Hebron, alla tomba dei Patriarchi
È uno dei luoghi più sacri del Vicino Oriente, per ebrei, cristiani e musulmani e si trova nel cuore di una città ferita da una storia tormentata e da un presente gravido di tensioni. La grotta di Macpela o grotta dei Patriarchi si trova a Hebron, a poca distanza dal luogo dove Abramo accolse i messaggeri del Signore che gli promisero una discendenza numerosa come le stelle del cielo.
Nella grotta di Macpela, secondo la tradizione e i riferimenti biblici (Gen. 23,1-20), furono sepolti Abramo e sua moglie Sara, Isacco e Giacobbe. Dunque un sito antichissimo, costituito da una serie di cavità sotterranee sulle quali fu edificato un imponente complesso architettonico in epoca erodiana: ancora oggi si possono ammirare le poderosa mura di duemila anni fa che circondano lo spazio sacro. Un edificio che nel tempo fu sinagoga, moschea, chiesa crociata… e che si presenta per metà sinagoga e per metà moschea, divise all’interno da un muro che qui separa nettamente anche le fedi. Il luogo sacro fu teatro di stragi che segnarono tragicamente il rapporto tra arabi ed israeliani: nel 1929 gli arabi residenti ad Hebron assediarono le case degli ebrei e uccisero decine di persone tanto che gli inglesi si videro costretti ad allontanare gli ebrei superstiti dalla città; nel 1994 si consumò un altro massacro, questa volta ad opera di un colono ebreo che sparò all’impazzata sui fedeli musulmani raccolti in preghiera uccidendone una trentina. Vicende impresse nella memoria di arabi e israeliani che qui convivono in spazi rigidamente separati e controllati, mentre osservatori internazionali tengono d’occhio una situazione incandescente.
Per accedere alla grotta è necessario superare un attento controllo al check-point israeliano (peraltro non il primo per chi desideri visitare la città di Hebron): la stanza dove è collocata la tomba è circondata da una cancellata in ferro su cui si affollano i fedeli o i visitatori. Di notevole pregio il pulpito che presenta un intarsio antico di rara bellezza: fu regalato da Salad ed-Din (Saladino) alla moschea nel 1191.
Intorno alla tomba c’è chi prega, chi medita in silenzio, mentre un gruppo di ebrei ortodossi è intento a discutere su una mappa per individuare esattamente il punto sotterraneo dove è collocata la tomba: i pareri sono differenti e sembra difficile che i «figli di Abramo» approdino a un accordo.