Se c'è un giorno in cui il traffico è caotico ad Amman questo è oggi. È giovedì ed inizia il week end «alla musulmana» del Paese giordano: scuole e uffici rimangono chiusi di venerdì, giorno della preghiera islamica, e sabato. Si fa la spesa, i giovani stanno fuori fino a tardi per incontrarsi e divertirsi. Molti lasciano la capitale per passare il week end fuori città. Per i cristiani, in via del tutto eccezionale, oggi inizia il grande ponte del viaggio del Papa: studenti e lavoratori cristiani hanno ricevuto dal governo l'autorizzazione a rimanere a casa anche domenica (di solito lavorativa) così da seguire con calma la Messa presieduta da Benedetto XVI nello stadio cittadino.
Se c’è un giorno in cui il traffico è caotico ad Amman questo è oggi. È giovedì ed inizia il week end «alla musulmana» del Paese giordano: scuole e uffici rimangono chiusi di venerdì, giorno della preghiera islamica, e sabato. Si fa la spesa, i giovani stanno fuori fino a tardi per incontrarsi e divertirsi. Molti lasciano la capitale per passare il week end fuori città. E per i cristiani, in via del tutto eccezionale, oggi inizia il grande ponte del viaggio del Papa; occasione in cui speravano le autorità ecclesiali e tutta la Chiesa del regno ashemita. Studenti e lavoratori cristiani cioè, hanno ricevuto dal governo l’autorizzazione a rimanere a casa anche domenica (di solito lavorativa) e potranno così seguire con calma la Messa presieduta da Benedetto XVI nello stadio cittadino.
Girando per i grandi viali di Amman spuntano le bandiere giordana e vaticana; su alcuni edifici pubblici campeggiano grandi manifesti di re Abdallah e di Papa Benedetto. Circolando per le vie si nota una città tirata a lucido per la visita di un ospite importante e del suo seguito di giornalisti (1.400 quelli accreditati dall’ufficio stampa, anche se mentre scrivo la sala stampa non ne conta più di dieci al lavoro). Sui viali principali le aiuole sono rimesse a punto dai giardinieri, squadre di pittori dipingono i marciapiedi. Alla moschea ashemita in cui andrà il Papa sabato, alcuni operai martedì stavano finendo di sistemare la pavimentazione del marciapiede esterno. Gli ultimi spilli fissati con cura, perché tutto sia in ordine per i tre giorni della visita. Oggi il Jordan Times, quotidiano locale di lingua inglese, ha pubblicato un articolo sulla conferenza stampa di annuncio della visita del Papa tenuta ieri dai vescovi latino, Salim Sayegh, e melchita, monsignor Yaser Al-Ayyash, della Chiesa cattolica giordana.
In particolare, il Jordan Times ha ripreso le parole del vescovo Sayegh: «I musulmani sono nostri fratelli e desideriamo davvero che partecipino all’accoglienza del Papa in Giordania. Non vogliamo che siano ai margini di questo importante evento». L’invito e la mano tesa del vescovo si comprende fino in fondo se si pensa alla posizione di una frangia della società musulmana di Giordania. La componente giordana del movimento dei Fratelli Musulmani ha infatti chiesto al Papa di fare ammenda per quanto pronunciato nel 2006 a Ratisbona. Espressioni che, secondo il movimento, furono «contro l’islam e il profeta Maometto». Non così la gente comune: negozianti e tassisti, anche musulmani, sanno che il Papa sta per arrivare e hanno un atteggiamento di simpatia.
I cristiani, poi, si sentono rafforzati: questa mattina ho fatto colazione in una bottega musulmana. Caffè e omelette (per evitare l’hummus, full e falafel, più impegnativi alle 8 del mattino). Un signore al tavolo vicino mi invita a sedere con lui. Si chiama Adel, è un giardiniere. Quando capisce che sono italiano mi fa vedere un tatuaggio che ha sul polso, una piccola croce. È egiziano copto, mi dice, ma è felice che il Papa venga in Giordania. E per farmi capire in cosa crede si fa il segno della croce.