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Operazione Piombo fuso. Tsahal si autoassolve

23/04/2009  |  Milano
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Operazione Piombo fuso. Tsahal si autoassolve
Soldato israeliano in un edificio danneggiato dalle bombe nella Striscia di Gaza. (foto Idf)

I portavoce delle forze armate israeliane (Tsahal) hanno reso note ieri, 22 aprile, le risultanze dei lavori di cinque commissioni interne di inchiesta incaricate di analizzare i comportamenti delle truppe durante l'operazione Piombo fuso scatenata nella Striscia di Gaza tra il 27 dicembre 2008 e il 19 gennaio 2009. Le commissioni hanno sostanzialmente ribadito che «l'esercito ha operato secondo i valori morali e le leggi internazionali di guerra».Anche l'Onu ha avviato proprie istruttorie sulle violazioni al diritto umanitario internazionale commesse nella Striscia di Gaza.


(g.s.) – I portavoce delle forze armate israeliane (Tsahal) hanno reso note ieri, 22 aprile, le risultanze dei lavori di cinque commissioni interne di inchiesta incaricate di analizzare i comportamenti delle truppe durante l’operazione Piombo fuso scatenata nella Striscia di Gaza tra il 27 dicembre 2008 e il 19 gennaio 2009.

Ogni commissione di esperti doveva rispondere a una domanda precisa. Cinque le questioni sottoposte a verifica: il bombardamento di edifici che a Gaza ospitano uffici delle Nazioni Unite; i colpi d’artiglieria e d’arma da fuoco contro strutture, veicoli e personale medico e paramedico; l’aver preso di mira civili non combattenti; l’impiego di ordigni al fosforo; i danneggiamenti e la distruzione di edifici da parte delle truppe di terra.

Dopo aver esaminato i reclami presentati al governo e all’esercito e interrogato ufficiali e soldati che hanno preso parte all’operazione militare, le commissioni hanno sostanzialmente ribadito quanto le autorità militari hanno sostenuto sin dall’inizio e cioè che «l’esercito ha operato secondo i valori morali e le leggi internazionali di guerra, ha addestrato i suoi ranghi ad agire in ossequio ai valori e alle norme che vincolano l’esercito e ha messo in atto un enorme sforzo per prendere di mira solo i terroristi, facendo tutto il possibile per evitare di colpire civili non coinvolti». Le forze di difesa israeliane, secondo le commissioni, hanno utilizzato il più possibile armi atte a causare ai civili il minimo dei danni. Varie testimonianze raccolte fra i medici palestinesi di Gaza durante e dopo l’operazione militare riferiscono però di ferite gravi e mutilazioni prodotte da bombe apparentemente mai impiegate prima in quel teatro di guerra. A ciò si aggiunge l’utilizzo di ordigni al fosforo su aree densamente abitate, condotta non prevista dalle norme internazionali e attribuita dai vertici di Tsahal a errori di comunicazione nella catena di comando.

L’esercito israeliano ribalta nuovamente le responsabilità sul movimento islamista palestinese di Hamas, che controlla la Striscia e ha deliberatamente scelto di non combattere in campo aperto, bensì nascondendosi tra la popolazione inerme e annidandosi in edifici ad uso civile. Secondo le fonti ufficiali i militari israeliani hanno cercato di risparmiare i civili anche facendo ricorso a messaggi radiofonici, avvertimenti per telefono a più di 165 mila residenti a Gaza e 2 milioni e 250 mila volantini lanciati dagli aerei.

Nel commentare gli esiti delle indagini, il vice capo di stato maggiore della Difesa, generale Dan Harel, ha ammesso che alcuni «infortuni» nella conduzione delle operazioni hanno causato la morte di civili palestinesi, aggiungendo che da ciò si sono già apprese lezioni utili per il futuro. 

Un’altra indagine dello stato maggiore israeliano resta comunque in corso e dovrebbe concludersi entro giugno. Anche l’Onu, come richiesto da più parti, ha avviato proprie istruttorie su tutte le violazioni commesse nella Striscia contro il diritto umanitario internazionale. Il compito è stato affidato al giudice sudafricano Richard Goldstone, ma non è ancora dato sapere quanta collaborazione il magistrato e il suo gruppo di lavoro riceveranno dalle parti in causa.

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