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Tensioni a Gerusalemme, alla vigilia dello Yom Kippur

28/09/2009  |  Gerusalemme
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Tensioni a Gerusalemme, alla vigilia dello<i> Yom Kippur</i>
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Domenica mattina, 27 settembre, alla vigilia dello Yom Kippur, a Gerusalemme si sono vissuti momenti di tensione quando musulmani ed ebrei si sono scontrati a sassate nel luogo che gli uni e gli altri considerano sacro, la Spianata delle Moschee, che per gli ebrei è il Monte del Tempio. Il bilancio degli scontri è di una quarantina di feriti e cinque arresti. Tutto è avvenuto quando un gruppo di 150 ebrei, coloni ultranazionalisti, è entrato sulla Spianata delle Moschee attraverso la Porta dei Magrebini e i musulmani hanno reagito con una sassaiola. La polizia ha dovuto intervenire per riportare la calma.


Sono stati momenti di tensione quelli vissuti domenica mattina, 27 settembre, a Gerusalemme. Alla vigilia di Yom Kippur, il giorno dell’Espiazione in cui gli ebrei si riconciliano con Dio, musulmani ed ebrei si sono scontrati a sassate nel luogo che gli uni e gli altri considerano sacro, la Spianata delle Moschee, che per gli ebrei è il Monte del Tempio. Il bilancio degli scontri è di una quarantina di feriti – musulmani e qualche agente di polizia – e cinque arrestati. Un gruppo di 150 ebrei, coloni ultranazionalisti, è entrato sulla Spianata delle Moschee attraverso la Porta dei Magrebini, la stessa da cui hanno accesso i turisti, e i musulmani hanno reagito con una sassaiola. È stato necessario l’intervento della polizia che, con lanci di granate assordanti per disperdere la folla e colpi di manganello, ha cercato di riportare la calma. Gli scontri sono poi proseguiti nella città vecchia, nelle cui buie viuzze risuonavano gli inviti a difendere la moschea di Al-Aqsa diffusi dagli altoparlanti delle moschee. I negozi del suq, seppur aperti, hanno mantenuto le saracinesche semichiuse per tutto il giorno.

La vigilia di Yom Kippur, giornata in cui tutto in Israele si ferma in segno di rispetto e osservanza della più importante festa del calendario ebraico, si respirava un’atmosfera di particolare fermento: Gerusalemme si è svegliata presto, complice anche il ritorno all’ora solare. Nella zona ovest, la città nuova, si respirava un’aria semifestiva, con gli autobus in servizio solo fino alle 14 e la gente che si affrettava a sbrigare le faccende prima del tramonto. Poco dopo le 17, infatti, la sirena ha suonato e tutto si è fermato. Il traffico, solitamente frenetico e caotico, è sparito: solo gente a piedi in mezzo alla strada che passeggiava in silenzio. Un silenzio quasi irreale. L’aeroporto è stato chiuso e il traffico aereo è stato sospeso dall’una di pomeriggio. Anche la tivù ha interrotto i suoi programmi: solo una scritta bianca su campo nero occupava lo schermo dei molti canali israeliani: «La programmazione riprenderà dopo Yom Kippur». Persino i siti Internet di notizie (quasi tutti) hanno sospeso l’aggiornamento in tempo reale. Per una intera giornata, fino al tramonto di oggi, è proibito mangiare, bere, lavarsi, indossare scarpe di pelle. Ogni energia e ogni pensiero devono essere rivolti all’espiazione dei peccati e al pentimento. Per questo motivo ci si veste di bianco, segno di purezza d’animo. Ed erano tanti gli ebrei che si sono riversati al Muro del Pianto a pregare: a vederli dall’alto erano una macchia bianca che ondeggiava nel tipico movimento della preghiera.

Gli scontri di domenica mattina non sono stati un fulmine a ciel sereno, ma il frutto di timore e preoccupazione che si percepivano negli ambienti musulmani già da qualche giorno. Lo scorso giovedì, infatti, il gruppo radicale Movimento per la edificazione del Santuario, aveva annunciato l’intenzione di entrare nella Spianata. Il movimento è composto per lo più da coloni ebrei ultranazionalisti che predicano la costruzione di un nuovo – il terzo – tempio ebraico, e l’iniziativa è sostenuta in larga parte da due rabbini-coloni, Dov Lior e Eliezer Waldman. Nel comunicato diffuso nei giorni scorsi si leggeva, tra l’altro, «dovrete compiere abluzioni purificatorie, evitare di calzare scarpe di pelle, mantenere sempre un timore reverenziale come d’obbligo quando si entra nel palazzo del Re». Per questo motivo molti musulmani hanno trascorso la notte in moschea, dormendo nei sacchi a pelo, pronti a presidiare la zona in caso di incursione. Anche lo sceicco Mohammed Al-Tamimi, presidente dei tribunali islamici palestinesi, aveva rivolto un appello ai fedeli affinché difendessero i luoghi sacri.

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