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Obama e Abu Mazen: rispettare la road map

29/05/2009  |  Washington
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Obama e Abu Mazen: rispettare la<i> road map</i>
Barack Obama (a destra) a colloquio con il presidente palestinese Mahmoud Abbas nello Studio ovale della Casa Bianca il 28 maggio 2009. (foto: White House/Pete Souza)

Il 28 maggio alla Casa Bianca. Barack Obama e i suoi più stretti collaboratori che seguono il dossier Medio Oriente hanno incontrato una piccola delegazione palestinese guidata dal presidente Mahmoud Abbas. Al suo ospite Obama ha spiegato di credere profondamente nella soluzione dei due Stati per due popoli (israeliano e palestinese). Abu Mazen s'è detto d'accordo e ha ribadito l'impegno dei palestinesi a rispettare gli impegni assunti nella road map. Obama ha chiesto ai palestinesi di rafforzare la sicurezza in Cisgiordania e di contenere fino a smorzarli i sentimenti anti israeliani, spesso alimentati nelle scuole, nelle moschee e nelle piazze. Poi il presidente statunitense ha riconfermato che intende dar impulso al processo di pace in Medio Oriente.


(g.s.) – Pomeriggio del 28 maggio alla Casa Bianca. Barack Obama e i suoi più stretti collaboratori che seguono il dossier Medio Oriente incontrano una piccola delegazione palestinese guidata dal presidente Mahmoud Abbas (anche detto Abu Mazen).

Nella conferenza stampa che fa seguito all’incontro Obama spiega di credere profondamente nella soluzione dei due Stati per due popoli (israeliano e palestinese) e di aver apprezzato che anche Abu Mazen sia dello stesso avviso. Ribadisce di aver fatto presente la stessa cosa al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu invitandolo a riflettere sul fatto che quanto previsto dalla road map (la tabella di marcia per la pace delineata nel 2002) risponde anche agli interessi di Israele che è quindi chiamata a rispettare gli impegni presi all’epoca, primo fra tutti quello di bloccare gli insediamenti israeliani nei Territori occupati palestinesi (ma, benché il governo israeliano stia facendo smantellare alcuni avamposti di coloni, Netanyahu proprio nei giorni scorsi, dopo l’incontro con Obama, ha dichiarato che non ci sarà alcuno stop all’espansione degli insediamenti esistenti).

«Da parte palestinese», dice Obama, «è importante e necessario continuare a rafforzare la sicurezza in Cisgiordania, come il presidente Abbas ha già cominciato a fare, lavorando con il generale Dayton (il generale statunitense Keith W. Dayton collabora da alcuni anni con il presidente palestinese all’addestramento delle forze di sicurezza palestinesi – ndr). Abbiamo visto grandi progressi in termini di sicurezza in Cisgiordania. Bisogna continuare così perché Israele deve poter confidare che in Cisgiordania c’è sicurezza se vogliamo far passi avanti nel processo di pace. Ho anche ricordato al presidente Abbas, in un franco scambio di vedute, che è molto importante continuare a ridurre l’incitamento ai sentimenti anti israeliani, incitamento che è talvolta espresso nelle scuole, nelle moschee e nelle piazze. Cose simili sono impedimenti alla pace».

Ultimo punto rammentato da Obama al suo ospite è l’importanza che la comunità internazionale e specialmente i Paesi arabi diano sostegno alla soluzione dei due Stati.

Abu Mazen, da parte sua, conferma al presidente statunitense che i palestinesi si impegnano a rispettare «gli obblighi assunti nella road map dalla A alla Z» e osserva che se gli israeliani si ritirassero da tutti i territori palestinesi, siriani e libanesi occupati nel corso delle guerre degli ultimi decenni, i Paesi arabi sarebbero pronti ad avere relazioni positive con Israele (espressa così la condizione non ha possibilità d’essere accolta dagli israeliani).

Riprendendo la parola per rispondere alle domande dei giornalisti, il presidente Obama conferma la determinazione del governo Usa a vedere presto risultati sul terreno, senza attendere la fine del suo primo o secondo mandato presidenziale: «Ho fiducia che se Israele guarderà le cose con una prospettiva a lungo termine e considererà i suoi interessi strategici di lungo termine potrà riconoscere che la soluzione dei due Stati è nell’interesse del popolo israeliano quanto di quello palestinese». Infine Obama si complimenta con il collega palestinese per la sua fermezza nel pretendere che nei negoziati in corso tra le forze politiche palestinesi per ricomporre l’unità nazionale anche Hamas si impegni ad accettare i princìpi posti dal Quartetto, tra cui il riconoscimento di Israele e la rinuncia alla lotta armata.

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