La casa delle parabole
A Taybeh, unico villaggio interamente cristiano nel cuore della Samaria, la casa raccoglie la memoria di una tradizione forte, profondamente radicata nel cuore di ciascuno.
Tra le costruzioni più antiche ce n’è una molto particolare, mostrata con orgoglio da abuna Raed, il parroco cattolico del paese. Vi si accede dal piazzale antistante la chiesa: una casupola bassa, dalla porticina minuscola che invita ad abbassare il capo per entrare. è detta «la casa delle parabole» (nella foto) perché dentro sono stati raccolti gli oggetti cui ha fatto riferimento Gesù nei suoi racconti tratti dalla vita quotidiana: abuna Raed ci fa notare un buco sotto la porticina di ingresso e spiega che da quell’apertura il giovane protagonista del Cantico dei Cantici doveva mostrare la mano per farsi riconoscere dalla sua amata. Di qui si accede nella stanza principale; basta salire due gradini per raggiungere l’ampia area leggermente sopraelevata dove di giorno si svolgeva la vita della famiglia e dove la sera il padre allungava i giacigli su cui dormivano tutti insieme. E si capisce bene perché non gli era facile andare ad aprire all’amico che gli chiedeva il pane nel cuore della notte…
L’occhio coglie tanti altri particolari che richiamano le più celebri parabole del Vangelo: la lampada e il moggio, la macina, l’otre vecchio e quello nuovo, la stampella del tipo usato dai malati guariti da Gesù… Il soffitto presenta un foro che veniva aperto nei giorni caldi e che spiega l’idea di calare il paralitico nella casa dove si trovava il Signore. Anche la disposizione degli ambienti ricorda l’assetto antico: la zona per i piccoli animali vicino all’ingresso, la stanza principale dove la famiglia accoglieva l’ospite, consumava i pasti e dormiva, l’area adibita a cucina sul retro dove le donne si rifugiavano quando entrava un ospite straniero, infine la zona dei grandi animali, la più calda, dove probabilmente partorì la madre di Gesù.