Lungo la strada che da Gerusalemme conduce a Betlemme si nota, entrando nel quartiere di Talpiyot, un alto e compatto muro di cinta posto sul lato sinistro della carreggiata. All’esterno nessuna targa, solo un portone color giallo chiaro e una vecchia campana a riposo, ormai sostituita dal campanello elettrico. Si tratta del monastero Santa Chiara, abitato dalle monache di clausura figlie e sorelle di Chiara d’Assisi, la «pianticella» di san Francesco.
Il monastero viene fondato nel 1890 dalla francese madre Elisabetta del Calvario (al secolo Elisa Gaby): donna di grande carisma, dal cuore di fuoco e dalla volontà di ferro, Elisabetta diventa abbadessa dopo solo sei anni di vita religiosa, appena trentaduenne. Superando enormi difficoltà e opposizioni, nel 1884 riesce a portare le figlie di santa Chiara a Nazaret, ma il sogno è di fermare i loro piedi alle porte di Gerusalemme. Porte che si aprono finalmente nel 1888, quando madre Elisabetta «pianta le tende» della primissima presenza clariana nei pressi del monte Sion. Due anni dopo, il gruppo di giovani e intraprendenti sorelle si installa definitivamente nell’attuale monastero.
La vita di un monastero di claustrali a volte è segnata da fatti e persone rilevanti o che sono considerati tali, talvolta, decenni dopo.
Il 24 giugno 1898 arriva al monastero di Gerusalemme fratel Charles de Foucauld. Vi resta più di sei mesi, fino all’inizio del 1899. Per oltre un anno ha soggiornato presso le clarisse di Nazaret, lavorando e passando parte delle sue notti e dei suoi giorni pregando, meditando, scrivendo e adorando il Santissimo Sacramento nella cappella delle monache. Le claustrali lo ritengono un santo e non si sbagliano: Charles de Foucauld verrà beatificato da Benedetto XVI il 13 novembre 2005.
Un secondo fatto di notevole importanza accade nel 1914, quando i turchi obbligano le clarisse a lasciare la Terra Santa. Allo scoppio della prima guerra mondiale la Germania e i suoi alleati (come l’Impero ottomano che governa la Palestina) espellono tutti i cittadini dei Paesi nemici. Le clarisse di Gerusalemme, essendo francesi, si rifugiano ad Alessandria d’Egitto. Vi nasce un monastero che avrà numerose vocazioni, tanto che alla fine della guerra, un gruppo di religiose rimane in quella città. È alle clarisse di Gerusalemme che si deve, quindi, la presenza delle figlie di Chiara in terra d’Egitto.
Terzo fatto notevole: tra le decine di clarisse che han passato tutta la loro esistenza evangelica a Gerusalemme, ve ne è una che ha fatto parlare di sé dopo la morte. Si tratta di Luisa Jaques, figlia di missionari calvinisti svizzeri, nata nel Transvaal (Sud Africa) nel 1901. Dopo un lungo e travagliato cammino di ricerca, nel 1938 approda presso le clarisse di Gerusalemme e prende il nome di suor Maria della Trinità. Per ordine del confessore scrive il «racconto della sua conversione e vocazione» e «appunti» con i pensieri che la voce divina fa risuonare dentro di lei. Muore nel 1942, ad appena quarantuno anni di età. I suoi scritti, pubblicati in diverse lingue, entrano a far parte del patrimonio della spiritualità cristiana. Nel 2004, in occasione del Centenario Clariano (1254-2004), i biblisti francescani Claudio Bottini e Lino Cignelli hanno curato la nona edizione, riveduta e ampliata, dello scritto più noto di suor Maria della Trinità, Colloquio Interiore (copie del volume sono disponibili presso le Edizioni Terra Santa, a Milano).
Col passaggio della Palestina sotto il Mandato britannico, nel 1918, il monastero diviene il punto di riferimento per i soldati inglesi e gli arabi cristiani locali che affollano le messe domenicali. Nel 1948, con lo scoppio della prima guerra arabo-israeliana, l’edificio si ritrova nella zona ebraica di una Gerusalemme ormai divisa.
Negli anni Cinquanta e Sessanta giungono in Terra Santa alcune clarisse provenienti da monasteri francesi che stanno chiudendo i battenti. Le motivazioni che le hanno spinte a venire nella città santa sono fondamentalmente due: vivere dove Gesù ha sofferto e stare in mezzo al popolo di Israele. Alcune di queste sorelle infatti, durante la seconda guerra mondiale, sono state profondamente toccate dal vedere partire treni carichi di ebrei verso i campi di sterminio. Altre hanno loro stesse origini ebraiche. Una sensibilità, quella del dialogo con il mondo ebraico, che fa parte del Dna delle clarisse di Gerusalemme. Il desiderio di comunicare con gli amici ebrei ha sempre spinto le sorelle ad apprendere l’ebraico, mentre i contatti con il mondo arabo-cristiano sono stati mantenuti grazie alle monache di provenienza araba.
Alla fine degli anni Sessanta anche le clarisse di Gerusalemme soffrono le conseguenze di una crisi di vocazioni ormai crescente nella Chiesa. Nel 1984 il Custode di Terra Santa, fra Carlo Cecchitelli, promuove la venuta a Gerusalemme di alcune clarisse messicane, che però fanno ritorno in patria dopo tre anni.
Alla fine degli anni Ottanta il numero delle claustrali è di nuovo in calo, mentre cresce l’età media della comunità. Nel 1988, in occasione del centenario della presenza clariana a Gerusalemme, il ministro generale dei Frati minori, fra John Vaughn, invia una bellissima lettera alle clarisse di tutto il mondo per chiedere che questo monastero mantenga il carattere di internazionalità, con sorelle provenienti da diversi Paesi. Nei tre anni successivi nove sorelle giungono a Gerusalemme da diverse parti del mondo per portare nuovo entusiasmo e nuova linfa.
Nel 2007 il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, in comunione con il patriarca latino di Gerusalemme, si rivolge alla Federazione Umbra delle Clarisse per scongiurare la chiusura del monastero di Gerusalemme, abitato ormai da poche e anziane sorelle. La Federazione risponde con generosità inviando, nel settembre 2008, sei giovani clarisse, due ruandesi e quattro italiane. Oggi le figlie di santa Chiara a Gerusalemme sono 15, di 5 nazionalità differenti, dai 37 ai 96 anni d’età.