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Ratzinger nei luoghi più santi per musulmani ed ebrei

12/05/2009  |  Gerusalemme
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Ratzinger nei luoghi più santi per musulmani ed ebrei
Il Papa in raccoglimento davanti al Muro Occidentale.

L'ingresso nella Cupola della Roccia, l'incontro con le autorità musulmane alla Spianata delle moschee e la visita al Muro occidentale, dove (come già Giovanni Paolo II) anche Benedetto XVI ha lasciato nelle fessure di ciò che resta del tempio un biglietto. E ha sostato qualche secondo in raccoglimento e preghiera. Sono stati questi i momenti salienti della prima parte della mattinata di oggi. Una seconda giornata di viaggio che si è aperta con le inevitabili reazioni al discorso tenuto ieri pomeriggio allo Yad Vashem e all'incursione vera e propria di un capo musulmano durante l'incontro interreligioso di ieri sera al Centro Notre Dame.


L’ingresso nella Cupola della Roccia, l’incontro con le autorità musulmane alla spianata delle moschee e la visita al Muro occidentale, dove (come già Giovanni Paolo II) anche Benedetto XVI ha lasciato nelle fessure di ciò che resta del tempio un biglietto. E ha sostato qualche secondo in raccoglimento e preghiera. Sono stati questi i momenti salienti della prima parte della mattinata di oggi.

Una seconda giornata di viaggio in Israele che si è aperta con le inevitabili reazioni al discorso tenuto ieri pomeriggio allo Yad Vashem (il Jerusalem Post mette in evidenza come siano mancate da parte del Papa parole di rincrescimento e di scusa) e all’incursione vera e propria di un capo musulmano durante l’incontro interreligioso di ieri sera al Centro Notre Dame. Un discorso tutto centrato sui temi dell’oppressione nei confronti dei palestinesi e di denuncia dei crimini compiuti a Gaza dall’esercito israeliano, che ha provocato ieri sera una dichiarazione del responsabile della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi («L’intervento dello sceicco Tayssir At-Tamimi non era previsto dagli organizzatori dell’incontro. In un evento dedicato al dialogo, tale intervento è stato una negazione del dialogo. Ci si augura che questo incidente non comprometta la missione del Papa diretta a promuovere la pace e il dialogo tra le religioni, come egli ha chiaramente affermato in molti discorsi di questo viaggio. Ci si augura anche che il dialogo interreligioso nella Terra Santa non venga compromesso da questo incidente.»). In mattinata è giunto anche un duro comunicato da parte del governo israeliano, che denuncia l’abuso dell’imam Tamimi e stigmatizza l’imbarazzo creato al Pontrefice da un tale intervento.

Sarà stato per timori di nuovi incidenti o per non offrire altra platea alle rivendicazioni musulmane che l’incontro con il gran mufti Muhammad Ahmad Hussein, lo stesso che ieri mattina era stato costretto a tenere la sua conferenza stampa in un campo profughi di Gerusalemme Est, è stato praticamente oscurato dalla televisione israeliana. Solo le poche decine di giornalisti e fotografi presenti hanno potuto riferire che il Papa si sarebbe tolto le scarpe prima di entrare in moschea e di ricevere i saluti dalle autorità musulmane presenti. È toccato poi al Santo Padre prendere la parola: «La Cupola della Roccia conduce i nostri cuori e le nostre menti a riflettere sul mistero della creazione e sulla fede di Abramo. Qui le vie delle tre grandi religioni monoteiste mondiali si incontrano, ricordandoci quello che esse hanno in comune. Ciascuna crede in un solo Dio, creatore e regolatore di tutto. Ciascuna riconosce Abramo come proprio antenato, un uomo di fede al quale Dio ha concesso una speciale benedizione. Ciascuna ha raccolto schiere di seguaci nel corso dei secoli ed ha ispirato un ricco patrimonio spirituale, intellettuale e culturale».

«In un mondo tristemente lacerato da divisioni – ha proseguito – questo sacro luogo serve da stimolo e costituisce inoltre una sfida per uomini e donne di buona volontà ad impegnarsi per superare incomprensioni e conflitti del passato e a porsi sulla via di un dialogo sincero finalizzato alla costruzione di un mondo di giustizia e di pace per le generazioni che verranno».

Ha poi concluso: «Sono venuto a Gerusalemme in un pellegrinaggio di fede. Ringrazio Dio per questa occasione che mi è data di incontrarmi con voi come Vescovo di Roma e Successore dell’Apostolo Pietro, ma anche come figlio di Abramo, nel quale “tutte le famiglie della terra si diranno benedette” (Gn 12,3; cfr Rm 4,16-17). Vi assicuro che è ardente desiderio della Chiesa di cooperare per il benessere dell’umana famiglia. Essa fermamente crede che la promessa fatta ad Abramo ha una portata universale, che abbraccia tutti gli uomini e le donne indipendentemente dalla loro provenienza o da loro stato sociale».

Lasciata la Spianata delle Moschee il Papa ha poi raggiunto il Muro occidentale, dove è stato accolto dal ministro del turismo Stas Misezhnikov. Breve ma densa di significato la cerimonia nel luogo più importante per l’ebraismo. Davanti a ciò che resta del muro esterno del secondo Tempio (ampliato da Erode il Grande e distrutto nell’anno 70 d.C.), il Papa ha recitato in latino uno dei Salmi delle ascensioni (il Salmo 122) che i pellegrini ebrei intonavano quando giungevano in vista della città santa. Ratzinger ha poi inserito in una fessura del muro un biglietto che riporta la seguente preghiera (nostra traduzione dall’originale in lingua inglese):

Dio di tutti i secoli (di tutti i tempi/della storia intera)
nella mia visita a Gerusalemme, la “Città della Pace”,
casa spirituale per Ebrei, Cristiani e Musulmani allo stesso tempo,
porto dinanzi a te le gioie, le speranza e le aspirazioni,
le prove, la sofferenza e il dolore di tutto il tuo popolo in tutto il mondo.
Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe,
ascolta il grido degli afflitti, di coloro che hanno paura, che sono abbandonati,
manda la tua pace su questa Terra Santa, sul Medio Oriente,
sull’intera famiglia umana;
muovi i cuori di tutti coloro che invocano il tuo nome,
affinché camminino umilmente nel sentiero della giustizia e della compassione.
“Buono è il Signore con chi spera in lui,
con colui che lo cerca” (Lam 3,25).

Al termine il Papa ha salutato alcuni dei presenti e, dopo aver ricevuto dei doni, è risalito in automobile diretto al Gran Rabbinato dove ha pronunciato un discorso incentrato sulle positive relazioni avviate da alcuni anni, grazie anche all’impulso di Giovanni Paolo II, tra la Santa Sede e il massimo organismo rabbinico israeliano.

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