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Nella chiesa di Santa Caterina si terranno le celebrazioni del Natale presiedute dal patriarca latino. Fedeli da tutto il mondo partecipano a quella che san Francesco definiva «la festa delle feste».

Betlemme, la festa delle feste

padre Jerzy Kraj ofm
10 dicembre 2009
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Betlemme, la festa delle feste
Alcuni bimbi palestinesi a Betlemme, d'umore natalizio. (foto J. Kraj)

A Betlemme tutto l’anno si celebra il mistero del Natale ma il 24 e 25 dicembre è proprio «la festa delle feste», come amava chiamare il santo Natale il Poverello d’Assisi. Gli occhi ti tutto il mondo sono puntati sulla piccola grotta custodita dalle venerabili mura della basilica bizantina. Per noi, frati della comunità betlemmita, il Natale è sempre una rinnovata gratitudine e gioia ma anche tempo di solenni cerimonie, di responsabilità organizzative e di lavoro senza orari. Alle celebrazioni natalizie introduce l’ingresso solenne del patriarca latino che viene ricevuto con grande solennità sulla piazza della Mangiatoia, al centro della città di Betlemme. Dopo il saluto delle autorità religiose e civili, il pastore della comunità latina viene accompagnato processionalmente, passando per la porta della basilica, nella chiesa francescana di santa Caterina.

Il programma della vigilia è come un preludio per la solenne Messa di mezzanotte. L’ingresso del patriarca, il canto dei primi vespri, la processione con l’incensazione alla sacra Grotta e i concerti sulla piazza antistante la basilica riempiono di devoto spirito e di gioiosa atmosfera le ore pomeridiane e serali della grande attesa. Alle dieci di sera si aprono le porte del santuario. I fedeli locali e i pellegrini muniti del biglietto d’ingresso, distribuiti gratuitamente dai francescani del Centro dCristiana a Gerusalemme, cominciano a riempire la chiesa. Tutti indistintamente devono passare per controlli di sicurezza organizzati dalla polizia palestinese in collaborazione con i frati e i ragazzi scout della parrocchia di Betlemme. Tali norme di sicurezza sono dettate dalla presenza alla Messa di mezzanotte del presidente dell’Autonomia Palestinese, della rappresentanza del suo governo e delle autorità consolari dei Paesi cattolici della vecchia Europa: Italia, Belgio, Francia e Spagna.

Con l’arrivo dei fedeli inizia la veglia di preghiera, composta dai testi biblici, letti dai seminaristi francescani in diverse lingue e intercalati dai canti. I sacerdoti si vestono per la concelebrazione e riempiono tutto lo spazio attorno all’altare. Alle 23.30 entra solennemente il patriarca con i vescovi e i canonici, e comincia la liturgia cantata dell’Ufficio delle Letture. A mezzanotte al suono delle campane con grande giubilo si intona il Gloria. Fra John Bomah, originario del Ghana, primo sagrestano, scopre il bambinello Gesù sistemato sotto l’altare in un’artistica composizione. Il patriarca incensa il Bambino e inizia la celebrazione della Messa di mezzanotte, che è, di certo, unica e speciale per il luogo della sua celebrazione. Al termine della Messa si forma la processione che dalla chiesa di santa Caterina scende nella Grotta della Natività. Arrivati con il Bambino di Betlemme portato dal patriarca davanti all’altare dei greci il diacono canta il Vangelo del racconto della nascita di Gesù. Mentre si esegue il brano di san Luca il patriarca poggia il Bambino sulla stella d’argento sottostante l’altare, che reca la scritta latina: Hic de Maria Virgine Iesus Christus natus est. 1717 «Qui da Maria Vergine è nato Gesù Cristo – 1717» e in seguito lo depone nella mangiatoia. Qui il Bambino rimane esposto alla venerazione fino alla festa dell’Epifania, quando il Custode di Terra Santa durante la solenne liturgia del vespro lo riporta nella chiesa di santa Caterina. Per correttezza storica occorre ricordare che fino al 1847, anno della rifondazione del patriarcato latino, tutte le solennità natalizie a Betlemme venivano presiedute dal padre Custode di Terra Santa.

La festa di Natale a Betlemme riempie di commozione e di speranza. In alcuni lascia un po’ di rammarico per la difficile situazione politica in questa terra che è divisa da muri e che ancora non ha accolto il dono della pace proclamato dagli angeli nella notte della nascita di Gesù. Altri si scandalizzano delle divisioni cristiane e della gestione della basilica sulla base della legge dello status quo. Mi sembra giusto sottolineare, che fino al 1757 i francescani con la comunità latina celebravano la liturgia del Natale nella basilica bizantina. Le arbitrarie sentenze del sultano turco hanno privato i latini dei diritti acquisiti lungo i secoli. Oggi ai latini rimane però il privilegio non solo di venerare la sacra Grotta ma anche di celebrarvi le sante Messe. I francescani, a nome dell’intera cristianità cattolica, sono proprietari della parte della grotta con la mangiatoia e l’altare del Magi. Presso questo altare il giorno del Natale, da mezzanotte fino alle ore 5 del pomeriggio, i sacerdoti celebrano l’Eucaristia attuando il mistero della nascita di Gesù nel sacramento, la Parola ancora una volta si fa carne, e fino al suo ritorno, pone la sua tenda nel cuore di ogni uomo. Ci sono le Messe in arabo per la comunità parrocchiale e poi in tutte le lingue per i pellegrini o membri delle varie comunità che vengono a Betlemme da diverse parti della Terra Santa per vivere il loro Natale nel luogo storico dove il Verbo venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14).

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