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Va in scena l’intifada

Simone Esposito
22 ottobre 2009
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Va in scena l’<i>intifada</i>
(clicca sulla foto per lanciare il video)

Fratelli, prima di ogni cosa. Doppiamente legati dal sangue: quello, comune, che scorre delle loro vene, e quello, comune anch'esso, che scorre nel loro villaggio infiammato dall'intifada. È la storia di Da'ud, Na'im e Halled, i tre personaggi di Masked - Legami di sangue, il testo teatrale dell'israeliano Ilan Hatsor in scena in questi giorni a Roma per la regia di Maddalena Fallucchi. I protagonisti di questo atto unico molto serrato sono tre fratelli palestinesi che vivono nei Territori occupati nel pieno della prima intifada.


Fratelli, prima di ogni cosa. Doppiamente legati dal sangue: quello, comune, che scorre delle loro vene, e quello, comune anch’esso, che scorre nel loro villaggio infiammato dall’intifada. È la storia di Da’ud, Na’im e Halled, i tre personaggi di Masked – Legami di sangue, il testo teatrale dell’israeliano Ilan Hatsor portato in scena in questi giorni a Roma dalla compagnia Il Carro dell’Orsa per la regia di Maddalena Fallucchi.

I protagonisti di questo atto unico molto serrato sono tre fratelli palestinesi che vivono nei Territori occupati nel pieno della prima intifada. Finiscono per ritrovarsi tutti e tre nello spazio ristretto della macelleria dove lavora il più piccolo, Halled (Michele Degirolamo), ma non potrebbero essere più distanti tra di loro: su Da’ud (Massimiliano Mecca), il maggiore, lavapiatti a Tel Aviv, pende l’accusa di essere una spia al soldo dell’esercito israeliano, mentre Na’im (Fabio Pappacena) è un terrorista, combattente delle Tigri della rivoluzione. In mezzo Halled, dilaniato da una situazione di cui non vede via d’uscita, e che non riesce a far tacere il suo sentimento di fratellanza per entrambi.

Masked descrive il conflitto arabo-israeliano per quello che è: l’archetipo della tragedia, dove amore e odio, entrambi furenti, si scontrano in una lotta in cui la storiella dei buoni contro i cattivi non regge, da nessuna delle due parti. Non c’è più una terra contesa, ma una macelleria sanguinolenta. Non ci sono eroi, ma solo uomini, anzi, fratelli, coraggiosi e vigliacchi insieme, spaccati tra l’istinto di sopravvivenza e quello di ribellione, incapaci di trovare una soluzione per via della fatica di riconoscersi in pieno per quello che sono: fratelli, appunto. E non c’è più spazio né tempo: il testo, scritto nel 1990, mantiene una indiscutibile attualità anche vent’anni dopo, e se si cambiassero nomi e toponimi la narrazione non perderebbe un grammo della sua credibilità. «Il testo è scritto come una tragedia greca – spiega la regista Fallucchi, che ha curato la traduzione in italiano e ha portato in scena lo spettacolo per la prima volta in Italia lo scorso anno – ed è scandito come una tragedia, rispettando le unità aristoteliche di tempo, luogo ed azione. Qui non viene dato nessun giudizio morale, ma viene trasmessa empatia enorme da entrambi i fronti». E la reazione dello spettatore, schiacciato tra questi due fronti, è rappresentata in maniera significativa dai gesti e dai toni di Halled, che trema dall’inizio alla fine, urla, strepita e tace, incapace di farsi una ragione di tanto orrore.

Vincitore del primo premio all’Israel Fringe Theater Festival ad Akko, rappresentato al teatro Arabo-Ebraico di Jaffa, a Tel Aviv e poi a New York, Masked ha debuttato lo scorso anno in prima nazionale al Teatro dell’Orologio di Roma. Dopo un’accoglienza molto positiva di critica e pubblico e la candidatura del ventitreenne Digirolamo al premio ETI Gli Olimpici del Teatro nella categoria «attore emergente», lo spettacolo è tornato in scena a Roma, al Teatro Due, dove rimarrà in cartellone fino a domenica 25 ottobre. La compagnia sarà a Milano, al Teatro Franco Parenti, dal 23 novembre al 3 dicembre.

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