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Le prime parole del Papa nella città del Natale

13/05/2009  |  Betlemme
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È un appello ai giovani perché possano essere costruttori di pace il primo saluto di Papa Benedetto XVI a Betlemme. Nella cerimonia di benvenuto al Palazzo presidenziale il Pontefice si è rivolto a loro: «Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo». Il Papa ha avuto anche parole di speranza e vicinanza per quanti hanno sofferto e continuano a soffrire a causa della perdita di persone care e delle proprie case. Un pensiero per i palestinesi di Gaza.


È un appello ai giovani perché possano essere costruttori di pace il primo saluto di Papa Benedetto XVI a Betlemme. Nella cerimonia di benvenuto al Palazzo presidenziale il Pontefice si è rivolto a loro: «Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo». Li ha esortati affinché la loro determinazione a costruire la pace li «riempia di un profondo desiderio di offrire un durevole contributo per il futuro della Palestina, così che essa possa avere il suo giusto posto nello scenario del mondo», accantonando qualsiasi rancore e contrasto che si frapponga alla via delle riconciliazione.

Papa Ratzinger ha ringraziato il presidente Abu Mazen per avergli offerto la possibilità di fare visita al popolo palestinese nel luogo dove Gesù è nato. «Senza una visita a Betlemme – ha detto – il mio pellegrinaggio nelle terra della Bibbia non sarebbe stato completo». Il Papa ha avuto parole di speranza e vicinanza, soprattutto nella preghiera, nei confronti di quanti hanno sofferto e continuano a soffrire a causa della perdita di persone care e delle proprie case. Rivolge un pensiero in modo particolare ai palestinesi di Gaza, dei quali una piccolissima delegazione (dei 250 previsti ne sono riusciti ad arrivare solo 48) è presente alla Messa che è stata celebrata poco dopo nella piazza della Mangiatoia. Prega perché la ricostruzione avvenga in tempi rapidi, così da creare condizioni che favoriscano stabilità e benessere, soprattutto per i giovani. Fa riferimento anche alla visita che farà nel pomeriggio al campo profughi di Aida ed esprime solidarietà a quanti hanno perduto così tanto: «Io prendo con me tutti voi nelle mie preghiere quotidiane, ed imploro ardentemente l’Eccelso per la pace, una pace giusta e durevole, nei Territori Palestinesi e in tutta la regione».

Nell’invocare questa pace giusta e durevole il Santo padre incoraggia tutti a non smettere di sperare nella creazione di un vero Stato Palestinese «entro confini internazionalmente riconosciuti». Citando Giovanni Paolo II e il messaggio per la giornata mondiale della pace 2002, e ribadendo che non c’è pace senza giustizia né giustizia senza pace, auspica una soluzione che tenga conto delle legittime aspirazioni di Palestinesi e Israeliani. Per l’intero Medio Oriente, inoltre, chiede ai capi dei popoli che riprendano a operare per una pacifica coesistenza, che si può realizzare solo «con uno spirito di cooperazione e mutuo rispetto, in cui i diritti e la dignità di tutti siano riconosciuti e rispettati».

Un appello, infine, affinché non siano più così gravi i problemi legati alla sicurezza, per permettere una «maggiore libertà di movimento, con speciale riguardo per i contatti tra familiari e per l’accesso ai luoghi santi. I Palestinesi, così come ogni altro popolo, hanno un naturale diritto a sposarsi, a formarsi una famiglia e avere accesso al lavoro, all’educazione e all’assistenza sanitaria».

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