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Da Israele via libera ai turisti che fanno tappa in Cisgiordania

26/08/2009  |  Gerusalemme
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Da Israele via libera ai turisti che fanno tappa in Cisgiordania
Betlemme, piazza della Mangiatoia. Un gruppo di turisti si dirige verso l'ingresso della basilica della Natività.

Notizie delle ultime settimane riferivano di restrizioni imposte dal ministero dell'Interno israeliano ai turisti in transito in località dei Territori Palestinesi. Lo stesso ministero ha però precisato che turisti e pellegrini possono continuare a visitare liberamente i luoghi santi situati in Cisgiordania. Le accuse sulle presunte restrizioni, riferite in primo luogo dal quotidiano Haaretz, avevano provocato anche le critiche del ministero israeliano del Turismo. Al punto che il titolare del dicastero, Stas Misezhnikov, ha chiesto l'intervento del primo ministro e del Parlamento con una lettera dai toni molto duri.


Notizie delle ultime settimane riferivano di restrizioni imposte dal ministero dell’Interno israeliano ai turisti in transito in località dei Territori Palestinesi. Lo stesso ministero ha però precisato che turisti e pellegrini possono continuare a visitare liberamente i luoghi santi situati in Cisgiordania. Le accuse sulle presunte restrizioni, riferite in primo luogo dal quotidiano Haaretz, hanno provocato anche le critiche del ministero del Turismo di Israele.

Il 16 agosto, infatti, il ministro del Turismo Stas Misezhnikov ha inviato una lettera dai toni molto duri al primo ministro Beanjamin Netanyahu, criticando il ministero dell’Interno per le restrizioni. Il testo addebitava anche al dicastero degli affari interni di perseguire una politica immigratoria aspra e insensibile che, potenzialmente, potrebbe inficiare i flussi turistici verso Israele.

Secondo un articolo pubblicato da Haaretz il 13 agosto, nei tre mesi precedenti numerosi visitatori stranieri diretti in Cisgiordania per ragioni di lavoro o per diletto si sono visti apporre sui passaporti il timbro Palestinian Authority Only («Esclusivamente Autorità Palestinese»). In alcuni casi, le autorità hanno anche spiegato loro che avrebbero dovuto rivolgersi all’Amministrazione civile per ottenere il permesso di entrare in territorio israeliano dai Territori. Secondo Haaretz tra coloro che si sono visti imporre le restrizioni vi sono uomini d’affari e investitori stranieri, ma anche persone con parenti in Cisgiordania, personale universitario, operatori di agenzie umanitarie. Tutti comunque cittadini di Paesi occidentali.

Nella sua lettera, Misezhnikov critica le restrizioni riferite dalla stampa dicendo: «Va da sé che la decisione presa dal ministero dell’Interno crea un danno significativo all’immagine di Israele e ai flussi turistici di coloro, nel corso di un viaggio in Israele, intendono recarsi anche nei luoghi santi situati nelle aree dell’Autorità Palestinese ». Il ministro termina la lettera chiedendo su questi temi un dibattito parlamentare alla Knesset.

In un commento rilasciato ieri a Terrasanta.net il ministero del Turismo israeliano fa notare che in questi giorni la Knesset è chiusa per la pausa estiva, ma che Misezhnikov ha già ricevuto una prima risposta dal direttore del Dipartimento per i valichi e i controlli di frontiera. Il funzionario ha cercato di calmare le acque spiegando che «un turista che, al suo arrivo in frontiera, dichiara di essere diretto "esclusivamente verso aree sotto il controllo dell’Autorità palestinese" si vedrà apporre sul passaporto un timbro in tal senso. Un turista che invece dichiara di voler entrare in Israele e nei Territori palestinesi si vedrà apporre il regolare visto turistico di categoria B2».

Secondo Lydia Weitzman, consigliere per la stampa estera del ministero del Turismo israeliano, ciò significa che «non ci sono limitazioni sui viaggi a scopo turistico e che i turisti riceveranno un visto conforme a quanto dichiarano». La funzionaria aggiunge che «le restrizioni non si applicano a coloro che atterrano all’aeroporto Ben Gurion, ma soltanto a chi transita per il ponte di Allenby (il principale valico tra Giordania e Territori palestinesi, amministrato da personale israeliano – ndr). Non c’è quindi alcun impedimento a viaggi turistici in Israele che prevedano anche, ad esempio, tappe a (città palestinesi come) Betlemme o Gerico. Al contrario vi è un incremento continuo di visitatori a quelle località».

Weitzman spiega poi che il ministero del Turismo è in contatto con quello dell’Interno «per monitorare gli sviluppi».

Nella sua lettera al capo del governo, il ministro Misezhnikov ha stigmatizzato anche un recente raid condotto dalla polizia nello Sheraton Hotel di Tel Aviv, in pieno giorno e in alta stagione, alla ricerca di lavoratori stranieri clandestini. «Il raid, durato alcune ore proprio mentre molti turisti si trovavano nell’albergo, ha seminato inutile panico e confusione e danneggiato l’immagine di Israele», ha scritto il ministro. Il quale ha anche criticato il collega dell’Interno per aver richiesto ai tour operator il versamento di garanzie personali fino a decine di miligiaia di shekel a titolo di cauzione per i casi in cui i turisti non tornino da dove sono venuti al termine del viaggio. «Questo decreto rappresenta un nuovo ostacolo per molti tour operator che gestiscono flussi turistici dai Paesi elencati nel decreto. In questo modo Israele rinuncia alle visite di migliaia di pellegrini di varie nazioni», ha osservato il ministro.

L’uomo politico ha poi evidenziato che l’industria turistica rappresenta «uno dei più importanti motori di crescita dell’economia israeliana» e fatto notare che 3 milioni di turisti hanno visitato Israele nel 2008. Il loro contributo diretto al benessere economico del Paese ammonta a 25 miliardi di shekel (oltre 4 miliardi e mezzo di euro) e a posti di lavoro per 90 mila addetti, per lo più in località periferiche (in modo indiretto vengono fatti circolare 52 miliardi di shekel e si dà occupazione a 16 mila persone)».

«Putroppo, mentre il ministero del Turismo si adopera per incoraggiare il turismo, il ministero dell’Interno frustra i nostri sforzi di marketing e le attività del ministero e dell’intero settore», ha lamentato Misezhnikov, aggiungendo che le politiche di immigrazione «non dovrebbero essere pedanti e prive della dovuta delicatezza». Il ministro ha osservato che nelle ultime settimane una simile sensibilità pare essere «venuta meno nelle politiche adottate dal ministero dell’Interno».

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