Muski ponte di cultura
«Il Creatore (che sia esaltato!) è il migliore dei donatori. Ora il migliore dei donatori è colui che dona la migliore essenza, e la migliore essenza è l’essenza del Creatore. Era dunque necessario che il Creatore donasse la sua essenza. Ciò è avvenuto con la sua unione con noi». È un sillogismo di un teologo della Chiesa giacobita dell’Iraq del decimo secolo, ripreso da un pensatore copto egiziano di tre secoli posteriore, che cita questo passaggio per rispondere alle obiezioni dei musulmani sull’Incarnazione.
Alla maggior parte di noi, anche di esperti di teologia, sfugge l’esistenza della vasta produzione di opere di teologia, storia, di commentari sulla Sacra Scrittura, di testi liturgici e spirituali in lingua araba fioriti in Medio Oriente. È una letteratura che prende avvio nell’ottavo secolo e raggiungere il suo apice in Egitto, tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo. Naturalmente è debitrice della tradizione culturale cristiana precedente all’avvento dell’i slam nella regione. Forse in quel linguaggio potremmo trovare anche spunti per affrontare con maggiore consapevolezza l’incontro e talvolta scontro con il mondo musulmano che tanto preoccupa molti ambienti della cultura occidentale.
A questa esigenza andò incontro più di cinquant’anni fa la Custodia di Terra Santa che, nel 1954, inaugurò al Cairo il Centro francescano di studi orientali cristiani del Muski, nome del quartiere dove ha sede. Dopo gli inizi un po’ incerti, dovuti a un programma forse troppo vasto, padre Gabriele Giamberardini (scomparso nel 1978) ne precisò gli obiettivi. Sul versante storico si intendeva continuare l’opera di padre Girolamo Golubovich (1865-1941), autore della monumentale Biblioteca bio-bibliografia della Terra Santa e dell’Oriente francescano, ma l’intento principale era di dare impulso agli studi sulle comunità cristiane mediorientali.
Giamberardini, direttore del Centro dal 1958 al 1968, infatti, durante il suo mandato cercò di riunire al Muski (il Centro è conosciuto con questo nome) specialisti per ogni comunità cristiana d’Oriente. Il progetto riuscì solo in parte ma i risultati, facendo un bilancio dell’attività di ricerca e di pubblicazione, sono più che soddisfacenti, se si tiene conto della ristrettezza di fondi e di personale con cui hanno da sempre fatto i conti i frati di «Via Bendaka». Negli anni delle guerre del ’67 e del Libano la produzione di studi subì un notevole calo, per riprendersi negli anni Ottanta. Gli studi della comunità di frati che lavorano al Centro e quelli dei loro collaboratori sono pubblicati nel periodico annuale Studia Orientalia Christiana Collectanea (Soc Collectanea) e nella serie Soc Monografie.
All’inizio il nucleo principale della biblioteca fu costituito con libri provenienti da vari conventi della Custodia di Terra Santa. Accanto alle sezioni di teologia, storia, geografia e arte si svilupparono gradualmente quella riguardante il patrimonio culturale delle comunità cristiane orientali e la sezione riservata alle opere di religione e di cultura in generale cristiane scritte in lingua araba. Oggi la biblioteca del Muski, unica nel suo genere, raccoglie più di cinquantamila volumi oltre a una considerevole collezione di riviste e di manoscritti arabo-cristiani, occidentali e islamici. In un mondo ormai globalizzato, i rapporti culturali costituiscono ancora uno dei migliori mezzi per costruire e gettare ponti al di là di ogni divisione e differenza.