Cronaca della sosta di Benedetto XVI sulle rive del fiume Giordano, dove domenica 10 maggio ha benedetto le prime pietre di due chiese cattoliche, una per i fedeli di rito latino e una per i melchiti. Il Papa arriva puntuale, con una carovana di dieci auto elettrice, ospite della prima vettura a fianco di re Abdallah. Il Papa domanda e ascolta, e re Abdallah scende dalla vettura per permettergli una visione migliore del fiume; poi via verso la spianata dove il Papa benedice l'acqua, i fedeli e le prime pietre. Dopo il discorso i fedeli rinnovano le promesse battesimali. Poi di nuovo in marcia.
In questi giorni i campi sulle colline intorno ad Amman sono verdi di grano. Ma se si esce un po’ verso Ovest, il paesaggio cambia: inizia la roccia, si moltiplicano gli accampamenti dei beduini e i pastori con le greggi; arriva presto la terra aspra di memoria biblica, che accomuna Giordania e Giudea, e che fu il teatro storico di gran parte della vita pubblica di Gesù Cristo. Per raggiungere il sito del battesimo di Gesù, Betania oltre il Giordano, da Amman occorre puntare proprio a ovest e fare un’immersione: in meno di un’ora di automobile, infatti, si scende da 800 metri di altitudine ai meno trecento metri della conca soffocante delle vicinanze del Mar Morto, dove è situata Betania.
Arrivati in prossimità del fiume, si abbandona la strada asfaltata per una stretta pista sterrata. E anche il pullman del press coverage, con cui noi giornalisti siamo trasportati e che marcia, di solito, su una corsia preferenziale, deve mettersi pazientemente in fila. Davanti, la carovana di pullman e automobili che si snoda solleva una nube di polvere. Anche oggi, come sempre in questi giorni, siamo nelle mani di un meticoloso servizio di sicurezza: il parcheggio dove si fermano i pullman dista alcuni chilometri dal fiume. I fedeli devono scendere e aspettare l’arrivo di navette che li trasportino a piccoli gruppi ad un altro punto più vicino. Qui tutti vengono perquisiti: una tenda per le donne e una per gli uomini. Sulle colline tutt’intorno – di una desolazione lunare – gli uomini nella divisa nera dei corpi speciali sorvegliano. Perquisiti, si prosegue a piedi fino alla grande spianata dell’incontro, che si affaccia su un piccolo affluente del Giordano, nel sito Wadi Kharrar. Non più largo di dieci metri ma abbastanza profondo, il corso d’acqua si snoda come un nastro tra canneti e una folta macchia di tamerici.
Evidenze archeologiche (i resti di una chiesa del quarto secolo e la memoria scritta dei primi pellegrini) dimostrano con ragionevole certezza che proprio questo è il luogo scelto da Giovanni Battista per invitare alla conversione, due millenni orsono. Qui Cristo si mise in fila con i peccatori, venne battezzato da Giovanni e Dio Padre lo indicò come il suo figlio prediletto. Qui – secondo l’evangelista Giovanni – Cristo chiamò i primi discepoli: tra cui Simone a cui qui diede il nome di Pietro. Il cui successore, da un momento all’altro, sta per arrivare.
Il palco è sobrio: un grande crocifisso da una parte e un cero pasquale dall’altra. E in un angolo le prime pietre delle due chiese, una latina e una melchita, che sorgeranno proprio qui dove i fedeli stanno aspettando il Pontefice. Di fronte al palco, in ordine rigoroso, 500 poltrone rosse con la scritta in arabo: «riservato»; sono per le personalità, come il principe Ghazi (colui che ha donato il terreno su cui sorgeranno le nuove chiese, che ieri ha accolto il Papa nella moschea ashemita di Amman e che si fermerà, questa sera, fino alla fine della celebrazione); ma anche e soprattutto per i cristiani locali, che non possono credere ai loro occhi nel vedere un Papa in Giordania; ed è giusto che se lo gustino a distanza ravvicinata. Dietro, uno spiazzo che si riempie con il passare delle ore di alcune migliaia di persone: le bandiere che sventolano sono libanesi, italiane, tedesche, spagnole.
Il Papa arriva puntuale, con una carovana di dieci auto elettrice, ospite della prima vettura a fianco di re Abdallah. Percorrono il sentiero che costeggia il wadi, sotto l’ombra delle tamerici. Le auto si fermano per una lunga sosta nel sito indicato come quello del battesimo del Signore: il Papa domanda e ascolta, e re Abdallah scende dalla vettura per permettergli una visione migliore del fiume; poi via verso la spianata.
La cerimonia si svolge in un clima gioioso e semplicissimo: il vescovo latino Salim Sayegh, ricorda a tutti l’importanza del luogo, a partire dalla Sacre Scritture. Il Papa benedice l’acqua e con una croce benedice i fedeli. Si intonano i meravigliosi canti della tradizione orientale. Fa caldo ma c’è vento. Visto che si benedicono le prime pietre di due nuove chiese il discorso del Pontefice è tutto sulla Chiesa e sul battesimo: «La prima pietra di una Chiesa è simbolo di Cristo -spiega -. La Chiesa poggia su Cristo, è sostenuta da Lui e non può essere da Lui separata. Egli è l’unico fondamento di ogni comunità cristiana, la pietra viva (…). Con Lui anche noi siamo pietre vive costruite come edificio spirituale, luogo di dimora per Dio (…). Possa il Giordano sempre ricordarvi che siete stati lavati nelle acque del battesimo e siete divenuti membri della famiglia di Gesù».
Dopo la benedizione delle prime pietre si rinnovano le promesse battesimali. Il Papa si congeda. Il suo seguito rapidamente abbandona il campo per evitare di rimanere bloccato nello stretto imbuto della strada sterrata, dove invece purtroppo rimarremo a lungo fermi noi. Molti fedeli corrono sul palco: chi ad attingere dal vaso dell’acqua benedetta dal Papa, chi per sedersi sulla poltrona appena lasciata libera dal Pontefice, e vedere l’effetto che fa; chi per respirare ancora in qualche modo della presenza del successore di Pietro, e tenersi il ricordo stretto, per gli anni a venire. La gente sfolla, ma ancora al tramonto una lunghissima fila ordinata di pellegrini che ha voluto visitare il fiume, risale la conca per tornare ai pullman. Gli ultimi ad andarsene sono i militari in divisa mimetica marrone e verde che hanno finito di faticare, almeno per oggi.