Quarantacinquemila fedeli si sono riuniti questa mattina, 14 maggio, attorno al Papa per ascoltare le sue parole e per comprendere meglio il messaggio di Nazaret. Fedeli da tutta la Galilea, cattolici melchiti, latini e maroniti, ma anche delle altre confessioni cristiane, riversatisi in questo angolo di Terra Santa quando era ancora notte fonda. Nazaret, terza grande celebrazione dopo Gerusalemme e Betlemme, ha visto una massiccia partecipazione di popolo, ma soprattutto ha dato l'idea di una comunità cristiana, quella di Galilea, distante non solo geograficamente da Gerusalemme e dai Territori palestinesi. Una Chiesa fatta di una pluralità di tradizioni e di riti che restituisce però l'immagine di una comunità coesa.
Quarantacinquemila fedeli (secondo la polizia israeliana) si sono riuniti questa mattina, 14 maggio, attorno al Papa per ascoltare le sue parole e per comprendere meglio il messaggio di Nazaret. Fedeli da tutta la Galilea, cattolici melchiti, latini e maroniti, ma anche delle altre confessioni cristiane, riversatisi in questo angolo di Terra Santa quando era ancora notte fonda. Moltissime le comunità di neo-catecumenali provenienti da tutta Europa e perfino dall’America Latina, con i loro colorati striscioni e bandiere. E infine gli immigrati cattolici delle varie cappellanie, in un caleidoscopio di colori e di razze.
Nazaret, terza grande celebrazione dopo Gerusalemme e Betlemme, ha visto una massiccia partecipazione di popolo, ma soprattutto ha dato l’idea di una comunità cristiana, quella di Galilea, distante non solo geograficamente da Gerusalemme e dai Territori palestinesi. Una Chiesa fatta di una pluralità di tradizioni e di riti che restituisce però l’immagine di una comunità coesa nella testimonianza dell’unica fede in Cristo.
Nazaret ha segnato appunto l’«irruzione» della tradizione orientale, con le sue melodie e i suoi inni, e perfino della lingua ebraica (parlata ormai correntemente anche dalla maggioranza degli arabi di Galilea) nella liturgia della Messa papale.
Non a caso il Santo Padre, arrivato da Gerusalemme in elicottero e poi fatto entrare nell’immenso anfiteatro predisposto al Monte del Precipizio in «papamobile», è stato accolto dall’arcivescovo melchita di Akko e di tutta la Galilea mons. Elias Chacour, pastore della più numerosa Chiesa cattolica di Terra Santa (circa 40 mila fedeli). Non a caso la liturgia ha attinto a piene mani dalla ricchezza della tradizione liturgica melchita e maronita. E non a caso, accanto all’arabo (la lingua dei cristiani di Terra Santa e del Medio Oriente) alcune invocazioni e preghiere sono state pronunciate in ebraico (la lingua anche della piccola comunità cattolica ebreofona, presente alla celebrazione con tanto di bandiere israeliane).
La Messa di Nazaret ha di fatto chiuso la parte più pastorale della visita di Benedetto in Terra Santa, e concluso ufficialmente l’Anno della Famiglia. Presente a questo proposito il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. E l’omelia di Benedetto è stata tutta incentrata appunto sul messaggio di Nazaret e sulla necessità di guardare alla Sacra Famiglia come parametro per la costruzione di una società veramente fondata sull’amore.
«È mia speranza – ha detto il Papa – che questa tappa del mio pellegrinaggio attiri l’attenzione di tutta la Chiesa verso questa città di Nazaret. Abbiamo tutti bisogno, come disse qui il Papa Paolo VI, di tornare a Nazaret, per contemplare sempre di nuovo il silenzio e l’amore della Sacra Famiglia, modello di ogni vita familiare cristiana. Qui, sull’esempio di Maria, di Giuseppe e di Gesù, possiamo giungere ad apprezzare ancor di più la santità della famiglia, che, nel piano di Dio, si basa sulla fedeltà per la vita intera di un uomo e di una donna, consacrata dal patto coniugale ed aperta al dono di Dio di nuove vite. Quanto hanno bisogno gli uomini e le donne del nostro tempo di riappropriarsi di questa verità fondamentale, che è alla base della società, e quanto importante è la testimonianza di coppie sposate in ordine alla formazione di coscienze mature e alla costruzione della civiltà dell’amore!».
Un passaggio molto toccante (e applaudito da numerosi fedeli) dell’omelia del Santo Padre è stato quello dedicato al ruolo e ai carismi della donna nella famiglia e nella società. Un ruolo che deve essere ad immagine della Vergine. «Mentre riflettiamo su tali realtà in questa che è la città dell’Annunciazione, il nostro pensiero si volge naturalmente a Maria, "piena di grazia", la Madre della Santa Famiglia e nostra Madre. Nazareth ci ricorda il dovere di riconoscere e rispettare dignità e missione concesse da Dio alle donne, come pure i loro particolari carismi e talenti. Sia come madri di famiglia, come una vitale presenza nella forza lavoro e nelle istituzioni della società, sia nella particolare chiamata a seguire il Signore mediante i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, le donne hanno un ruolo indispensabile nel creare quella "ecologia umana" (cfr Centesimus annus, 39) di cui il mondo, e anche questa terra, hanno così urgente bisogno: un ambiente in cui i bambini imparino ad amare e ad apprezzare gli altri, ad essere onesti e rispettosi verso tutti, a praticare le virtù della misericordia e del perdono».
Ma Nazaret, ha concluso il Santo Padre, è anche il luogo dove Maria e Giuseppe hanno cresciuto Gesù «in sapienza e conoscenza, sino al giorno in cui iniziò il ministero pubblico». Di qui l’esortazione ai più piccoli e al tema dell’educazione. Di qui la gratitudine e la lode per tutti coloro che si adoperano nel trasmettere l’amore ai più piccoli e li educano nella pace e nel rispetto reciproco. «Penso in modo speciale agli sforzi delle Chiese locali, particolarmente nelle loro scuole e nelle istituzioni caritative, per abbattere i muri e per essere fertile terreno d’incontro, di dialogo, di riconciliazione e di solidarietà».
Subito dopo l’omelia del Santo Padre ha preso la parola anche il Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, che, parlando in ebraico, ha ringraziato il Papa per la sua presenza e le sue parole. «Tutti dobbiamo tornare a Nazaret – ha detto il Custode – per santificare le nostre famiglie, per guardare a Maria come modello di santità e di amore. Questa città ha una vocazione speciale per tutti: quella di insegnare a costruire legami d’amore e di pace all’interno della famiglia umana e tra le religioni. Che Maria ci aiuti a cogliere il dono della pace».
Al termine della celebrazione il Papa ha benedetto la prima pietra del Centro internazionale per la famiglia, voluto da Giovanni Paolo II e reso possibile dal dono di un milione di euro da parte della Conferenza episcopale tedesca per espresso desiderio di Benedetto XVI. Il Centro verrà realizzato dalla Custodia di Terra Santa e sarà al servizio di tutte le famiglie di Nazaret. Tra le altre realtà tenute a battesimo da Benedetto XVI in questo viaggio a Nazaret, anche la costruzione di una nuova scuola salesiana, di una scuola del patriarcato latino e della nuova università Mar Elias, che si propone di diventare l’università cattolica della Galilea.
Qualche difficoltà hanno poi incontrato i fedeli e i pellegrini per lasciare il luogo della celebrazione. la grande massa di persone che si è riversata sulle strade ha mandato per un paio d’ore in tilt la viabilità della città e delle strade che dalla Galilea portano verso Gerusalemme.