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I cattolici di Gerusalemme si mobilitano per il Papa

Giuseppe Caffulli, inviato
10 maggio 2009
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I cattolici di Gerusalemme si mobilitano per il Papa
Una celebrazione liturgica nella parrocchia di San Salvatore, a Gerusalemme. (foto E. Bermejo)

I cristiani di Gerusalemme vivono una vigilia speciale. Tra poche ore, lunedì mattina, arriverà il Papa. I segni di un'attesa che si sta facendo febbrile stanno iniziando a comparire per le strade della città: gran pavese di bandiere, fioriere, manifesti di benvenuto, stendardi issati fin sulla cima dei campanili. Ma soprattutto l'emozione per un evento che proietterà la comunità cristiana della città vecchia sulle pagine e nelle cronache dei giornali di tutto il mondo.


Gerusalemme si sveglia ogni sabato mattina ancora sonnacchiosa. Il traffico inesistente, i negozi chiusi… Dalle sinagoghe sparse nella città nuova, sia nelle piccole che nelle grandi, si levano canti sinagogali. Avvolti dal mantello della preghiera, uomini maturi con barbe fluenti e ragazzi ancora imberbi si recano con passo svelto al muro del Tempio. Intere famiglie sono a passeggio nei parchi cittadini fin dalle prime ore del mattino.

Per i cristiani di Gerusalemme questo sabato inaugura una vigilia speciale. Tra poche ore, lunedì mattina, arriverà il Papa. I segni di un’attesa che si sta facendo febbrile stanno iniziando a comparire per le strade della città: gran pavese di bandiere, fioriere, manifesti di benvenuto, stendardi issati fin sulla cima dei campanili. Ma soprattutto l’emozione per un evento che proietterà la comunità cristiana della città vecchia sulle pagine e nelle cronache dei giornali di tutto il mondo.

Ne è pienamente cosciente padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terra Santa, parroco di San Salvatore, la parrocchia di rito latino di Gerusalemme, pastore della più numerosa comunità cristiana della città vecchia. «Il Papa viene tra noi per offrirci una parola di sostegno e di conforto, un messaggio in grado di aiutarci in questa situazione difficile in cui viviamo». Mentre parla, padre Ibrahim guarda con la coda dell’occhio il gruppo liturgico che sta facendo le ultime prove per la Messa che il Papa celebrerà a Gerusalemme, nella valle ai piedi del Giardino del Getsemani, martedì prossimo 12 maggio. In questa porzione di Orto degli Ulivi che si stende nella valle del Cedron solo due settimane fa non c’era nulla. In pochi giorni sono stati rifatti i terrazzamenti degli ulivi, portata l’acqua e costruiti servizi igienici per la gran massa di fedeli che si recherà alla celebrazione. Sono attesi circa 6 mila cristiani locali. Ai lati dei grande palco allestito per la Messa del Papa, due maxi-schermi rilanceranno le immagini dell’evento.

La situazione della comunità cristiana di Gerusalemme, oggi, è segnata da diversi problemi.: disoccupazione, difficoltà nel reperire abitazioni adeguate… Il muro ha poi contribuito a separare le famiglie dai loro contesti di provenienza e reso quasi impossibili le relazioni con i parenti nei Territori palestinesi. La parrocchia, in questo conteso sociale, è il primo punto di riferimento.

Una Chiesa e una comunità certamente sofferente, ma per nulla in disarmo. «Ci danno spesso per morti, ma siamo una comunità viva, vivace e desiderosa di guardare al futuro». La risposta polemica di padre Ibrahim si riferisce ad un articolo apparso venerdì sull’inserto culturale del Jerusalem Post (InJerusalem), nel quale venivano date cifre della presenza cristiana in città vecchia ritenute dal parroco di Salvatore «approssimative». «Solo 4.500 i cattolici? Ma vengano a vedere, ci chiedano i registri della parrocchia. Solo noi cattolici latini siamo 6 mila. Credo che i cristiani di Gerusalemme non siano meno di 10 mila».

«Dicono che stiamo per sparire – osserva il parroco -, ma lo vedete anche qui: i nostri ragazzi e le nostre famiglie si sono impegnati in prima persona per i preparativi e per il servizio liturgico. Duecento scout cureranno poi il servizio d’ordine interno. Ci auguriamo solo che la sicurezza israeliana, che dal primo pomeriggio dovrebbe chiudere l’area, non crei difficoltà. Per il resto restiamo in fiduciosa attesa d’incontrare Benedetto XVI. Qui, ai piedi del Getsemani, guardando anche noi Gerusalemme come Gesù nel momento della prova, vogliamo ribadire davanti al Santo Padre che la nostra comunità cristiana vuole continuare a testimoniare la buona notizia della resurrezione di Cristo dalla morte proprio nel luogo dove ciò è avvenuto».

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