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Israele: nessun sequestro di beni della Chiesa è in corso

08/06/2009  |  Roma
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Le asserzioni secondo cui il capo esattore del ministero delle Finanze avrebbe posto sotto sequestro i fondi delle istituzioni cattoliche in Israele per costringerle ad adempiere agli obblighi fiscali sono state precisate dall'ambasciata di Israele presso la Santa Sede. Nel pomeriggio la rappresentanza diplomatica ha emesso un comunicato in cui afferma che non vi sarà alcun sequestro. Così recita la nota: «Il sequestro di fondi del Ministero dell'Educazione destinati ad alcune istituzioni educative della Chiesa cattolica in Israele non sarà effettuato. La situazione rimane immutata».


Le notizie secondo cui il capo esattore del ministero delle Finanze israeliano avrebbe posto sotto sequestro i fondi delle istituzioni cattoliche in Israele per costringerle ad adempiere agli obblighi fiscali sono state rettificate dall’ambasciata di Israele presso la Santa Sede.

Secondo un dispaccio pubblicato questa mattina dall’agenzia Asia News Yehezkel Abrahamoff, alto funzionario del ministero delle Finanze aveva ordinato il sequestro per indurre la Chiesa a pagare le tasse senza attendere le risultanze dei negoziati in corso tra Santa Sede e Israele per dare applicazione all’Accordo fondamentale concluso tra le due parti nel 1993. Elemento centrale di quei negoziati è precisamente lo statuto fiscale da applicare alle proprietà e attività ecclesiastiche in Israele.

L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede, però, questo pomeriggio ha emesso un comunicato che recita così: «In risposta ad alcuni quesiti posti da diverse testate giornalistiche e a seguito di ulteriori accertamenti, l’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede informa che il sequestro di fondi del Ministero dell’Educazione destinati ad alcune istituzioni educative della Chiesa cattolica in Israele non sarà effettuato e che la situazione rimane immutata».

Quanto riferito in mattinata dalla stampa aveva sorpreso coloro che prendono parte ai colloqui per risolvere le questioni ancora insolute correlate all’Accordo fondamentale. Ci si attendeva infatti che il viaggio appena compiuto da Benedetto XVI in Israele contribuisse alla conclusione dei colloqui.

Commentando le notizie riportate in mattinata, padre David Maria Jaeger, delegato per l’Italia della Custodia di Terra Santa, definiva la decisione di Abrahamoff come una «clamorosa iniziativa» che si spera «venga sconfessata» dal governo israeliano alla luce dei negoziati in corso.

Padre Jaeger prevedeva che se eravamo in presenza della decisione individuale di un funzionario governativo poco informato, allora «entro poche ore essa verrà sconfessata o ribaltata dai suoi superiori, in ottemperanza al noto impegno pattizio dello Stato (nel quadro del suo Accordo fondamentale con la Santa Sede), di astenersi rigorosamente da tali mosse unilaterali in pendenza di negoziato sul piano del diritto pubblico internazionale».

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