è bene dare anche spazio ad articoli sull’ebraismo e sull’islam e su ciò che le varie comunità cristiane vivono in questa terra», continua il direttore. La rivista è diffusa nel mondo di lingua spagnola, quindi soprattutto in Spagna e in America Latina, «senza dimenticare gli Stati Uniti, dove, soprattutto a sud, buona parte della popolazione parla spagnolo».

I lettori sono piuttosto vivaci, scrivono per porre domande ed esprimere pareri sugli articoli. «Per un certo periodo abbiamo offerto articoli su questioni bibliche legate in particolare al Nuovo Testamento – continua padre Barcena -. Quest’anno ho pensato di sospendere la rubrica, perché mi è sembrato opportuno dover riprendere, anche sollecitato da vari gruppi di pellegrini, la storia dei santuari, che per noi frati non sono altro che la memoria in forma di monumento di fatti biblici». Dal 1986, a cura di padre Antonio Silva, Commissario di Terra Santa a Lisbona, esce un supplemento alla rivista spagnola in lingua portoghese.

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