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Ripensando Ratzinger allo Yad Vashem

04/08/2009  |  Gerusalemme
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Ripensando Ratzinger allo<i> Yad Vashem</i>
Gerusalemme, 11 maggio 2009. Benedetto XVI mentre pronuncia il suo discorso al Memoriale dell'Olocausto.

Lo Yad Vashem, il memoriale dell'Olocausto a Gerusalemme, «riabilita» Benedetto XVI. L'11 maggio scorso il Pontefice visitò, tra i primissimi atti pubblici del suo pellegrinaggio in Israele, il memoriale dell'Olocausto, pronunciando un discorso considerato «tiepido» e contestato da non pochi israeliani. Sul numero di luglio della rivista periodica dello Yad Vashem, invece, l'editoriale, firmato da Leah Goldstein, definisce la visita del Papa come «storica e positiva» e capace di «aumentare la consapevolezza dell'Olocausto nel mondo».


(c.g.) – Lo Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme, «riabilita» Benedetto XVI. L’11 maggio scorso il Pontefice visitò, tra i primissimi atti pubblici del suo pellegrinaggio in Israele, il memoriale dell’Olocausto, pronunciando un discorso considerato «tiepido» e contestato da non pochi israeliani. Sul numero di luglio della rivista periodica dello Yad Vashem, invece, l’editoriale, firmato da Leah Goldstein, definisce la visita del Papa come «storica e positiva» e capace di «aumentare la consapevolezza dell’Olocausto nel mondo».

A maggio le polemiche sul discorso del Papa avevano trovato spazio sui maggiori media. Il presidente del Consiglio dello Yad Vashem, il rabbino Israel Meir Lau, egli stesso sopravvissuto alla Shoah, in quel frangente si lamentò ad esempio del fatto che il Papa avesse usato nel suo discorso, riferendosi alle vittime ebree innocenti,  la parola «milioni» invece dell’espressione più precisa «sei milioni»; così come si lamentò per l’uso della parola «uccisi» invece di «trucidati». «C’è una differenza enorme tra uccisi e trucidati – spiegò Lau – specialmente in un discorso che è stato letto e riletto da così tante persone». Lau aggiunse anche la convinzione che il discorso non avesse «una singola parola di condoglianze, compassione o condivisione con il dolore del popolo ebraico in quanto tale. Mentre erano molti gli spunti riferiti al dolore dell’umanità, in modo più generale».

Di stampo diverso le parole della Goldstein nell’editoriale della rivista del memoriale: «Nonostante la mancanza nel suo intervento di riferimenti all’antisemitismo e all’identità nazista degli assassini e dei loro complici – puntualizza la Goldstein -, la visita di Papa Benedetto XVI allo Yad Vashem è stato un avvenimento positivo e significativo che sicuramente aumenterà la consapevolezza dell’Olocausto nel mondo. Le sue precisazioni, durante la visita in Israele, a proposito dell’Olocausto, hanno rafforzato il suo messaggio complessivo: ovvero, quello di onorare e rispettare le vittime e i sopravvissuti della Shoah; e di abbracciare quei valori umani basilari che rafforzano la convivenza umana».

«Nel suo discorso alla Sala della Rimembranza, trasmesso in diretta in tutto il mondo, il Papa ha parlato nell’importanza di ricordare le vittime dell’Olocausto e l’identità incarnata nei loro nomi – spiega la Goldstein -, e ha denunciato la negazione dell’Olocausto come inaccettabile: “La Chiesa cattolica prova una profonda compassione e rispetto per le vittime… Sono profondamente grato a Dio e a voi dell’opportunità di stare qui in silenzio: un silenzio per ricordare, un silenzio per pregare, e un silenzio per sperare”».

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