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Montefalco. Accoglienza e discernimento

Giuseppe Caffulli
7 aprile 2009
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Montefalco. Accoglienza e discernimento
Una veduta del convento francescano di San Fortunato, a Montefalco (Perugia).

Nella quiete dell'Umbria francescana è stata aperta dalla Custodia di Terra Santa una casa dedicata all'animazione e alla formazione vocazionale.


Dall’uliveto dell’antico convento francescano di San Fortunato si gode una vista tutta speciale: di fronte l’antico borgo di Montefalco, a lato le pendici del Subasio ancora incipriate di neve in queste giornate di fine inverno. Non lontano Bevagna e più in là la piana che da Foligno porta ad Assisi. Siamo nel cuore dell’Umbria francescana, sulle strade che il santo di Assisi percorse durante la sua vita terrena.

Dal luglio scorso, in virtù di un accordo tra la Provincia dei frati minori dell’Umbria e la Custodia, il convento di San Fortunato ospita la casa di formazione e animazione vocazionale della Terra Santa. Responsabile di questa nuova realtà è padre Bruno Varriano, al quale abbiamo chiesto di raccontarci questi primi mesi di esperienza.

«L’idea – spiega – era quella di avere una casa di formazione in un luogo adatto, inserita in una fraternità impegnata nel particolare servizio dell’accoglienza e del discernimento. Qui accogliamo  i giovani che desiderano avere un primo approccio con la vita francescana e con la realtà della Custodia di Terra Santa. La casa è stata aperta nel luglio 2008, anche se poi i ragazzi sono arrivati fisicamente da ottobre. Attualmente abbiamo due postulanti e undici aspiranti. Ci sono italiani, libanesi, israeliani, messicani, statunitensi, brasiliani… Sono passati ragazzi dalla Francia, dal Canada… Insomma: abbiamo uno sguardo che abbraccia tutto il mondo».

A Montefalco i giovani vengono essenzialmente per sperimentare se la vita francescana è davvero l’avventura che desiderano vivere. «Per offrire ai nostri aspiranti e postulanti un cammino il più possibile proficuo, la metodologia utilizzata è quella dell’accompagnamento personalizzato, basato sul colloquio individuale a cadenze regolari. Poi viene molto curato l’accompagnamento nella crescita della propria fede e la verifica delle proprie motivazioni. Il nostro non è un cammino psicologico, perché questa non è una casa di terapia. Ma è un luogo dove si fa comunque un lavoro sulla propria persona e si va a fondo delle proprie motivazioni circa la scelta della vita religiosa. I ragazzi sono così sostenuti nella propria formazione in una fase che è bella ma anche faticosa. L’obiettivo è quello di arrivare a fare un vero discernimento della propria vocazione».

Nell’antico chiostro i ragazzi scherzano durante una pausa delle lezioni che quotidianamente scandiscono la vita della fraternità. «Ogni mattina ci sono incontri formativi di introduzione alla Bibbia, di liturgia, di francescanesimo… Per i non italiani si studia la lingua e la grammatica, indispensabile per il futuro corso di studi. Le storie personali sono molto interessanti: la forza d’attrazione della terra di Gesù è davvero inarrestabile. I candidati italiani per la maggior parte provengono dall’ambiente universitario, ma anche nostre realtà ecclesiali… C’è poi gente che ha conosciuto la Custodia e il suo servizio leggendo le riviste nelle varie edizioni linguistiche, oppure ragazzi che fanno pellegrinaggi vocazionali. La pluralità delle nostre storie compone il nostro volto di frati di Terra Santa».

Si sente spesso dire che i ragazzi d’oggi sono fragili, demotivati… Padre Bruno conosce bene, da formatore, questa problematica. «Certo, i ragazzi sono meno solidi di un tempo e difficili da motivare. Ma è una questione che interessa la nostra società tutta, che vive un vuoto di valori. Per questa ragione il linguaggio e la metodologia vanno cambiati e resi più aderenti ai tempi e alle esigenze dei giovani d’oggi. Qui a Montefalco, cerchiamo di valorizzare anche il lavoro manuale nell’orto, nel vigneto e nell’uliveto. Il lavoro come dimensione della vita quotidiana ha una grande importanza dal punto di vista pedagogico. Aiuta nella crescita integrale della persona e a vivere in maniera più profonda i ritmi della vita in fraternità».

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